Milano e la Shoah, quelle pietre per un “inciampo” emotivo e mentale

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MILANO – E’ un gennaio importante, e non solo per il Giorno della Memoria che si celebra oggi, 27 del mese in tutta Italia, per Milano che ha deciso di fare i conti con il proprio passato, con l’indicibile orrore della Shoah. Nelle scorse settimane 28 nuove ‘Pietre di inciampo’ sono state posate per le strade della città per ricordare altrettante vittime milanesi, che hanno perso la vita deportate nei campi di sterminio nazista o perché si sono opposte ai regimi. Sono sampietrini, piccoli blocchi quadrati ricoperti d’ottone che ne ricordano il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo della morte se conosciuto, e che ora sono in 21 strade della metropoli, in corrispondenza delle abitazioni dei deportati nei lager che non hanno fatto ritorno alle loro case. Tra le personalità presenti alla posa quest’anno anche l’ideatore delle ‘Pietre di inciampo’, Stolpersteine in tedesco, l’artista berlinese Gunter Demnig.

Con le nuove pose sono salite a 90 le pietre presenti a Milano, in tutta Italia sono oltre 1.300. La senatrice a vita, Liliana Segre, le ha definite “un funerale di pensiero per chi non lo ebbe”. “In queste pietre c’è il fallimento dell’uomo”, ha detto. Questa modalità di ricordo è iniziata in Germania nei primi anni ’90 come reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del nazional-socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali. Grazie ad un passa-parola tanto silenzioso quanto efficace, oggi si incontrano ‘Pietre d’inciampo’ in 26 Paesi europei: la settantamillesima è stata posata a Francoforte il 27 ottobre 2018. Per spiegare la propria idea, Demnig ha fatto proprio un passo del Talmud: “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”.

Obiettivo è un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana – la loro abitazione – invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare, L’episodio decisivo avviene a Colonia nel 1990, quando un cittadino contesta la veridicità della deportazione nel 1940 di 1.000 sinti della città renana, in occasione dell’installazione di un’opera scultorea per ricordarne la persecuzione.

Da quel momento l’artista berlinese si dedica a costruire il più grande monumento diffuso d’Europa. Una iniziativa senza precedenti, che ha superato presto i confini della Germania in virtù della sua originale funzione di stimolo alla coscienza collettiva in molti Paesi europei. Una commemorazione personale e un invito alla riflessione. Un semplice sampietrino quindi, come i tanti che pavimentano le strade delle nostre città, ma dalla forza evocativa senza precedenti, perché collocato davanti alla casa dei deportati: da lì sono stati prelevati, strappati ai loro affetti e alle loro occupazioni, per essere uccisi senza ragione, finiti in cenere o in fosse comuni, privando così i famigliari e i loro discendenti persino di un luogo dove ricordarli.

La piccola pietra di ottone chiama ciascuno di noi che, parafrasando Primo Levi, “viviamo sicuri nelle nostre tiepide case e tornando a casa a sera troviamo cibo caldo e visi amici” a riflettere su quanto sia importante “ricordarsi di ricordare” e vigilare perché ciò che è accaduto non si ripeta. E al ricordo collettivo hanno deciso di prendere parte anche gli alunni della scuola primaria ‘Tito Speri’. Hanno lavorato sulla testimonianza, rappresentata proprio dalle ‘Pietre d’inciampo’, della deportazione degli ebrei ad Auschwitz, documentando in particolare la deportazione di due bambine per le quali viene proposta la posa di una pietra come memoria diffusa dei cittadini rinchiusi nei campi di sterminio nazisti. Il video che ne è stato realizzato è stato presentato ai coetanei di altre scuole delle città e agli studenti più grandi delle medie e delle superiori. Un video delicato, bello e toccante, selezionato e riconosciuto dal Miur, il Ministero dell’istruzione, come miglior lavoro realizzato da una scuola primaria in Lombardia.

Angela Bruno

 

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