L’ospedale di Legnano svela i “segreti” della chirurgia pediatrica all’avanguardia

LEGNANO – Tecniche di cura all’avanguardia per rispondere anche all’aumento di alcune patologie. Le ha introdotte l’Asst Ovest Milanese negli ospedali di Legnano e di Magenta per la chirurgia pediatrica, una specializzazione poco diffusa in Italia ma che nell’Altomilanese è invece presente da tempo (saranno 25 anni nel 2022) ed è diventata un’eccellenza a livello regionale, nazionale e internazionale attraverso le pubblicazioni di settore.

legnano ospedale chirurgia pediatricaLe moderne indagini e tecniche mini-invasive utilizzate nel delicato ambito della chirurgia pediatrica, che deve tenere conto dell’età dei pazienti, anche molto giovani, che necessitano pertanto di particolari attenzioni, sono state illustrate oggi, mercoledì 17 novembre, dal dottor Antonio D’Alessio (nella foto sopra), direttore della Uoc (Unità operativa complessa) Chirurgia pediatrica dei due ospedali dove lavora fin dal 1997.

D’Alessio: «Meno dolore e dimissioni anticipate»

«Ogni anno – ha spiegato D’Alessio – svolgiamo circa 800 interventi per patologie malformative e acquisite dell’apparato gastroenterico e urinario e genitale; il 30-40% di questi interventi avviene in chirurgia generale. Grazie alle moderne tecniche chirurgiche e anestesiologiche, il dolore postoperatorio è molto contenuto e il ricovero ospedaliero assai ridotto, così da permettere dimissioni senza rischi e senza dolore anticipate. C’è poi l’attività dell’ambulatorio di nefrourologia pediatrica (200-250 interventi all’anno) in particolare per la prevenzione della infertilità maschile in età infantile, oltre a un percorso di counseling prenatale per la patologia malformativa con la collaborazione dei medici ostetrici.

legnano ospedale chirurgia pediatrica«Un’altra patologia emergente è la calcolosi delle vie urinarie, che negli ultimi 2 anni è sensibilmente aumentata anche in età molto bassa (6-7 anni). Eravamo impreparati verso questa patologia: è probabile che il cambiamento degli stili di vita a causa della catastrofe pandemica abbia modificato l’alimentazione anche con questa conseguenza. Fino al 2017 avevamo 4-5 casi all’anno sotto i 18 anni, di cui 4 si risolvevano spontaneamente con l’idratazione e solo uno era trattato chirurgicamente; dal 2018 al 2020 i casi annui sono saliti a più di 25, di cui 7-8 da bonificare chirurgicamente». A questo scopo il reparto si è dotato di un cistorenoscopio pediatrico.

Tecniche mini-invasive in urologia

Fra le terapie innovative applicate, c’è il ricorso alla chirurgia mini-invasiva laparoscopica soprattutto in campo urologico, come per la malattia pilonidale (“Sinus Pilonidalis”), molto fastidiosa nell’adolescente, che comportava molte medicazioni e limitava l’attività anche scolastica. «Siamo stati i primi in Europa – sottolinea D’Alessio – a usare questa tecnica, garantendo poco dolore e una rapida ripresa anche dell’attività sportiva. Mentre per quanto riguarda l’attività ambulatoriale, il nostro è uno dei pochi centri di studio e cura dell’enuresi notturna e dei disturbi della minzione, un problema che riduce l’autostima e crea problemi alla vita relazionale.

«La cura consiste o in una terapia farmacologica o nel condizionamento (inconscio) con un allarme. Da 10 anni ho introdotto una combinazione delle due terapie per curare questo disturbo multifattoriale, con molto spesso una predisposizione genetica, che interessa quasi il 30% dei bambini tra 4 e 5 anni e l’1-2% degli adolescenti, come pure l’1% degli adulti in maniera saltuaria. Infine, il nostro reparto è convenzionato con la Scuola di specializzazione in chirurgia pediatrica dell’Università degli Studi di Brescia, con attività di tutoraggio per medici specializzandi in formazione».

«Vaccino ai piccoli? Più benefìci che rischi»

Antonio D’Alessio dice infine la sua sull’ipotesi di estendere la vaccinazione anti Covid ai bambini tra 5 e 12 anni. «Sono favorevolissimo – taglia corto – per loro e per chi gli sta vicino, altrimenti sono fonti di contagio per i loro nonni e genitori. Ad oggi i dati a disposizione ci dicono che sono molti i bambini infettati, ma che si ammalano molto poco. Sono dell’idea che i benefìci siano maggiori dei rischi».

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