MALPENSA – Degli oltre 6mila licenziamenti attesi in Europa come risultato finale del processo di integrazione tra FedEx e Tnt, duecento saranno in Italia. Ma la scure dei tagli non si abbatterà su Malpensa, dove già tre anni fa i lavoratori difesero con i denti il loro posto di lavoro dal primo tentativo di ridimensionamento dell’organico. L’annuncio è avvenuto oggi, 3 febbraio, durante l’incontro tra i vertici aziendali e i rappresentanti territoriali delle sigle del trasporto aereo dei sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl).
I licenziamenti in Italia
I licenziamenti in Italia, rende noto il sindacalista Massimo Legramandi (Ugl Ta) al termine dell’incontro, saranno circa 200. Si cercheranno formule per limitare l’impatto sociale, ricorrendo a formule come gli incentivi all’esodo, processi di riqualificazione e prepensionamenti.
Gli esuberi interesseranno il reparto merci/logistica, ma non il trasporto aereo. Sono dunque esclusi dalla conta gli station handler, i corrieri e gli oltre 200 dipendenti che ruotano attorno alla base operativa di FedEx alla Cargo city di Malpensa, centro nevralgico della rete logistica dello spedizioniere statunitense nel Sud Europa.
I problemi a Malpensa
Legramandi accoglie con soddisfazione la volontà di Fedex di salvaguardare l’integrità occupazionale a Malpensa. Ma avverte: «Qui in aeroporto ci sono altre questioni che dobbiamo affrontare, problemi sul tavolo da tempo che la pandemia ha messo in disparte ma che ora è il momento di discutere. Proseguiremo dunque a livello locale la nostra azione sindacale».
Su FedEx l’ombra di nuovi licenziamenti. Malpensa in allarme
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