L’ex premier Conte a Legnano: «Sanità lombarda da rifare con la medicina territoriale»

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LEGNANO – «Alla sanità lombarda serve tantissimo. L’elenco è lungo, a partire dalla necessità di rafforzare la medicina territoriale: per 28 anni il centrodestra ha perseguito una politica ospedale-centrica che si è rivelata fallimentare qui come in altre regioni». Così l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte oggi, martedì 7 febbraio, a Legnano (nelle foto), invitato dalla Fondazione Sant’Erasmo che gestisce l’omonima casa di riposo a prendere visione della struttura e, soprattutto, delle proposte avanzate da essa e in generale dal terzo settore in materia di assistenza sociosanitaria, in particolare per gli anziani. Proposte che si riassumono nella volontà di intraprendere un percorso comune a partire dagli spunti offerti dal documento predisposto nei giorni scorsi dalla Fondazione Sant’Erasmo e che affronta il tema dell’invecchiamento della popolazione, la necessità di potenziare i servizi sia residenziali che domiciliari, il sostegno al terzo settore e alle realtà no-profit, la riforma del sistema sociosanitario in un’ottica di maggiore attenzione e apertura al territorio.

Presenti oggi anche il vice presidente del consiglio regionale, Carlo Borghetti, ricandidato, il sindaco Radice e Pietro Luminari per il Terzo Polo. Borghetti ha pienamente condiviso le posizioni espresse nel documento dalla Fondazione, mentre Conte si è impegnato a seguire la riforma della non autosufficienza in Parlamento.

«Bene i privati, ma non a scapito del pubblico»

«Questa visita – ha spiegato Conte al termine – nasce da alcuni suggerimenti che ho ricevuto nell’ambito della comunità dei Cinque Stelle. È una Rsa emblematica delle strutture che svolgono un servizio essenziale e che hanno vissuto tutte la stessa esperienza nell’epoca dell’emergenza che ha stressato il Paese in tutti i suoi componenti. Emerge l’esigenza di dire grazie a tutti coloro che hanno lavorato qui come nelle altre Rsa a tutti i livelli, dagli infermieri agli amministrativi, perché hanno affrontato momenti difficilissimi».

Sullo stato della sanità lombarda, l’ex premier è netto. «Occorre investire nella medicina territoriale, con prestazioni più efficaci, puntuali, mirate e personalizzate, senza sovraccaricare le strutture ospedaliere. Noi non demonizziamo il privato, va benissimo, ma se questo significa distrarre risorse dal pubblico non lo accettiamo. Il privato può dare un contributo, ma dobbiamo rafforzare la medicina del territorio perché tutti godano di servizi di elevata qualità e personalizzati. Il paziente ricoverato in ospedale costa di più, oltre a vivere un disagio: per molti è meglio un servizio come quello che offrono le Rsa».

«Basta dare dei divanisti a chi percepisce l’Rdc»

Conte ha anche incontrato una percettrice del reddito di cittadinanza che dallo scorso maggio presta servizio nella Rsa Sant’Erasmo tramite un Puc (Progetto utile alla collettività) «a testimonianza che vogliono lavorare. Smettiamo di dare loro dei “divanisti” e dei nullafacenti. Rispettiamo la dignità delle persone. I truffatori? Sono una minima parte, mentre la stragrande maggioranza vogliono dare il loro contributo alla comunità».

Degani (Fontana Presidente): «Agevolazioni fiscali per il terzo settore»

Il primo candidato alle elezioni regionali a far visita alla Fondazione è stato ieri, lunedì 6, Luca Degani, già presidente di Uneba Lombardia e candidato nella lista Fontana Presidente. Degani ha incontrato nella sede di via Ferraris il presidente della Fondazione Sant’Erasmo, Alberto Fedeli, Stefania Pozzati, membro del cda e presidente della commissione anziani di Uneba Lombardia, e il direttore generale della Fondazione, Livio Frigoli (nella foto qui sopra, da sinistra: Frigoli, Degani, Fedeli e Pozzati). Degani e i rappresentati della Fondazione si sono confrontati sui temi principali e sulle criticità del settore che il prossimo governo regionale dovrà affrontare.

«Aderisco in toto al documento – è stata la conclusione di Degani – che indica anche diverse tematiche importanti da affrontare. In particolare, c’è un tema in cui la riforma del terzo settore deve avere un occhio di maggiore riguardo per le attività solidaristiche nei confronti della fragilità: anche a livello fiscale non dobbiamo rischiare che essere terzo settore rispetto a un ente commerciale, così come è oggi, finisca per costare di più in fatto di imposte. Secondo aspetto: dobbiamo imparare che coprogettare o coprogrammare non significa solo mettere l’adesione finale, ma studiare percorsi istruttori meglio definiti attraverso un piano di zona integrato con la componente sanitaria. Ultimo aspetto in tema di servizi: continuo a pensare che i punti unici di accesso per la ridefinizione del ruolo di case di comunità e ospedali di comunità debbano avere una visione di welfare più ampia, che non riguarda solo la tutela dell’aspetto del bene salute, ma anche la tutela del bene relazionale».

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