Lombardia in zona rossa. Da venerdì 6 novembre la stretta su spostamenti e attività

ROMA – «Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta rientrano nell’area rossa». Il verdetto del premier Giuseppe Conte arriva all’ora di cena, nell’ennesima conferenza stampa da Palazzo Chigi, in cui viene illustrato il nuovo Dpcm varato nella notte. E la cui entrata in vigore, dopo una giornata di tira e molla tra governo e regioni, slitta a venerdì 6 novembre invece che domani, 5 novembre. In Lombardia sarà dunque lockdown “light”, con una serie di misure restrittive, che vanno dalla chiusura di bar, ristoranti e negozi che non vendono beni di prima necessità (“salvi” anche i parrucchieri) fino alle forti limitazioni agli spostamenti (solo per comprovate esigenze) con il ritorno dell’autocertificazione, e ancora la didattica a distanza dalla prima media in poi, fino alle chiusure di musei e attività sportive e ricreative. Misure che dureranno per due settimane. Perché, come ha spiegato Conte, «quando si entra in un’area (come quella rossa, ndr) non è che si esce se c’è un dato diverso il giorno dopo, il dato deve stabilizzarsi. Ci deve essere una permanenza nella fascia di almeno 14 giorni. Ovviamente è un sistema che richiede grandi responsabilità dai dipartimenti regionali, sono pubblici ufficiali ed è loro interesse che il monitoraggio sia accurato»

Le restrizioni da venerdì

Oltre al coprifuoco alle 22 e alle misure restrittive nazionali, le restrizioni aggiuntive per le regioni in “zona rossa” prevedono:

  • Divieto di spostamento in entrata, in uscita e all’interno del territorio, salvo che per spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute o per accompagnare i figli a scuola;
  • Chiusura per le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di beni di prima necessità (biancheria personale, ferramenta, computer, attrezzature informatiche, libri, profumi e cosmetici, auto e moto, articoli per l’illuminazione, macchinari e materiali per il giardinaggio, giocattoli, cartoleria, articoli sportivi, fiori, alimenti per animali). Sono chiusi i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie, le parafarmacie. Ma anche barbieri, parrucchieri e lavanderie, mentre dovranno chiudere i centri estetici;
  • Chiusura per bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie: resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio, nonché fino alle 22 la ristorazione da asporto;
  • Sospese le attività sportive anche svolte nei centri sportivi all’aperto; è consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherina; è consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto ed in forma individuale;
  • attività scolastica in presenza per scuola dell’infanzia, elementare e prima media.

Lo schiaffo alla Lombardia

Il governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana ci ha provato in tutti i modi a scongiurare un nuovo lockdown. Chiedendo a gran voce di considerare gli ultimi «dati aggiornati», alla luce dei «sacrifici fatti» dai suoi concittadini dopo le ordinanze che hanno istituito coprifuoco e restrizioni. E confidando nella leggera discesa dei numeri, a partire dall’indice Rt, che dopo aver superato quota 2 oggi, 4 novembre, era «sceso a 1,6 in Lombardia e a 1,5 a Milano».

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