Lombardia in zona rossa, Fontana non ci sta: «Uno schiaffo». Sindaci indignati

MILANO – «Uno schiaffo alla Lombardia e ai lombardi». Il governatore Attilio Fontana non ci sta, e non accetta la decisione del premier Giuseppe Conte, comunicata solo in conferenza stampa all’ora di cena, di classificare la Lombardia in zona rossa, con tutte le restrizioni da lockdown che entreranno in vigore da domani, venerdì 6 novembre. Ma il modo con cui questa scelta è stata comunicata, in extremis, offende anche i sindaci, che – senza distinzioni di colore politico – accusano il governo Conte di «mancanza di rispetto per chi lavora» per aver comunicato solo dopo le sette di sera che le restrizioni sarebbero entrate in vigore da domani, venerdì 6 novembre, e non da oggi, lasciando le imprese nell’incertezza fino all’ultimo.

L’ira di Fontana

«Comunicare ai lombardi e alla Lombardia, all’ora di cena, che la nostra regione è relegata in fascia rossa senza una motivazione valida e credibile non solo è grave, ma inaccettabile. A rendere ancor più incomprensibile questa decisione del Governo sono i dati attraverso i quali viene adottata: informazioni vecchie di dieci giorni che non tengono conto dell’attuale situazione epidemiologica». Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana è furibondo, dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.  «Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi (3 e 4 novembre, ndr), non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita».

Le accuse della Lega

In particolare è la scelta di “risparmiare” la Campania del governatore PD Vincenzo De Luca, inserita in zona gialla nonostante un rapporto percentuale tra contagi e test più alto della Lombardia e un grado di saturazione dei posti letto negli ospedali quasi al limite, a far balzare sulle sedie gli esponenti della Lega. «Scelta politica» accusa l’ex viceministro Massimo Garavaglia. Il deputato varesino Matteo Bianchi è ancora più esplicito: «Giuseppi ce lo spieghi…perché in Lombardia va bene essere un popolo destinato ad aprire la fabbrichetta, pagare le tasse e tornare a casa per fare la raccolta differenziata, ma a tutto c’è un limite!!!»

L’indignazione dei sindaci

Le modalità con cui il governo ha annunciato la zona rossa in Lombardia, con l’entrata in vigore del Dpcm slittata all’ultimo momento da oggi, giovedì 5 novembre, a domani, venerdì 6 novembre, avevano già irritato i sindaci, di ogni colore politico. «Siete dei dilettanti allo sbaraglio» l’accusa al governo del sindaco di Busto Arsizio e presidente della provincia di Varese Emanuele Antonelli. «Alle 19.00 di OGGI scopriamo che le misure delle zone a rischio, previste per DOMANI, entrano in vigore VENERDÍ – l’indignazione del sindaco di Varese Davide Galimberti – c capiamo il momento di tutti, ma i varesini, le imprese e tutte le città d’Italia meritano rispetto». Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani attacca ancora più pesantemente: «Siamo su Scherzi a parte – il j’accuse al governo – dopo una giornata a interrogarci, con pasticcerie che hanno svenduto prodotti, ristoranti che hanno regalato il cibo, il governo PD-M5S fa slittare il provvedimento sulle restrizioni regionali, con l’entrata in vigore da venerdì». Il sindaco di Cantello, Chiara Catella, ha pubblicamente chiesto scusa ai suoi concittadini per la situazione di incertezza venutasi a creare: «Sono triste, affranta, dispiaciuta e imbarazzata. Sfiduciata, perché non abbiamo imparato nulla dagli errori commessi in primavera. Vale zero, ma io mi sento di chiedere scusa ai miei concittadini per tutto questo».

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