Ai Giardini Montanelli messa e rimossa la statua del rivoluzionario Sankara

milano Sankara statua Montanelli

MILANO – Settimana di passione ai Giardini Montanelli di Milano fra polemiche e iniziative politiche o pseudo-tali contro il famoso giornalista morto ormai nel lontano luglio 2001.  Domenica 18 ottobre una statua in ferro dedicata al rivoluzionario anti-colonialista africano – leader carismatico assassinato a soli 37 anni – presidente del Burkina Faso, Thomas Sankara, detto anche Tom Sank, è stata installata da esponenti dell’area antagonista e no-global fra cui il Centro sociale Cantiere e il Comitato per non dimenticare Abba.
L’opera – è stato spiegato dagli ideatori – è stata scolpita da Mor Talla Seck, senegalese della cosiddetta Black Diaspora Art. Alla base una targa con una citazione dello stesso Sankara: “Dobbiamo decolonizzare la nostra mentalità e raggiungere la felicità”. L’installazione si è svolta nell’ ambito della – così è stata definita – chiamata alle arti ‘Decolonize the city’ (Decolonizziamo la città) e segue la decorazione ‘Black lives matter’, letteralmente ‘le vite dei neri contano’ cioè il movimento attivista internazionale originato all’interno della comunità afroamericana impegnato nella lotta contro il razzismo verso le persone nere, dipinta nel campo da Basket del parco Sempione e la rinomina di Corso Colombo in ‘Corso Resistenza Indigena’.
In una nota è stato sottolineato che “Thomas Sankara è un simbolo che parla della realtà dello sfruttamento coloniale e neocoloniale europeo in Africa, ma anche della resistenza e della liberazione del Burkina Faso e del continente” e che “questa statua è un atto di condivisione di sapere, un modo per affermare che non esiste un’unica memoria, un’unica Storia e un’unica Verità. La statua ha trovato posto proprio in Porta Venezia affinché i Giardini Pubblici raccontino una storia che Montanelli – celebrato con una statua nello stesso parco – nascondeva e disprezzava, troppo impegnato a propagandare la purezza della razza bianca. Una storia che nei libri di testo delle scuole e nella memoria di questo Paese non trova ancora spazio.  Si tratta di un’opera collettiva di ricostruzione della storia e dell’immaginario. E’ un’azione di solidarietà globale con i popoli che nel resto del mondo lottano per la loro dignità e i loro diritti. Si tratta della prima statua a Thomas Sankara mai eretta in Italia e il primo monumento pubblico realizzato da un artista africano nella città di Milano”.
Immediata è stata la protesta dell’assessore lombardo alla Sicurezza e all’Immigrazione Riccardo De Corato che già il giorno prima  aveva stigmatizzato l’iniziativa: “I no global hanno agito indisturbati, con il volto nascosto dai passamontagna, e hanno persino trasmesso su Facebook la diretta di quanto stavano facendo. Con l’arroganza di chi è sicuro che nessuno li avrebbe contestati e che le forze dell’ordine non sarebbero intervenute per interrompere questo gesto illegale compiuto in un luogo pubblico. Purtroppo, è andato a vuoto il mio appello ai vertici delle forze dell’ordine affinché impedissero questo scempio. Nonostante fosse stato preannunciato, e persino in piena emergenza Covid 19, le forze dell’ordine non sono intervenute”.
La statua è stata rimossa il giorno dopo, lunedì 19 ottobre.  “È il minimo che si potesse fare dopo aver lasciato il Centro sociale Cantiere agire indisturbato”, ha commentato De Corato. Ma – ovviamente – non è finita qui. Le organizzazioni della “diaspora africana a Milano hanno fatto appello alle autorità competenti, a partire dall’Assessorato alla Cultura, per la restituzione della statua” si legge in un altro comunicato in cui si annuncia, polemicamente, che sabato 24 ottobre ci sarà l’inaugurazione della nuova “Statua che non c’è”, dedicata alla rimozione della memoria coloniale, Alle 17 viene precisato.
“L’Africa – è denunciato – non è una macchia nella cartina del mondo, non può essere rimossa. Esiste non molto lontano, a due passi dal mare, che si chiama Africa. L’opinione pubblica europea sa che da lì partono le imbarcazioni dei migranti, in fuga dalla schiavitù libica o dalle coste del Maghreb. Non molto di più. L’Africa è un continente: più di un miliardo di persone, che presto saranno due. Centinaia di lingue, popolo, identità, culture. All’Europa non piace parlare delle Afriche. Non piace ricordarle come una realtà che esiste di per sé e non è soltanto la rappresentazione degli incubi (siano essi esotici o di rapina) o delle paure. Eppure si sa che Homo Sapiens è nato in Africa, la sua pelle era nera. Si sa che tra le primissime civiltà del mondo la più splendente, per migliaia di anni, nacque nella valle del Nilo, nell’attuale Sudan. Questa rimozione (dai libri di storia, dall’Accademia, dalla toponomastica, dall’informazione) non è soltanto ignoranza, ma timore. L’Africa di ieri parla al comune presente e interroga anche noi europee sulle prospettive future”.
Insomma la ‘guerra’ continua e continuerà nelle prossime settimane. E una copia della statua verrà probabilmente reinstallata e nuovamente rimossa. I temi dell’Africa e di Tom Sank sono molto interessanti, anche se la figura del rivoluzionario-pauperista certamente onesto ha parecchi punti oscuri come le esecuzioni sommarie degli oppositori e le repressioni e i licenziamenti di chi scioperava come gli insegnati (tutto denunciato da Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie internazionali). Francamente la protesta a Indro Montanelli – uomo del suo tempo – sa di strumentalizzazione.

                                          Angela Bruno

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