Maroni: «Salvini mi ha chiesto di candidarmi a sindaco di Varese. Ci sto pensando»

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VARESE – “Io candidato sindaco di Varese? A dire il vero me l’ha chiesto proprio Matteo Salvini a Roma a inizio luglio, prima ancora di dirmi: “Come stai?”. Gli ho dato la mia disponibilità di massima, ma ci sto ancora pensando». A raccontare a Malpensa24 dello scambio di battute con il Capitano leghista è lo stesso Roberto Maroni, il quale esce così allo scoperto, ma non scioglie ancora le ultime riserve.

Roberto Maroni, per la corsa a sindaco a Varese sono in tanti, anche non leghisti, a fare il suo nome come candidato ideale del centrodestra. La sezione cittadina però pare abbia scelto Barbara Bison. Insomma, tutti vogliono Bobo, tranne la Lega varesina. E’ così? 
«Ma no, non è così. Forse il riferimento è a una riunione in sezione della quale si racconta che c’è stata una votazione dei militanti sul possibile candidato. Ma non è andata così. Sappiamo come vanno le cose nei partiti».

In piazza del Garibaldino però i maroniani non sono tantissimi. 
«In Lega io non ho mai avuto la mia corrente personale. Ho sempre avuto amici. E qualche nemico, non certo da parte mia».

Quindi, Roberto Maroni candidato a sindaco è più di una voce a questo punto. Quanto fondata? 
«Io avevo dato la mia disponibilità, ma me l’ha chiesto Salvini di candidarmi. L’ho incontrato, dopo parecchio tempo, a Roma a inizio luglio. E mi dice: “Chi candidiamo a Varese? Non abbiamo nessuno. Tu lo faresti?”. Mi disse questo prima ancora di chiedermi: “Come stai?”.

E la sua risposta qual è stata?
«L’ho detto, ho dato la mia disponibilità. Però è chiaro che ci devo pensare. Oggi faccio molte altre cose che, nel caso in cui diventassi sindaco, dovrei abbandonare per incompatibilità con il ruolo istituzionale. Insomma, devo smettere di dedicarmi a ciò che comunque mi piace».

Per Varese, non una città qualunque, soprattutto per la Lega. Non crede? 
«Certo, per Varese, ma anche per il Nord, che non si può dimenticare o mettere in un cassetto».

Ma non sono pochi coloro che sostengono che Salvini, con la storia del partito nazionale, consideri ormai Varese al pari di qualsiasi altra città italiana non del Nord. Insomma, la corsa elettorale nella Città Giardino non è più la madre di tutte le battaglie leghiste. E’ vero? 
«Balle. Salvini vuole vincere a Varese e mi ha chiesto se sono disposto a candidarmi. A lui Varese interessa. Poi è vero, c’è qualcuno che in maniera maliziosa sostiene il contrario, ma posso assicurare che non è così. Poi c’è un altro errore che si dovrebbe evitare per riprendere in mano la città».

Quale? 
«Non sottovalutare Davide Galimberti. Io sento, anche dentro la Lega, chi dice che “Galimberti non ha fatto niente”, che “Varese, rispetto all’amministrazione Fontana è peggiorata”. Ecco, io invece non sottovaluto Galimberti, prima di tutto perché è il sindaco uscente. Farlo sarebbe un errore».

Parla già da candidato. Anzi, da leader pronto a dare battaglia per riportare la Lega e il centrodestra alla guida di Varese. O ci stiamo sbagliando? 
«Parlo da leghista. Anche perché non ho la presunzione di essere l’unico possibile candidato. Io sono per i giovani e da qui a giugno passerà ancora molto tempo».

D’accordo, ma solo qualche giorno fa, parlando proprio di Varese, come Giuseppe Leoni, anche lei ha sostenuto che ci potrebbe essere un candidato della Lega Nord. La dichiarazione lascia intendere che le idee che ha in testa per la Città Giardino sono chiare. Ci scusi se insistiamo, da leader. Quindi? 
«Nel 2013 io feci la Lista Maroni Presidente per le Regionali che prese il 10% e aveva come motto “La Lombardia in testa”. Con me c’erano anche persone che non erano della Lega, ma credevano e credono che la nostra regione è “in testa” alle classifiche perché è la migliore, anche nel cuore, e quindi, mi scuso per la ripetizione, è fissa “in testa” anche come concetto. Detto ciò, quello potrebbe essere un modello ripetibile per le amministrative di Varese. E quando parlo di un candidato della Lega Nord, invito tutti a non fermarsi ai simboli o ai nomi. Ma a guardare le persone e i programmi, perché per vincere occorrono entrambi. Insomma, più che la forma, la sostanza».

E dopo questo ragionamento diventa un po’ dura dire che non è tentato di candidarsi a sindaco della città in cui è ancor oggi consigliere comunale, non crede?
«Sia chiaro, personalmente credo di essermi già preso nella vita qualche soddisfazione e quindi non sono in cerca di qualcosa per fare carriera politica. E’ vero, sono tentato dal candidarmi, come è vero che devo pensarci con attenzione e che, alla fine, chi deciderà è il consiglio nazionale e federale».

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