«Meglio un concerto che fa discutere di uno annullato per minacce di morte»

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LEGNANOParto da un punto fermo: meglio che nella nostra città si dibatta intorno al concerto di Bello Figo che si è tenuto (nella foto) che registrare l’annullamento del concerto dello stesso cantante per minacce di morte nei suoi confronti, come accaduto, sempre a Legnano, all’inizio del 2017. Sono certo che su questo fatto – e sarei amaramente stupito del contrario – il consenso sia unanime.

Critiche cavalcate a scopo politico

Così come sono certo che chiunque abbia visto in questi giorni che la critica contro questo cantante è stata cavalcata ad arte anche per fini politici: le elezioni incombono e un cantante che sbeffeggia tutto quello che una certa destra ha per anni rappresentato (ma che ha sbeffeggiato pure certi atteggiamenti di sinistra), facendo divertire migliaia di giovani, è un perfetto capro espiatorio.

A Legnano, solo nell’ultimo anno ci sono stati centinaia di eventi culturali e musicali: decine di artisti hanno portato sui palchi testi e opere dai contenuti forti, provocatori, a volte persino molto volgari e mai la Lega aveva fatto una bagarre come in questo caso, arrivando a mettere, senza autorizzazione, volantini sulle panchine rosse in modo del tutto decontestualizzato. Bello Figo può dare fastidio, può suscitare sdegno e ribrezzo, ma non esce mai dalle regole e non genera odio. Altri che si ergono a paladini della morale usano questo personaggio per creare odio, rabbia e calpestare le regole. Di fronte a questa becera strumentalizzazione non si può tacere: quello organizzato dai ragazzi del Salice era un concerto (o, più esattamente, uno show cabarettistico-caricaturale); è diventata una battaglia per la libertà di espressione delle giovani e dei giovani che mi vede dalla loro parte. Come non si può tacere sulle falsità dichiarate riguardo il costo del concerto: non 41.000 euro, che è la spesa complessiva per la tre giorni di festival, ma 5.000 euro.

Silenzio doveroso, ora parola ai legali

Premesso questo, ritengo doveroso dare alcune spiegazioni ai legnanesi. Innanzitutto sul mio silenzio di questi giorni: a fronte della campagna di odio montata a fini politici, in accordo con i ragazzi del Salice, ho ritenuto opportuno tacere tutti per permettere lo svolgimento del concerto nel modo più tranquillo possibile. Lasceremo poi agli avvocati il lavoro per perseguire gli eventuali reati commessi in questi giorni.

Perché, quindi, l’amministrazione comunale ha deciso di non modificare il programma proposto dai giovani del Salice?

Chiunque abbia partecipato alla serata ha potuto vedere coi propri occhi quello che i giovani del Salice ci hanno detto sin dall’inizio: che l’esibizione era più comica che musicale. Non a caso per buona parte dell’esibizione il trapper ha tenuto la scena parlando e scherzando in un botta e risposta con i ragazzi. Lo stesso cantante, in un’intervista presente in rete, lo dice chiaramente: le sue sono provocazioni per far divertire. E, in effetti, ieri sera ho parlato con decine di giovani e tutti, maschi e femmine, erano ben consapevoli della distinzione tra palco e realtà, tra YouTube e vita reale. Tutti erano venuti soltanto per ridere e divertirsi delle sue volute esagerazioni senza essere sfiorati dal pensiero di metterle in atto.

Show pensato per far ridere

Ognuno pensi ciò che vuole sulle modalità con cui Bello Figo fa risuonare i suoi mantra su alcune questioni, anche delicatissime, della vita sociale, come il razzismo, il rapporto con il sesso e così via, ma nessuno può negare che quel suo stile arrivi ai giovani e li faccia confrontare con temi delicati che, fossero proposti loro coi nostri canoni da adulti, non giungerebbero mai a destinazione. In questi giorni ho parlato con persone di età diverse per raccogliere opinioni su Bello Figo e ho riscontrato che è proprio l’età il maggior fattore di discrimine nei giudizi: chi supera i trent’anni non ha alcuna considerazione positiva per il trapper, mentre i giovani dai 15 ai 25 anni lo considerano un provocatore che fa ridere, a dimostrazione del fatto che è ai più giovani che si rivolgono le sue canzoni.

Mi sembra fin troppo chiaro che il trapper voglia farci parlare (e discutere animatamente) di certi argomenti sensibili e altrettanto chiaro è che ci riesca alla perfezione. Non piacciono le sue provocazioni? La nostra città non è certo avara di altre proposte musicali e culturali. Il concerto di Bello Figo è la tessera di un puzzle che, una volta composto, rivela tante forme e tanti colori, quelli delle decine di eventi, diversissimi fra loro e per gusti differenti, che hanno animato l’estate legnanese. In questo puzzle anche i giovani hanno diritto di prender parola e mandare messaggi che possono essere fastidiosi, ma sono parte della loro vita.

Siamo noi adulti a non capire

Se centinaia di migliaia di giovani ascoltano e si confrontano con la volgarità e la scurrilità della musica trap, forse noi adulti dovremmo provare a capire cosa ci stanno dicendo e interagire con questi loro messaggi. Forse dovremmo chiederci il perché di tanta volgarità. Forse dovremmo domandarci perché il sesso sia così sbandierato. Rimuovere queste domande e i messaggi fastidiosi che i ragazzi ci stanno mandando senza chiederci se non siano anche un prodotto di messaggi veicolati dagli anni Ottanta in poi da televisioni, pubblicità e, successivamente, dai social network rischia di essere una scorciatoia inutile. Potremo anche lavarci la coscienza, ma le loro voci resteranno lì a cantare e a sbeffeggiarci. Come cantava De André (non a caso artista più volte censurato dagli adulti della sua epoca): “Per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti”.

In definitiva che cos’è il District festival? È un caso, raro, di evento organizzato da giovani per parlare ai giovani. Da sempre i giovani usano linguaggi provocatori, diversi da quelli degli adulti e anche oggi le distanze sono molto ampie. Non stiamo quindi parlando di una rassegna artistica ideata dall’amministrazione, ma di un evento il cui scopo principale è dare spazio ai giovani facendoli sperimentare e raggiungere obiettivi importanti con la possibilità perché no? anche di sbagliare. Sindaco e giunta non si ergono a giudici, né assegnano patentini di artista a chicchessia. Lungi da noi stabilire se quella di Bello Figo sia arte o meno, perché dove è la politica a stabilire se una certa espressione letteraria, pittorica o musicale possa definirsi arte, lì si è in presenza di una dittatura. Nel Novecento questo è avvenuto in maniera drammatica sotto diversi regimi e questo accade ancora oggi in molti Paesi illiberali. Sarebbe mostruoso – o grottesco, a voi la scelta – se a Legnano si replicasse questo modello.

Tutelata la libertà di espressione

La nostra amministrazione ha inteso tutelare, con la scelta fatta, la libertà d’espressione, requisito fondamentale e distintivo di ogni Paese che voglia, nei fatti, essere democratico. Naturalmente, il fatto di non esercitare il ruolo di censori non significa che per l’amministrazione non esistano limiti. Se il cantante avesse incitato alla violenza e allo stupro (diffamazione più volte ripetuta nei confronti del cantante in questione) non avremmo avuto esitazioni nel rifiutare la sua esibizione in un festival supportato dal Comune. Fissati questi indispensabili paletti, e verificato che non si oltrepassassero, abbiamo voluto supportare la libertà d’espressione e il desiderio dei giovani di essere protagonisti, creando le condizioni perché i giovani potessero dire la loro, non certo imponendo loro dei contenuti.

Da ultimo mi chiedo se fermarsi alla lettura dei testi di Bello Figo non sia una prova di ingenuità (o di strumentalizzazione politica) e se, a una lettura più attenta, non possa sorgere un dubbio: non è che il suo modo scorretto, volgare e irritante serva a esprimere esattamente il contrario di quanto dice? Non è che urlare la ricerca spasmodica di soldi, divertimento e piacere facile voglia insinuare qualche dubbio su una vita esclusivamente dedicata ad apparire SWAG? Pongo questa riflessione nella forma di domanda, senza alcuna pretesa di conoscere la risposta, né di decidere cosa è bene che i giovani ascoltino in un festival pensato da loro e per loro. Ed è una riflessione cui invito tutti. Di sicuro ieri sera i giovani questa domanda me l’hanno posta.

Lorenzo Radice, sindaco di Legnano

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