All’asta l’ex centro profughi di Gallarate. In vendita a 600mila euro

gallarate centro accoglienza profughi

GALLARATE – «Ovunque andremo sarà meglio di qui». Furono emblematiche dell’incubo che vissero lì dentro le parole dei cinquanta migranti mentre salivano sul pullman e si allontanavano per sempre dal Centro di accoglienza straordinaria allestito nell’ex maglificio di via Ranchet a Gallarate. Era marzo 2018 e si stava per chiudere una delle peggiori gestioni dei richiedenti asilo in provincia di Varese. Ora le immagini di quel complesso industriale di Madonna in Campagna tornano in rete. Il capannone andrà infatti all’asta giudiziaria l’8 maggio in lotto unico per un importo base fissato dal tribunale di Busto Arsizio a 615mila euro. 

L’incubo dei profughi

L’immobile è oggi occupato da una società con un regolare contratto di affitto in scadenza il prossimo anno, stipulato nel 2019 in data antecedente il pignoramento o la sentenza di fallimento. Cinque anni fa fu oggetto anche di una parziale ristrutturazione, visto che le condizioni in cui erano costretti a vivere i profughi erano ben al di sotto della soglia della decenza. In attesa di espletare le procedure per il trasferimento, furono proprio loro a mostrare ai giornalisti le condizioni dei cameroni fatiscenti e gli ammassi di cibo buttati nella spazzatura. «C’erano quattro bagni per oltre cento persone», raccontarono per mostrare come vennero investiti i 35 euro a persona che la prefettura garantiva ogni giorno alla cooperativa Kb che, travolta dalle polemiche, decise di ritirarsi dalla gestione dei migranti.

Le rivolte in provincia 

Così come in altre città della provincia di Varese, per due anni l’ex maglificio di Madonna in Campagna venne trasformato dalla cooperativa in un redditizio business. Polveriere sociali: non si possono definire altrimenti i Centri di accoglienza straordinaria che Kb aprì in quegli anni anche a Busto Arsizio, Somma Lombardo e Samarate. 
A Gallarate la situazione era ogni giorno al limite dell’esplosività quando il Cas venne aperto in via Beccaria, di fronte alla stazione ferroviaria, aggiungendo insicurezza e degrado in un quartiere della città da sempre difficile. Il trasferimento dei richiedenti asilo in via Ranchet – avvenuto nel 2016 – non acquietò gli ospiti che in almeno due occasioni costrinsero le forze dell’ordine a intervenire.
Gli ospiti si contraddistinsero per episodi di violenza, per le rivolte contro i gestori, per faide interne tra diverse etnie. Più volte il clima si surriscaldò oltre il livello di guardia, come quando scoppiarono tafferugli tra richiedenti asilo del Gambia e del Niger. Un mese dopo ancora disordini, provocati dall’allontanamento di cinque stranieri che non gradirono la decisione presa dalla prefettura. 
Nemmeno a Samarate la loro permanenza fu sempre pacifica, rendendo più volte necessario l’intervento dei carabinieri. Si tratta però di un’oasi di pace se paragonata al Cas realizzato da Kb nel 2014 in via Briante a Somma Lombardo. Qui l’episodio più inquietante risale a sette anni fa, quando un 32enne originario del Burkina Faso – ribattezzato come il “Kabobo sommese” – non rispettò il coprifuoco e, armato di un piccone, fece disastri. Distrusse l’arredo urbano di Somma Bassa ma soprattutto sfondò il parabrezza di una macchina che stava transitando in quel momento. Bloccato provvidenzialmente dai carabinieri, venne ricoverato in ospedale psichiatrico. 

gallarate centro accoglienza profughi – MALPENSA24