I dem di Busto. «Il sindaco Antonelli al convegno di Fratelli d’Italia: irrispettoso»

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BUSTO ARSIZIO – Continua a far discutere il convegno sulla libertà di opinione organizzato da Fratelli d’Italia a Busto Arsizio. Ad sollevare di nuovo le polemiche è il Partito Democratico, il quale definisce, per voce del suo segretario cittadino, Paolo Pedotti, gravi le affermazioni di Checco Lattuada e inopportuna la presenza del sindaco e presidente della Provincia Emanuele Antonelli.

Ci dispiace – si legge nella nota dei dem – constatare che a tale evento abbia preso parte anche il sindaco di Busto e presidente della provincia di Varese Emanuele Antonelli. Riteniamo che la sua presenza sia stata del tutto irrispettosa del ruolo che è chiamato a ricoprire in quanto istituzione della Repubblica Italiana. Ci saremmo aspettati da parte sua quanto meno una presa di distanza, se non una vera e propria condanna, rispetto a tali affermazioni. Come Partito Democratico, di stampo convintamente anti-fascista, non possiamo che vigilare e mostrare attenzione verso i tentativi di decontestualizzare il fascismo: è un’idea anacronistica e pericolosa alla quale una destra seria e moderna non dovrebbe mai prestarsi.

La nota del Pd bustocco

Apprendiamo dalla stampa che lo scorso sabato (23 novembre 2019) si è tenuto in Sala Tremogge ai Molini Marzoli un convegno contro i reati di opinione, organizzato dal partito di destra Fratelli d’Italia. Il dibattito in tema non è certo una novità e qualunque iniziativa di stampo culturale in materia non può che essere ben accetta entro i limiti e le forme dell’ordinamento repubblicano. Tuttavia, riteniamo che certe affermazioni, rilasciate da uno dei principali organizzatori, ovvero dal coordinatore cittadino di FdI Lattuada, siano molto gravi e che la presenza del Sindaco Emanuele Antonelli doveva essere evitata.

Quando il coordinatore di FdI Lattuada racconta testualmente in un’intervista a Malpensa24 «si deve essere liberi di poter dire “sono fascista”, e di esprimere un giudizio su un periodo storico, se questo non trascende in azioni violente e in organizzazioni», cerca di riabilitare un nome, un’etichetta e un concetto fortemente storico. Il legame tra fascismo e violenza è un legame insolubile, nella storia che è passata e in quella che verrà: una destra senza violenza non può chiamarsi “fascista”. Ne va del rispetto di tutti coloro che hanno subito l’epoca del Regime e di quanti hanno il diritto di poter definire fascista quel periodo e tutto ciò che ha significato per il paese.

Come se non bastasse, apprendiamo che l’onorevole Frassinetti (FdI) abbia espresso che le «disposizioni transitorie (tra cui il divieto di riorganizzazione del disciolto Partito Nazionale Fascista ndr) e che in quanto tali andrebbero riviste». Tale affermazione che rimarca la linea della destra “moderna” di Fratelli d’Italia non può che essere condannata. La Costituzione della Repubblica italiana prevede tale divieto non tanto per “perseguire delle idee” quanto per tutelare tutte quelle libertà che furono messe fuori legge dal Regime Fascista. Essere tolleranti nei confronti degli intolleranti non è accettabile e, anzi, rappresenta l’errore più drammatico compiuto dai partiti storici all’avvento del Movimento dei Fasci italiani di combattimento, il partito precursore del PNF, fondato esattamente 100 anni fa, che molti credevano di poter istituzionalizzare.

antonelli fratelli italia busto – MALPENSA24