Maroni candidato sindaco a Varese? Decide Salvini. Decide Giorgetti

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GIancarlo Giorgetti, Roberto Maroni, Matteo Salvini

Tra una ventina di giorni si va al voto in una manciata di comuni del Varesotto, tra i quali Saronno, Somma Lombardo e Luino. Test elettorale comunque importante per misurare la consistenza dei partiti anche in vista della successiva consultazione di secondo livello (votano soltanto i sindaci e i consiglieri comunali) per la Provincia. L’attenzione di tutti è però spostata al prossimo anno, quando si rinnoveranno le amministrazioni di Varese, Busto Arsizio e Gallarate. E’ lì che puntano gli obiettivi le segreterie e i gruppi civici, che sembrano nascere come funghi con l’alibi dell’antipolitica, benché derivino tutti dalla politica, persino la più politicante possibile. Insomma, le urne del prossimo settembre non sembrano infiammare i cuori, se non a livello locale. E, anche lì, con una tensione per il momento affievolita dal contesto generale, a cominciare dalle preoccupazioni sanitarie.

A dare una scossa in prospettiva 2021 c’è l’intervista di Roberto Maroni a Malpensa24, nella quale l’ex ministro e governatore lombardo rivela la richiesta fattagli da Matteo Salvini affinché si candidasse sindaco di Varese. Mica bruscolini, sia per gli effetti dentro la Lega varesina, sinora traccheggiante attorno alla figura dell’eventuale candidato; sia per le ricadute nazionali in conseguenza dei rapporti tra Salvini e Maroni, non proprio idilliaci a quanto risulta. Non a caso le dichiarazioni di Maroni hanno valicato i confini del Varesotto per essere riprese a tutto campo dai media.

Al di là di questo, Roberto Maroni ha sparigliato. Il suo annuncio di essere disponibile a valutare una ridiscesa in campo, smentendo di fatto gli originari propositi di dedicarsi a “una nuova vita” senza la politica, apre una prospettiva molto stimolante proprio sotto il profilo politico/amministrativo. Se Maroni sciogliesse le riserve chi, tra Lega e alleati di centrodestra, potrebbe dirgli di no? Certo, il Carroccio varesino ha già indicato quale possibile avversario di Davide Galimberti, il sindaco uscente, una donna, Barbara Bison. Ma a questa candidatura nessuno ha mai creduto fino in fondo, considerandola una bandierina su un incarico irrinunciabile per la Lega. Con Maroni in pista, la situazione cambia. E a decidere sarà in primis Salvini, non soltanto la sezione varesina.

Maroni candidato primo cittadino a Varese significherebbe anche una ricomposizione, quanto meno formale, dei dissidi con Matteo Salvini, la cui linea “nazionale” si contrappone al Nord spesso richiamato dallo stesso Maroni, mai convinto di spingere il partito che fu di Umberto Bossi sotto il Po. La questione settentrionale è rimasta lì, inevasa dalla Lega che ha cancellato il Nord dal suo storico simbolo. Ma non possiamo dimenticare che l’ex governatore della Lombardia si è iscritto di recente alla Lega riveduta e corretta in chiave salviniana. Soltanto una concessione al leader o una scelta per continuare a occuparsi di politica, puntando su Varese? Tempo fa, Maroni ebbe a dire che gli sarebbe piaciuto concludere la sua pur prestigiosa carriera proprio a Palazzo Estense. Che sia arrivato il momento? Poi, è scontato, dovrà vedersela anche con chi, più giorgettiano che maroniano, non intende affatto riproporlo in prima linea. Scorie del passato mai del tutto assorbite, anzi, secondo alcuni, tenute sottotraccia ma sempre pronte a riemergere e a produrre i loro effetti negativi. Questo per dire: se Salvini spinge Maroni sulla poltrona più importante del Municipio varesino, qual è il pensiero del sempre enigmatico quanto potente Giancarlo Giorgetti, numero due del partito, eminenza grigia del potere locale a cui fa riferimento la gran parte dei leghisti del Varesotto?

Maroni: «Salvini mi ha chiesto di candidarmi a sindaco di Varese. Ci sto pensando»

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