Luca Rastelli, prima l’incidente e poi il professinismo. “Sono pronto”

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Luca Rastelli (Photo medium)

Ha dovuto sfruttare tutti e quattro gli anni da U23 per riuscire a compiere il passaggio tra i grandi, ma alla fine il lungo inseguimento ha portato i suoi frutti. Luca Rastelli, cremonese classe 1999, esordirà con la Bardiani-CSF-Faizanè dopo gli anni da dilettante con la Biesse Carera, la Delio Gallina i due con la Colpack Ballan. Quest’anno si è fatto apprezzare per le vittorie alla Zanè-Monte Cengio e alla Bassano-Montegrappa, che gli sono valse la chiamata dei Reverberi. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente dal ritiro della squadra a Benidorm, in Spagna.

Luca, sei un professionista. Obiettivo raggiunto?

«Era l’ultimo anno da under 23, quindi sapevo di dover dare il 100% per provare a passare professionista, perché, anche potendo essere élite, sarei poi stato considerato troppo vecchio. È stato un percorso complicato, emergere tra gli under 23 non è mai facile e me ne sono accorto fin dal primo anno. In un certo senso, non mi aspettavo nemmeno di diventare professionista perché il 2021 è stato un anno piuttosto complicato, tra problemi fisici e continui up and down. Alla fine, però, sono riuscito a fare un ottimo finale di stagione che, di fatto, ha convinto la Bardiani-CSF-Faizanè a darmi un’opportunità».

Eri disposto a fare un anno da élite?

«Sono dell’idea che capisci subito quale sia la tua strada ed è inutile provarci e riprovarci. Io mi sarei dato un’ultima opportunità tra gli élite, dopodiché avrei probabilmente scelto di fare qualcos’altro. Per fortuna, però, il problema non si è posto e non vedo l’ora di cominciare questa avventura».

Hai fatto parte di una Colpack Ballan super vincente…

«La Colpack è sempre stata uno dei punti di riferimento nel ciclismo dilettantistico. La ammiravo già quando ero ragazzino, e riuscire ad arrivarci lo consideravo già un grande passo. È vero, quest’anno c’erano tanti ottimi corridori, per cui spesso mi sono messo a loro disposizione, ma altre volte sono stati i miei compagni a spendersi per me. Rimarrà sicuramente una grandissima esperienza».

Sei riuscito a dimostrare tutte le tue qualità da U23?

«Credo di avere ancora tanti margini di miglioramento. Non voglio cercare scusanti ma in questo ultimo anno ho avuto davvero tanti problemi che mi hanno rallentato; prima un’infiammazione al ginocchio e poi il brutto infortunio al viso. Ho percepito che la mia forma fisica raramente ha raggiunto il picco, se non quando sono riuscito a vincere».

Abbiamo ancora in mente le immagini del tuo volto sanguinante…

«Era fine giugno, la Pessano Roncola, a un km e mezzo dalla fine ero davanti in solitaria, per quella che sarebbe stata la mia prima vittoria con la Colpack, ma in discesa una moto della polizia mi ha ostacolato, spingendomi verso un muro che ho colpito in pieno con la faccia. Mi sono rotto il naso e ho perso tre denti, oltre a tanti altri tagli sul viso. E per fortuna che non mi sono rotto nient’altro. Ormai ho recuperato, ma tra febbraio e marzo dovrei fare l’ultimo intervento per mettere a posto i denti».

Quindi, quale il ricordo migliore degli anni da dilettante?

«Se parliamo di under 23 sicuramente l’ultimo periodo in cui ho realizzato che potevo effettivamente diventare professionista; in generale, invece, sicuramente la medaglia d’argento ai mondiali di Bergen nell’ultimo anno da juniores con la maglia della nazionale. Ammetto di aver sofferto un po’ il passaggio di categoria da junior a under 23, anche perché ho commesso degli errori, che spero di non ripetere adesso con il nuovo salto di categoria».

Con il progetto giovani della Bardiani-CSF-Faizanè ti ritrovi in squadra con tanti ragazzi ancora più giovani di te.

«È vero, almeno metà squadra è più giovane di me. Ma ci sono anche tanti atleti più esperti dai quali posso veramente imparare tanto. D’altronde, il progetto della Bardiani è nato per dare ai giovani la possibilità di crescere con più calma, quindi non sorprende che ci siano così tanti under 22».

Che corridore sei?

«Mi ritengo un passista scalatore, adatto alle salite lunghe e ai percorsi in cui c’è da fare emergere la resistenza. sono curioso di vedere se nel professionismo confermerò queste caratteristiche, oppure ne scoprirò di nuove. Sicuramente dovrò approfondire Anche le cronometro. Punti deboli? In volata sono abbastanza fermo».

Ti spaventa questo ciclismo che va veloce?

«Visconti, Battaglin e Modolo hanno già avuto modo di dirmi quanto il ciclismo sia cambiato rispetto a 5 o 6 anni fa. L’unica cosa che devo fare è rimanere concentrato, curare ogni singolo dettaglio e sono sicuro che i risultati arriveranno. Non posso farmi spaventare».

Però un po’ di fretta te la mette.

«Sicuramente sì, bisognerà cercare di dimostrare le proprie qualità non appena ne avremo l’occasione. Inoltre, sarà fondamentale farsi apprezzare dalla squadra perché solo così potrai avere altri anni per continuare il tuo percorso di crescita».

Un corridore a cui ti ispiri?

«Mi è sempre piaciuto Peter Sagan, per la sua classe, la sua personalità e le sue acrobazie, anche se come caratteristiche è completamente diverso da me».

Dove avverrà il tuo esordio tra i professionisti?

«Avrei dovuto cominciare in Argentina, ma la Vuelta a San Juan è stata annullata. L’esordio dovrebbe quindi essere al Tour of Oman, dal 10 al 15 febbraio. Non ho mai corso al di fuori dell’Europa, tantomeno nel deserto, quindi per me sarà una grande esperienza».

Esprimi un desiderio per questa stagione 2022.

«Spero di fare tanta esperienza e cercare di sfruttare le occasioni che avrò. Lo so, è una risposta un po’ banale, ma è la verità».

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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