L’onda civica che spaventa Forza Italia e Pd

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La domanda è: quanto contano le componenti civiche nello scenario politico locale? La risposta rimanda innanzittutto al centrodestra, alla sua vera o presunta compattezza, al fatto che, come sostiene Silvio Berlusconi, “sulla carta esisterà sempre”, benché, proprio in queste ore, se ne annunci la dissoluzione in scia alle liti per le nomine Rai. Goccia che ha fatto traboccare il vaso. Matteo Salvini, leader leghista, grida al tradimento di Forza Italia e conferma di fatto una stagione politica nuova per la sua Lega, che potrebbe e, in verità, può fare a meno dei tradizionali alleati berlusconiani. Vicende romane, intese per il governo gialloverde, prove tecniche di cambiamento: di fatto il centrodestra rischia di implodere, ripiegato su se stesso, nonostante resista in molte amministrazioni civiche.
 Ma l’aria che tira non è più quella del 4 marzo, giorno delle elezioni. Le cronache parlano di tensioni e di diverse visioni, di incomprensioni e di feeling al capolinea. E allora? Entrano in scena i cosiddetti civici. Ai quali guardano con interesse proprio i berlusconiani del Varesotto; costoro cullano l’idea di poter sganciarsi dalla morsa leghista e di formare schieramenti inediti, che appunto prevedano intese con coloro i quali osteggiano i partiti. Per dirla  tutta, i civici sono essi stessi un partito; fanno politica suddivisi in mille gruppi autonomi, ciascuno operante per conto proprio nei Comuni, con la scusa dell’antipolitica e segnalati da un coacervo di sigle, le più stravaganti e fantasiose. Escamotage per convincere gli elettori che essi sono affrancati dalla logiche perverse delle segreterie, nonostante molti loro esponenti hanno radici proprio nei partiti che oggi combattono.
Cambiano i fattori ma il risultato è lo stesso, nella fattispecie, più o meno lo stesso. Tant’è che a Busto Arsizio le componenti civiche hanno dato via a un’aggregazione che in teoria potrebbe fare la differenza in un futuro prossimo. Che riescano a stare assieme ne dubitiamo: troppi galli nel pollaio per un cammino senza ostacoli. Compresi alcuni galletti, anzi, sgallettati, convinti di avere capito tutto a discapito della massa che non ha ancora capito nulla. Il risultato è che, comunque sia, Forza Italia fa loro una corte spietata. Sia in funzione bustocca, sia in vista del rinnovo dei vertici dell’amministrazione provinciale in autunno. E loro stanno al gioco. Anche perché, sul versante del centrosinistra, c’è agitazione.
 Il Partito democratico, oggi conciato come il Belgio, come si diceva una volta di qualcuno in difficoltà, fa allo stesso modo l’occhiolino ai civici. Il motivo è semplice: il patrimonio di voti dei politici che non vogliono più la politica (contraddizione in termini, ma è quanto appare) è in crescita. I civici dispongono di consensi che via via vanno aumentando sulla spinta appunto dell’antipolitica. E racchiudono in sé ampie possibilità di fare bottino pieno alle urne. Come in parte è già accaduto nel recente passato e come, nei sondaggi, potrebbe ripetersi alle prime elezioni utili. Al punto che gli stessi partiti indossano abiti da civici, modificano i loghi identificativi per illudere e illudersi. Salvo poi accorgersi che Lega e Cinque Stelle, al netto di sconvolgimenti sempre possibili nell’attuale contesto governativo, sono autosufficienti. Possono cioè fare a meno dei civici e di chiunque altro faccia giochetti, capricci e strategie per ottenere posti al sole. Del resto, qui non servono conferme. La conferma c’è già: è il governo di Giuseppe Conte, dove però comandando Gigino Di Maio e Matteo Salvini, ma questo è soltanto un dettaglio.

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