A Palazzo Cicogna i segreti di Leonardo: Giuseppe Bossi e la copia del Cenacolo

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BUSTO ARSIZIO – «Non fu solo un pittore, ma anche un disegnatore, un poeta, un organizzatore e collezionista d’arte. Insomma, un polimate, un uomo del Rinascimento». A descrivere a Palazzo Cicogna ieri, giovedì 14 novembre, la figura di Giuseppe Bossi è stato Mario Valentino Guffanti, ricercatore dell’ente Raccolta Vinciana. L’incontro organizzato dallo studio legale A&A, che si è svolto alla presenza della vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli, ha ripercorso, con la visione di antichi testi, la vasta ricerca che l’artista bustocco eseguì su Leonardo da Vinci per poter riprodurre il suo Cenacolo.

L’uomo vitruviano

La serata si è aperta con l’uomo vitruviano. Come ha ricordato Guffanti, «Italia Nostra non voleva, in quanto patrimonio identitario, che fosse spostato da Venezia ed esposto a Parigi. Ma il Tar l’ha dichiarato bene pertinenziale, perché apparteneva a Giuseppe Bossi che l’aveva acquistato». L’opera, in cui Leonardo aveva cercato di modernizzare i canoni artistici del corpo umano, fu molto studiata dal pittore, che diventò anche segretario dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Il viceré Eugenio di Beauharnais gli commissionò una riproduzione dell’Ultima Cena, allo scopo di eternare il capolavoro trasferendolo poi in un mosaico di Giacomo Raffaelli.

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Non era stato concepito per durare

Per l’originale, che non era stato concepito con l’idea che durasse, era stata utilizzata la tecnica della tempera: «Già dopo qualche tempo iniziò ad ammalorarsi e, fino all’Ottocento, il restauro si basò sul ridipingere l’opera. Ormai non era più la scena in cui Leonardo aveva fotografato la drammaticità di un istante, quello seguente a quando Gesù profetizzò il suo tradimento. Bossi doveva rimpossessarsi di ciò che c’era sotto. Raccolse allora settanta testi che ne parlavano, girò tutta l’Europa alla ricerca delle opere che avevano riprodotto un Cenacolo non ancora alterato e studiò i canoni della pittura leonardeschi». A questo proposito, nel 1811, rinvenne un libro che conteneva ben 944 dei precetti definiti dal genio toscano insieme a Melzi; alcune delle raccolte e dei manoscritti in merito, nonché i disegni e gli studi di Bossi sono stati ammirati dai presenti nelle teche di Palazzo Cicogna.

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Tanti cuori che battono all’unisono

«È un incontro su un incontro», si è rivolta Maffioli al folto pubblico nelle sala Don Rossi. «Ed è l’incontro con un’anima, un sapere e una suggestione che si chiama Leonardo Da Vinci. L’omaggio nei suoi confronti nasce da un legame privilegiato, che tocca la città nelle sue radici profonde: ha ideato e disegnato i telai. Si dice che qui ci sia stata un’epoca in cui non ci fosse casa dove non ne battesse uno, come tanti cuori all’unisono: perciò gli è stata dedicata una mostra al Museo del Tessile, “Le trame di Leonardo”, che proseguirà fino al 27 novembre. L’incontro è continuato anche dopo, spiritualmente, con il nostro pittore Giuseppe Bossi. Alla fine abbiamo adottato Leonardo, meriterebbe la cittadinanza onoraria».

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leonardo cenacolo giuseppe bossi – MALPENSA24