VISTO&RIVISTO Lacci, una radiografia della famiglia italiana

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di Andrea Minchella

VISTO

LACCI, di Daniele Luchetti (Italia 2020, 100 min.).

Daniele Luchetti torna sul luogo del delitto. Dopo averci raccontato la sua famiglia, nel profondo ed emozionante “Anni Felici” del 2013, decide di soffermarsi nuovamente sul complesso e lacerante tema della famiglia, prendendo spunto dal meticoloso e travolgente romanzo di Domenico Starnone, che, insieme a Luchetti e Francesco Piccolo, scrive l’intensa sceneggiatura.

La vicenda ruota attorno ad una famiglia dell’Italia degli anni ottanta che vive in una Napoli anonima e indefinita. Aldo, il capofamiglia, lavora in radio parlando di libri. Vanda, la moglie, è un’insegnante precaria in quell’Italia che si apprestava a tuffarsi negli esplosivi anni ottanta del “boom” e della spasmodica ricerca della libertà individuale. Con loro i due figli, Anna, la grande, e Sandro, il più piccolo. La tranquillità apparente viene sgretolata quando Aldo confessa a Vanda di avere una relazione extra-coniugale. La serenità “terapeutica” di Vanda viene spazzata via con tutte le certezze che la donna aveva costruito, negli anni, con Aldo. Un tifone di emozioni, rancori e ansie si abbatte sulla gracile e dolce Vanda.

Luchetti, dunque, ci racconta di come una famiglia, anni dopo, può comunque trovare un modo per restare “attaccata”. Ritroviamo trent’anni dopo Vanda e Anna che hanno deciso di tornare insieme. La narrazione diventa una miscela tra la famiglia degli anni ottanta e la famiglia di oggi, in cui sono rimasti solo Aldo e Vanda nella grande casa di Napoli. La vita ideale si mischia con la vita reale, fatta di scelte obbligate e di rinunce. Ciò che tiene legati i componenti di una famiglia, spesso, sono quei lacci che sono difficili da spezzare e che tengono uniti ad ogni costo, qualsiasi siano le conseguenze. In questa famiglia le conseguenze si vedono. Scolpiscono in maniera profonda e sconcertante i volti di Aldo, ormai rassegnato, di Vanda, rancorosa ed assente, ma soprattutto i volti dei figli, ormai grandi e indipendenti. Le scelte di Vanda e di Aldo scolpiscono il corpo devastato di Anna, una potente e penetrante Giovanna Mezzogiorno. Lei, la più grande, ha coagulato sulla sua pelle tutto il dolore e la rabbia che quella famiglia, restando unita, ha continuato a diffondere.

Luchetti confezione uno struggente spaccato su tante famiglie che fondano la loro unione su difficili rapporti e precarie relazioni. Spesso quei lacci sono un senso di colpa, sono la paura di abbandonare e di essere abbandonati. Spesso quei lacci sono il contrario di una separazione. Perché la vita è già piena di separazioni e adii. Dunque si cerca di tenere unito ciò che, magari, diventa incompatibile o, forse, lo è sempre stato.

Questo “Lacci” è una potente seduta di psicoanalisi per tutti quelli che hanno vissuto in una famiglia che non è riuscita a seguire un percorso regolare, ma che si è persa ed è mutata in qualcosa di inaspettato e nuovo.

Questo racconto tocca nel profondo del cuore tutti quelli che hanno vissuto sulla loro pelle le scelte difficili e spesso incomprensibili che una madre è stata costretta a prendere davanti ad una tempesta inaspettata e violenta.

Luchetti, che si avvale dei potenti e penetranti Lo Cascio, Rohrwacher, Morante, Orlando, Mezzogiorno e Adriano Giannini, ci descrive perfettamente come le “colpe” dei genitori ricadano inevitabilmente sui corpi piccoli ed indifesi dei figli.

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RIVISTO

L’ULTIMO BACIO, di Gabriele Muccino (Italia 2001, 115 min.).

La consacrazione sentimentale di Muccino. Un film corale che rapisce, commuove ed emoziona senza lasciare nemmeno un attimo di sospensione o di incertezza. La bravura degli attori, tutti, tocca il culmine nella sequenza “cult” in cui Giulia, la più intensa ed emozionante Giovanna Mezzogiorno di sempre, scopre il tradimento di Carlo, un cinico Stefano Accorsi, mettendolo all’angolo e senza via d’uscita. Quella sequenza, potente e profonda, diventa il chiaro e nitido racconto della rottura, della frattura, che ogni relazione tra uomini rischia, in ogni momento, di subire e da cui difficilmente ci si può completamente riprendere.

Il racconto della “fine”, in chiave poetica, sentimentale e romantica. Insomma, un piccolo capolavoro.

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