Lombardia, la sanità torna sul territorio: ecco la riforma. «Avrà tempi certi»

MILANO – «Rafforzamento della medicina territoriale e avvicinamento delle prestazioni ai cittadini per evitare un accesso inappropriato ed eccessivo negli ospedali» sono i punti cardine della riforma sanitaria di Regione Lombardia, sintetizzati dal presidente Attilio Fontana, che l’ha presentata oggi, 22 luglio, insieme alla vicepresidente Letizia Moratti. Nel concreto, le 216 case della comunità, i 100 distretti e i 64 ospedali di comunità «saranno i punti di riferimento di questa nuova medicina territoriale rafforzata».

Il ritorno sul territorio

Il nuovo assetto della sanità lombarda torna con forza sul territorio, dopo l’esperienza choc della pandemia. Un’inversione di tendenza che si svilupperà in particolare con l’istituzione dei “poli territoriali” nell’ambito delle ASST. Si baseranno sul distretto, uno ogni 100mila abitanti (20mila nelle aree montane), che avrà una sede fisica e un direttore. Qui troveranno collocazione le strutture territoriali: i poliambulatori territoriali (le cosiddette “case della comunità”, che potranno essere gestite dai medici di medicina generale, anche riuniti in cooperativa, e saranno dotate di tecnologia all’avanguardia), le COT (centrali operative territoriali) e gli ospedali di comunità, che saranno strutture per ricoveri e degenze di breve durata per interventi a medio/bassa intensità, dotate di norma di 20 posti letto (fino ad un massimo di 40) a gestione prevalentemente infermieristica.

Più investimenti e più personale

Una riforma «possibile – ha spiegato il governatore Attilio Fontana – perché finalmente il governo ha invertito la tendenza dei tagli iniziati nel 2012 e ora mette a disposizione importanti risorse per implementare la sanità territoriale». Tra cui quelle del PNRR. Infatti la riforma non è «a isorisorse ma prevede importanti investimenti, anche in risorse umane», come ha chiarito la vicepresidente Letizia Moratti. «La pandemia ci ha lasciato ferite che sicuramente mai potranno rimarginarsi, ma anche la forza di ripartire più forti di prima – aggiunge il presidente della Lombardia – oggi con questo provvedimento inizia una nuova fase». Per portare a regime la riforma serviranno, oltre alle strutture, anche più personale: «Tema centrale – per Fontana – il governo deve ora far in modo che gli investimenti vadano di pari passo con l’incremento delle borse specialistiche e il superamento dei numeri chiusi soprattutto per le branche più carenti».

«Tempi certi»

Per realizzare la revisione della legge 23, Regione Lombardia promette «tempi certi», con un cronoprogramma ben preciso che andrà di pari passo con «un piano per recuperare le criticità determinate durante il Covid». Ora la riforma dovrà passare al vaglio del consiglio regionale. «Sono orgoglioso del lavoro fatto – sottolinea Emanuele Monti, presidente della commissione sanità – dopo mesi di lavoro, oltre 150 audizioni e due eventi fondamentali di incontro con il top management sanitario e le associazioni dei pazienti e ospedaliere la Giunta regionale ha messo un ulteriore tassello al percorso che ci siamo prefissati, accogliendo gli spunti emersi».

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