Ciclista travolto a Lonate Pozzolo, il pirata scappa ma poi si presenta in caserma

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LONATE POZZOLO – L’impatto all’incrocio e poi la fuga. E’scappato l’automobilista che sabato 3 aprile ha travolto un ciclista sulla Sp40 a Lonate Pozzolo. In sella alla bicicletta c’era Tiziano Marson, segretario del Pd a Casorate Sempione. Dimesso dall’ospedale di Legnano con due costole rotte, è lui a raccontare nel resoconto della giornata che il pirata, fuggito dopo lo spavento iniziale, si è presentato dai carabinieri qualche ora più tardi assumendosi la responsabilità di quanto accaduto.

Una giornata particolare

Di seguito la testimonianza integrale di Tiziano Marson:

marson ferrovia T2 GallarateUna giornata particolare quella di sabato 3 aprile. Dopo una settimana torno a viaggiare in bicicletta, obiettivo 125 chilometri passando o per il lago d’Orta oppure dall’Alto Vergante transitando da Stresa. Deciderò una volta arrivato a Borgomanero. La giornata è bella, cielo terso e temperatura ottimale per spaziare in questi bellissimi territori. Ore 9.30 si parte, nonostantante il periodo trovo un po’ di traffico che mi rallenta leggermente. Infatti arrivo in centro a Ferno in 16 minuti contro i soliti 15, ma oggi non è giorno di tempi ma di viaggio. Proseguo prendendo via Leonardo da Vinci (Sp40) e arrivo all’incrocio fatale con via Molinelli. Arrivando all’intersezione tra le due strade noto la Punto nera che sta rallentando, quindi giustamente mi lascia la precedenza. Quindi proseguo con la pedalata a una velocità di 30 chilometri orari, solo che la Punto non si ferma allo stop, anzi accelera. Tento di frenare e spostarmi, ma ormai l’impatto è inevitabile. Centro la fiancata dell’auto all’altezza dello specchietto laterale e vengo sbalzato in mezzo alla strada. L’impatto con l’asfalto è ovviamente duro, prima la testa (ma portando il casco assorbe l’urto), poi in sequenza spalla, braccio torace, bacino. La prima cosa di cui prendo coscienza è che l’incontro con sorella morte è rinviato, quindi riprendo a respirare, cosa che nei primi istanti mi riesce solo con il polmone sinistro perché il destro non funziona bene. Intanto arrivano i dolori alla spalla e al torace, ma la respirazione si stabilizza. Passo qualche secondo nel silenzio a terra, poi mi rendo conto che sono in mezzo a una strada solitamente trafficata ma non riesco a muovermi in modo articolato e resto fermo. Intanto arrivano i primi soccorsi da ciclisti di passaggio e automobilisti che si fermano mentre le auto sopraggiungono. Sento i commenti sul fatto che l’auto che mi ha investito è scappata, (dopo qualche ora si è presentato dai carabinieri la persona interessata che si è assunto la responsabilità del fatto, trattasi di un signore di una certa età che si è spaventato e visto che si presentato per parte mia non intendo perseguirlo) mi rincuora il fatto che ci sono persone che comunque si fermano per aiutare chi si trova a terra completamente in balia degli eventi. In particolare un ciclista che mi ha sostenuto nei primi momenti, quando non capivo se ero ancora intero, e mi ha aiutato a chiamare a casa per avvisare in prima persona di quanto successo, due ragazzi di Gallarate che lavorano alla Croce Rossa, una signora incinta e un’altra signora che si era data disponibile per tenere la bicicletta finché non potessi ritirarla. Tutte persone che ringrazio vivamente, assieme a tutto il personale sanitario che ho incontrato.
E’ tremendo essere a terra e non riuscire a muoversi autonomamente. Sei lì che gratti l’asfalto con le macchine che ti passano vicino adeguatamente rallentate dalle persone che mi stavano soccorrendo, comprendi fino in fondo cosa significa essere solo nelle mani altrui come cantava Guccini, anche se per altre storie. Arrivano i carabinieri per gli accertamenti, anche loro molto gentili. Dopo un’ora si parte con ambulanza e mi dispiace perché visto il periodo le strutture sanitarie e di sicurezza sono sotto stress per il Covid e devono comunque farsi carico degli incidenti che succedono quotidianamente.
Arriviamo al Pronto soccorso di Legnano dove vengo preso in carico dalla struttura e svolgono tutti gli aggiornamenti del caso. Alle 20 vengo dimesso con 2 costole rotte e colpi vari da riassorbire. Tutto sommato me la sono cavata con poco. La cosa che mi ha realmente indisposto è stato riscontrare lo stato di manutenzione del sistema di ventilazione del Pronto soccorso, dove si trovano parecchie griglie completamente intasate di polvere e parecchie uscite con apposto un cartone davanti alle bocche di uscita perché il flusso d’aria colpisce direttamente il personale che è costretto lavorarci sotto. Questo è inaccettabile, anche in relazione del momento e del luogo, non è concebibile mettere persone che lavorano in queste condizioni di lavoro. E’ inutile chiamarli eroi quando poi questi professionisti, con loro i pazienti, hanno tutti i diritti di svolgere la propria mansione in ambienti dal microclima controllato e filtrato adeguatamente, perché non di eroi abbiamo bisogno ma di professionisti che svolgono al meglio le loro mansioni in adeguati ambienti, ma questo stato di cose sappiamo che nasce da oltre vent’anni di scelte regionali che devono essere cambiate e dai tagli alla sanità. Il primo passo è tornare a considerare gli ospedali non aziende ma luoghi dove si curano le persone non dove fare utile o stupidi risparmi. Questa è una richiesta che tutti noi dobbiamo fare, sostenendo i politici che vanno in questa direzione e abbandonando i parolai approfittatori all’oblio cacciandoli in primis dai posti di comando regionali.

Ciclista travolto sulla Sp 40 a Lonate Pozzolo. In ospedale un uomo di 59 anni

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