Tragedia di Mesenzana, il parroco: «La preghiera rimane strozzata dalle lacrime»

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MESENZANA – «Abbiamo bisogno di interiorizzare questo momento di grande dolore». Una tragedia che non si riesce a spiegare a parole. Nemmeno il parroco don Michele Ravizza, ci riesce. Sulla comunità di Mesenzana è calato un velo nero ieri mattina, 24 marzo: Andrea Rossin, 45 anni, ha colpito a morte i figli Giada e Alessio, 13 e 7 anni, con un coltello da cucina. La stessa arma che ha usato per togliersi la vita subito dopo. Una scena orribile. Ha scosso i cittadini, ha sconvolto i vicini. Fino al parroco, che conosceva le vittime, volti presenti in oratorio.

«Metabolizzare il dolore»

Don Michele preferisce un silenzio riflessivo alle parole di circostanza. Alle domande, una risposta: «Ora abbiamo bisogno di interiorizzare», commenta. «Il cristiano lo fa con la fede. Chi non lo è, cerca un modo alternativo. Ma è importante metabolizzare questo momento di grande dolore e portarlo al Signore attraverso lo spirito». Oltre che allungare una mano a chi adesso sta affrontando gli strascichi di questa macabra vicenda, cioè la madre Luana. È stata lei a trovare i figli, cadaveri nei loro letti. A cui si è aggiunta l’altra immagine, quella del padre suicida nella sua camera da letto.

Un preghiera strozzata

Il parroco conosceva i figli. Soprattutto Giada, che per un’estate ha dato il suo contributo a organizzare e gestire le attività in oratorio. È in quel momento che ha imparato a capire chi era la giovane 13enne, nella quotidianità che lo ha portato ad avere un legame anche con tutti i giovani che frequentavano – e frequentano – il centro. In questa situazione, l’unica cosa che si sente di dire è che «sono stato contento di averla avuta come animatrice, per come ha vissuto quel periodo in oratorio». Sul suo percorso, però, non si espone: «Tracciare il racconto di una persona non è mai facile. Sintetizzarlo, ancora meno». Adesso si rifugia nei suoi pensieri, per «formulare una preghiera». Quella preghiera che però «rimane strozzata in gola dalle lacrime».

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