VISTO&RIVISTO La cultura come unico antidoto ai soprusi

minchella calopresti aspromonte

di Andrea Minchella

VISTO

ASPROMONTE – LA TERRA DEGLI ULTIMI, di Mimmo Calopresti (Italia, Israele 2019, 87 min.).

Pura poesia. Immagini, suoni, colori che nutrono questo bel film di Calopresti che decide di raccontare la sua terra, le sue origini, la sua anima. La storia di riscatto di una popolazione rurale e ruvida passa quasi in secondo piano, lasciando il posto al tentativo, riuscito, del regista di sottolineare e cristallizzare l’anima degli ultimi, l’essenza più genuina di ciò che è stata l’Italia del dopoguerra.

La storia, che si svolge ad Africo “alta”, oggi abbandonato in favore della parte “marina”, meno impervia, prende spunto dalla morte di una giovane abitante della comunità contadina che, a seguito di complicazioni dovute all’imminente parto, muore mentre alcuni paesani cercano di portarla, per strade ripide e non battute, nella più civilizzata ed attrezzata Africo marina. L’assenza di un medico in quella piccola e laboriosa comunità di agricoltori e pastori, e la mancanza di una strada battuta e comoda che possa collegare il paese arroccato alla costa, spingono gli abitanti del piccolo borgo, dopo ripetute e movimentate richieste al Prefetto, a costruirsi per conto loro la strada che avrebbe potuto salvare quella giovane donna e che d’ora in poi accorcerà le distanze tra loro e la civiltà moderna. Mentre i bambini del paese frequentano la scuola, piccola e fatiscente, dove insegna la nuova arrivata Giulia Tedeschi, una magnifica Valeria Bruni Tedeschi, gli uomini iniziano a dare vita a ciò che potrebbe migliorare per sempre la loro condizione di ultimi del mondo.

A peggiorare la vicenda già estremamente difficile e, a tratti, disumana, ci pensa la presenza del “Don” della comunità, un poco convincente Sergio Rubini, che non vuole che quella strada sia costruita sia perché ogni decisione deve essere approvata da lui, sia perché quel progetto potrebbe indebolire la sua indiscussa autorità. E così i paesani ribelli si troveranno ben presto contro il Prefetto, che non può approvare un simile progetto, e contro Don Totò, che non nasconde possa ricorrere anche alla violenza per risolvere definitivamente quell’ atto ribelle e destabilizzante.

Ma, al di là della vicenda, Mimmo Calopresti, grazie anche ad una sublime e profonda interpretazione del bravissimo Marcello Fonte, ci racconta anche un’altra storia. Ci racconta dell’arte, della poesia, della pittura, della scrittura e, addirittura, dello spettacolo circense come vitali e necessarie fondamenta sulle quali una civiltà deve costruirsi e fondarsi. Al di là della strada, quel piccolo paese può avvicinarsi al mondo grazie all’emancipazione che può arrivare dalla scuola, dall’educazione e dalla conoscenza. Ciccio Italia, U’ Poeta, accompagna i protagonisti dell’intera vicenda come fosse la voce della loro coscienza. Lui costruisce la casa dove morire; lui parla con amore al suo asino; lui organizza uno spettacolo circense per allietare le dure giornate di lavoro e di fatica; lui scrive frasi e pensieri su un quaderno che, forse un giorno, diventerà un libro. Marcello Fonte, grazie alle preziose indicazioni di Mimmo Calopresti, tratteggia e delinea un personaggio a cui ognuno di noi si affeziona sin da subito e che scava, con la leggerezza della poesia e della saggezza quotidiane, dentro le nostre anime e dentro i nostri ricordi più annebbiati di quando eravamo bambini.

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RIVISTO

LA CLASSE – ENTRE LES MURS, di Laurent Cantet (Entre Les Murs, Francia 2008. 128 min.).

Un piccolo capolavoro francese che ci racconta della scuola come trincea, dell’insegnamento come missione in quei luoghi in cui, apparentemente, sembra non esserci più speranza né calore umano. Il bravo Laurent Cantet trasporta su pellicola il bel libro, semi-autobiografico, di Francois Begaudeau che qui ha la fortuna di interpretare se stesso. Le vicende ruotano attorno a Francois, un insegnante alle prese con una difficile classe di una scuola media, e del rapporto che cerca di instaurare con ogni alunno di quella classe così eterogenea e problematica. Anche se le difficoltà saranno innumerevoli e la voglia di mollare tutto è sempre dietro l’angolo, la perseveranza, la passione e la poesia dell’insegnante riusciranno presto a ipnotizzare quei ragazzi che avevano bisogno, soprattutto, di essere ascoltati e capiti.

Un bellissimo spaccato, anche, sulla difficoltà di integrazione tra comunità diverse fra loro. Da rivedere assolutamente.

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