Magenta, 3 nuovi primari per l’ospedale. Asst: «Altro che fughe, siamo attrattivi»

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MAGENTA – Un tris di volti nuovi (e molto qualificati) per la sanità dell’Ovest Milanese. Li ha presentati oggi, martedì 6 dicembre, l’Asst all’ospedale di Magenta (nella foto): sono i nuovi direttori di struttura complessa per i reparti di otorinolaringoiatria Antonio Mincione, chirurgia generale Camillo Bertoglio e urologia Matteo Maggioni, appena nominati al termine delle procedure concorsuali.

Candela: «Ricerchiamo un continuo miglioramento»

Per il direttore sanitario dell’Asst Ovest Milanese, Cesare Candela, è la dimostrazione che «non ci sono “fughe” ma rimpiazzi e cambiamenti, per migliorarsi e per il naturale ricambio generazionale. L’intento della direzione aziendale è ricercare i migliori sul campo, e la dimostrazione è che si presentano persone di valore.

«Per chirurgia – ha sottolineato Candela – si sono presentati al concorso in 83, una settantina per otorino: segno dell’attrattività che esercita l’Asst e in particolare Magenta. Prendete agli anestesisti: prima si concorsi si presentavano in 3, ora in 20, mentre a ginecologia si sono iscritti più di 60. Abbiamo un livello alto, dobbiamo incrementarlo dal punto di vista clinico e scientifico. Il nostro scopo è sempre costruire la sanità migliore perseguendo gli obbiettivi fissati dalla Regione. I nuovi arrivati vantano grande esperienza ed è un trend che continuerà per altre strutture dell’azienda».

Ai neo direttori l’in bocca al lupo del direttore medico del presidio di Magenta-Abbiategrasso, Chiara Radice: «Sono giovani e motivati, con sale operatorie nuove e attrezzature all’avanguardia. Tutto ciò garantisce la migliore gestione al paziente e a loro la possibilità di fare quello che la propria professionalità gli consente di implementare».

Di seguito, la presentazione dei nuovi primari.

«Lavoro in azienda dal 2002 – ha esordito Mincione, 51 anni, laureato all’Università “Federico II“ di Napoli, formatosi all’estero, in particolare a New York presso il reparto di chirurgia della testa e del collo del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e ad Amsterdam presso il VU Medisch Centrum. I suoi campi di interesse principali sono la chirurgia oncologica della testa e del collo e la chirurgia della ghiandola tiroide e delle ghiandole salivari – Fino al 2017 ho lavorato in otorinolaringoiatria a Legnano, poi sono stato responsabile facente funzioni fino al concorso di settembre. Intendo proseguire il consolidamento delle attività avviate sul territorio, sia ambulatoriali che chirurgiche, per essere il punto di riferimento per la popolazione e i medici di base del Magentino e dell’Abbiatense».

Nato 46 anni fa a Milano, dove si è laureato all’Università degli Studi, con all’attivo 53 fra pubblicazioni e abstract e 3.600 interventi in qualità di primo operatore, Maggioni si presenta come «l’ultimo arrivato, ma con una esperienza ventennale all’ospedale San Carlo di Milano. A Magenta lavoro in un reparto storico come urologia, che è sempre stata conosciuta non solo in tutta Italia ma in tutta Europa. Spero di portarvi altri specialisti: il vero obbiettivo è che la gente del territorio rimanga nel territorio, evitando la fuga di pazienti verso altri centri, per quanto rinomati, della Lombardia e far sì invece che si fermino nel nostro ospedale».

Per Bertoglio, nato nel 1975 a Somma Lombardo, già in forze agli ospedali di Varese e di Busto Arsizio, una esperienza decennale al Niguarda di Milano in chirurgia generale, centro di riferimento nazionale e internazionale per le cure specialistiche; dall’inizio della carriera dirigenziale ha preso parte a circa 4.000 interventi chirurgici ed eseguito più di 500 interventi di chirurgia maggiore, di cui più del 60% con tecnica mini-invasiva. «La mini invasività – spiega – per il paziente ha molta importanza, tutto quello della mia esperienza che può essere riportato alla realtà magentina per me avrà la priorità assoluta. Intendo implementare la mini invasività garantendo l’applicazione ai malati oncologici, assistiti con un approccio multidisciplinare. Del resto il reparto ha una tradizione di ottimo livello da garantire in tutte le sue complessità, dalla chirurgia di medio-bassa intensità, da valorizzare sfruttando la possibilità di contare su due stabilimenti ospedalieri, alla chirurgia più complessa».

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