Il parroco di Vanzaghello contro Netflix e la nuova serie tv sui «baby trans»

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VANZAGHELLO – Punta il dito contro la piattaforma streaming Netflix e la sua nuova serie tv l’ultima “crociata” in ordine di tempo del parroco di Vanzaghello, don Armando Bosani. La serie presa di mira è “The Baby-Sitters Club”, disponibile da questo mese per il pubblico statunitense e incentrata sulle vicende di cinque adolescenti (nella foto, tratta dal sito ufficiale della produzione) alle prese con il baby-sitting; ferma e precisa l’accusa: «Promuove il paradigma transgender». Nel quarto episodio della serie, si legge sul settimanale della Parrocchia vanzaghellese di Sant’Ambrogio, «accade che a Mary Anne, una di queste giovani, venga chiesto di occuparsi di Bailey, bambino che ha le sembianze di una fanciulla pur essendo in realtà biologicamente maschio. Della reale identità del bambino la babysitter non si accorge subito. Ne viene al corrente quando, intenta a cambiare Bailey, Mary Anne apre il suo armadio trovandovi solo abiti maschili. “Questi sono i miei vecchi vestiti”, svela a quel punto l’apparente bambina, con un colpo di scena che inizialmente spiazza Mary Anne. Tuttavia, la giovane si riprende in fretta; e lo fa a seguito di un confronto con la sua nuova amica, Dawn, il cui padre è gay».

«La piattaforma USA propaganda i transgender»

L’articolo, non firmato ma pubblicato sul periodico parrocchiale “Il Mantice” di cui è responsabile don Armando, autore in passato di altre severe prese di posizione in tema di libertà sessuale, prosegue: «Degni di nota sono gli argomenti, si fa per dire, con cui Dawn convince l’amica babysitter dell’innocuità dell’essere transgender: “Sei destrimane o mancina?”, chiede. “La prima”, replica Mary Anne. “E se qualcuno provasse a farti fare tutto con la mano sinistra, ti sembrerebbe davvero strano, non è vero? Beh, è così che si sente Bailey. Così come tu sai di essere destrimane, lui sa di essere una ragazza. Tutti vogliamo che il nostro lato esterno corrisponda a quello interiore”, incalza Dawn, con un tentativo di indottrinamento che colpisce nel segno. Dulcis in fundo, per conferire al tutto un tocco di realismo, Bailey è stato fatto interpretare dall’attore Kai Shappley, un bambino di 9 anni che davvero si identifica come una ragazza».

«I minori ultime vittime dell’orientamento progressista»

Insomma, ce n’è abbastanza per concludere che «The Baby-Sitters Club rappresenta un triste salto di qualità nella manipolazione mediatica, laddove per manipolazione si intende una presentazione dei fatti terribilmente di parte rispetto a come essi realmente sono. Non occorre difatti essere psichiatri per comprendere come sia del tutto improprio liquidare un tema delicatissimo come la questione della “disforia di genere” alla stregua di una variante del mancinismo». Del resto, per l’autore dell’articolo «l’orientamento progressista di Netflix non è un mistero per nessuno, dato che, nel corso degli anni, non solo ha proposto prodotti televisivi con personaggi particolari, caratterizzati da storie, tendenze e relazioni “oltre gli stereotipi” (da Orange is the new black a Sense8, da Black Mirror a Jessica Jones) ma si è pubblicamente esposto, per esempio in occasione del Milano Pride del 2018, di cui è stato sponsor ufficiale. Ciò nonostante – conclude “Il Mantice” – alla propaganda trans palesemente indirizzata ai minori, ecco, a questo non si era ancora arrivati».

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