A Varese la meccanica traina l’occupazione. I dati di Confartigianato

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VARESE – La meccanica traina l’occupazione: in provincia di Varese nessun settore fa meglio e, soprattutto, assorbe tanti giovani con elevate competenze. Proprio quello delle competenze è sia un punto di forza che di debolezza, a fronte della difficoltà incontrata da un’azienda su quattro a inserire personale qualificato nei processi produttivi. Inoltre il comparto, con la sua forte propensione all’export, risente più di altri dell’instabilità, delle guerre commerciali e della politica dei dazi. È quanto è emerso dalla seconda rilevazione annuale dell’Osservatorio per il Mercato del Lavoro di Confartigianato Varese, i cui dati sono stati resi noti ieri, martedì 4 giugno.

La difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro

«Con il 36,62% di nuove assunzioni e il 35,25% del totale delle aziende, la meccanica è uno dei comparti che, nonostante la crisi, si conferma strategico e sul quale è doveroso puntare, con il rafforzamento delle competenze, la sensibilizzazione dei giovani e delle loro famiglie e la formazione continua delle figure già presenti in azienda, specie in considerazione delle innovazioni tecnologiche che stanno investendo il settore», ha annotato Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese, e imprenditore del ramo con la sua Ellebi Snc. Il problema della meccanica è infatti ancora oggi il mismatch, ovvero la difficoltà di incrociare, in un caso su quattro, la domanda con l’offerta di lavoro: «Il dato è evidente nel Rapporto Excelsior e Unioncamere, così come nel nostro Osservatorio». «Per questo, è necessario far arrivare alle scuole, ai centri di formazione post diploma e alle università un messaggio chiaro: non si può più prescindere dalla composizione produttiva del territorio nel delineare i piani formativi e di riqualificazione professionale». Anche perché, nello specifico della meccanica, il bisogno di tecnici c’è: i numeri rilevano che i neoassunti nel 46,5% dei casi hanno meno di 29 anni e, in linea di massima, chi inizia una carriera all’interno delle piccole e medie aziende e nelle imprese artigiane può contare sulla stabilità (i contratti a tempo indeterminato sono il 95,75% del totale) e sulla continuità (i dipendenti con più di 20 anni di servizio sono aumentati dal 12,33% dall’aprile 2016 al 18,3 del marzo 2019). «Segno che le competenze sono un fattore decisivo e lo saranno sempre di più», ha evidenziato Galli.

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Le figure più ricercate

Nel dettaglio delle nuove assunzioni effettuate dall’aprile 2017 al marzo 2019, oltre il 40% sono state fatte in aziende specializzate nella fabbricazione di prodotti in metallo, per mansioni relative a lavori di meccanica in generale (16,5% del totale), di strutture metalliche (6,9% del totale), di utensileria (3,7% del totale) e di porte e finestre (2,9% del totale).
Particolarmente ricercate anche le figure specializzate nella fabbricazione di prodotti elettromedicali (7,2% del totale) e di apparecchi di misura e regolazione (2,9% del totale). «La meccanica, dopo aver subito nel periodo 2009-2013 una flessione del 16,1%, in provincia di Varese ha registrato una performance positiva tra il 2013 e il 2018 con un aumento occupazionale del 5,57% e la tendenza, a giudicare dai dati riferiti ai primi tre mesi del 2019, resta positiva (+0,75%)», ha commentato Giulio Di Martino, Contrattualistica e Bilateralità di Confartigianato Varese. A trainare è soprattutto il triangolo a sud della provincia, con il 64% del totale degli inserimenti concentrati tra Gallarate, Busto Arsizio e Saronno. Meno bene il nord per il quale, come ha detto Galli, «sono fondamentali gli interventi a sostegno dell’occupazione, a cominciare dal progetto di legge Aree di Confine, con cui contiamo di contenere la desertificazione produttiva e la fuga dei tecnici oltreconfine».

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In costante aumento i lavoratori under 25

Sempre in relazione alle assunzioni, l’Osservatorio evidenzia che il 48,5% sono state fatte con contratto a tempo determinato e il 51,5% con contratto a tempo indeterminato. Otre il 90% dei contratti a tempo determinato è stato poi trasformato in tempo indeterminato, a conferma della tendenza a mantenere stabilità nelle aziende e a trasmettere (e valorizzare) le competenze. Una propensione che nella meccanica è addirittura superiore alle media delle aziende artigiane e delle Pmi (+4,7%). A fronte di tali dinamiche, la composizione della forza lavoro nelle aziende del settore registra un costante aumento della presenza di lavoratori under 25 (+30,66%) e una contrazione dei dipendenti con più di 26 e meno di 45 anni (-13,28%). Sempre nel triennio preso a riferimento dall’Osservatorio è cresciuta la presenza di over e, soprattutto, di over 56 (9,87%).
A livello nazionale, la meccanica conta in Italia 179.686 imprese (-0,8% in un anno), e si concentra perlopiù nelle regioni Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Tra le province, è Lecco a guidare la classifica, seguita da Brescia, Vicenza, e Reggio Emilia. Varese è ottava, seguita da Bergamo e dal Verbano-Cusio-Ossola. Altissima la vocazione all’export del settore: 10,2% del totale del Pil (massimo storico dal 2000 a oggi), per un valore stimato in 179 miliardi di euro. Meglio dell’Italia, nell’Eurozona, fa solo la Germania. Tiene il mercato dell’Unione Europea ma frena quello verso i Paesi extra Ue (-2,6%). «Un monito a considerare la meccanica uno degli elementi su cui orientare il massimo dell’attenzione in politica estera», ha concluso Galli.

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