All’incubatoio di Maccagno nasceranno 250mila trote, ma preoccupa il caso fario

Maccagno trote

MACCAGNO CON PINO E VEDDASCA – I volontari dell’Asd Pescatori Alto Verbano di Luino hanno dato il via alla prima tappa per la nascita di nuove trote che popoleranno i fiumi del varesotto. Il momento della “spremitura” si è svolto domenica all’incubatoio di Maccagno. Ma a preoccupare i pescatori c’è una direttiva europea recepita dal Parlamento che vieta la trota fario, che rischia di minare un’intera economia.

La spremitura a Maccagno

Anche quest’anno è andata in scena la spremitura all’incubatoio ittico di Maccagno. Domenica 14 novembre i volontari dell’Asd Pescatori Alto Verbano sono stati impegnati in quello che è solo il primo degli appuntamenti che porteranno alla nascita di circa 250mila avannotti di trota che andranno poi ad abitare le acque interne dell’Alto Varesotto. i volontari hanno iniziato le procedure di spremitura e fecondazione delle uova che, una volta messe negli embrionatori e dopo circa 43 giorni, saranno pronte per diventare avannotti. E così sarà per circa un mese e mezzo. «Anche quest’anno siamo riusciti a partire con questa operazione fondamentale per i nostri fiumi», dicono i soci dell’Asd. Un 2021 che arriva dopo la crisi pandemica e soprattutto dopo anni difficili dovuti alla carenza di fondi, poi finalmente arrivati, che hanno permesso all’incubatoio ‘La Madonnina’ di procedere con alcuni lavori di riqualificazione oggi ancora in corso d’opera. «I problemi strutturali sono stati affrontati con delle opere messe in atto da Regione Lombardia e dal Comune di Maccagno ai quali va il nostro ringraziamento».

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Il caso trota fario

Ma le difficoltà non sono alle spalle, anzi, nubi forse più scure si profilano all’orizzonte a causa di un nuovo dettame normativo che ha messo sul piede di guerra il mondo della pesca. È stata infatti recepita dal Parlamento una direttiva Ue che ha lo scopo di frenare l’immissione di specie alloctone, ossia di pesci non tipici dell’ecosistema, nelle acque italiane. Tra questi però è stata fatta rientrare la trota fario, che da circa 500 anni abita i torrenti e i fiumi alpini e prealpini. Ma soprattutto è la trota che più viene prodotta dagli allevamenti, dagli incubatoi ed è quella che più viene immessa. Inoltre è il salmonide più commercializzato e da solo sostiene gran parte del settore della pesca sportiva ed è ormai importante per l’equilibrio dell’ecosistema acquatico al quale si è perfettamente integrata da secoli. Da qui la dura reazione di appassionati, federazioni territoriali e aziende del settore: un’intera economia che rischia di essere messa in crisi per una norma che vuole rendere estraneo un pesce che abita le acque del territorio da mezzo millennio.

Le reazioni

«Questa nuova normativa va ad incidere pesantemente su un settore già messo in crisi da inquinamento, cambio climatico e pandemia – spiegano i Pescatori Alto Verbano – noi possiamo reagire visto che da anni alleviamo la trota marmorata di pura impronta genetica, cioè la trota che prima dell’introduzione della fario abitava i fiumi dell’arco alpino e padano. Ma ci sono realtà, la maggior parte dobbiamo dire, che si sono dedicate esclusivamente all’allevamento della specie oggi additata come invasiva e hanno investito tutto su questa». Contro la normativa si è recentemente formato un fronte unitario che vede in prima linea anche Regione Lombardia. «Speriamo vivamente che si cambi la strada imboccata e che il ministero torni sui suoi passi – continuano i pescatori del Lago Maggiore – attendiamo gli sviluppi di questa vicenda e quest’anno attenendoci alle disposizioni semineremo solamente marmorate».

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