«Mia suocera morta alla rsa Gonzaga di Gorla e l’sms arrivato dopo 7 giorni»

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CASTELLANZA – “Ho paura che non ci vedremo più”. Sono parole d’addio, di chi forse ha intuito più di altri quanto stava accadendo. «Le ha pronunciate mia suocera in una delle ultime telefonate che siamo riusciti a fare con lei. Poi, il 7 aprile scorso un medico ci chiama e comunica la sua morte. Sospetto Covid. Nessuna certezza, nessuna spiegazione». Chi parla è Mario Rossi, avvocato e amministratore di sostegno al Tribunale di Busto dove assiste una ventina di persone anziane. E la suocera di Rossi è una dei 28 anziani sospetti Covid, deceduti nella rsa Gonzaga di Gorla Minore nelle prime due settimane di aprile.

Rossi, sua suocera muore il 7 aprile. Quando l’avete sentita telefonicamente l’ultima volta?
«Fino al 5 marzo abbiamo potuto accedere alla rsa per le visite ai parenti. Da quel giorno i contatti sono diventati solo telefonici. Ed erano pressoché quotidiani».

Durante le chiamate cosa vi raccontava della situazione interna alla rsa?
«Mia suocera aveva 93 anni ed era ancora in un buono stato di salute. Diciamo che durante le chiamate non abbiamo mai parlato della situazione dentro alla rsa. Se non in alcune occasioni, che credo sia giusto ricordare poiché sono tanti i famigliari che attendono una serie di chiarimenti».

A quali si riferisce? 
«In particolare a tre episodi. Anche mia suocera ci ha raccontato del mancato utilizzo di protezioni da parte del personale. Ma anche del fatto che la sua compagna di stanza aveva da giorni la febbre. E, ci ha detto, che non è stata spostata. E poi quella frase che non dimenticheremo: “Ho paura che non ci rivedremo più”».

Quando avete avuto l’ultimo contatto telefonico? 
«Premetto che fare una diagnosi via telefono è impossibile. Però con il passare dei giorni ci siamo accorti del suo affaticamento sia nel parlare, sia nel respirare. L’ultimo contatto l’abbiamo avuto il 5 aprile. Nessuno però ci ha mai detto nulla. Nemmeno del fatto che forse mia suocera aveva contratto il virus. Due giorni dopo, infatti, muore».

Perché ha deciso di raccontare gli ultimi giorni di vita di sua suocera e di metterci anche la faccia? 
«Abbiamo il diritto di sapere. Ci sono cose, infatti che non riusciamo a spiegare. La difficoltà a comunicare con il personale che stava assistendo mia suocera. Dopo giorni abbiamo ricevuto la chiamata del medico che ci informava della situazione ormai ampiamente compromessa e il giorno dopo è arrivata la chiamata del decesso. Ma non solo».

Ovvero?
«C’è un dettaglio che non torna. Quando un ospite viene sottoposto a esame medico a noi famigliari arriva un messaggio con un link in cui si rimanda alla consultazione della documentazione. Bene, abbiamo ricevuto un messaggio il 19 marzo scorso. Poi più nulla fino al 14 aprile. Ovvero 7 giorni dopo il decesso di mia suocera. Ma non è finita: se tentiamo di accedere al link ci dice che il sito è bloccato».

Quindi che significa?
«E’ proprio quello che vorremmo sapere. Di quale esame si tratta? Quando è stato fatto a mia suocera? Noi abbiamo come diagnosi sospetto Covid. Ma su quali basi lo dicono? Insomma questa storia del messaggio postumo ci sembra quanto meno anomala. Come quella raccontata da mia suocera quando ancora in vita. Davvero era in camera con un’altra ospite con febbre? E poi la grande domanda: da quanto si sa ci sono state rsa in cui non si sono registrati decessi.  La Gonzaga di Gorla era adeguata o stata messa nelle condizioni per affrontare l’emergenza? Anche su questo, chi come noi ha perso un affetto, vorrebbe avere spiegazioni di persona».

Come pensa di ottenere queste risposte? 
«Il punto non sta nello sporgere o meno denuncia. Ma credo che davanti a questa storia si debba riflettere su un fatto non limitato alla situazione della rsa di Gorla, ma più generale. Qua abbiamo perso, o forse è stata sacrificata, una generazione che nella vita aveva già pagato un caro prezzo alla Guerra, alla ricostruzione del nostro Paese e alla costruzione di quanto molti di noi hanno. Un sacrificio che forse ci renderemo conto del suo vero significato tra qualche tempo, poiché credo che ogni anziano che muore è come una biblioteca che brucia».

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