VISTO&RIVISTO Le pulsioni profonde che diventano un parco divertimenti

minchella nolan visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

WESTWORLD- DOVE TUTTO E’ CONCESSO, di Jonathan Nolan e Lisa Joy (Westworld, Stati Uniti 2016- in corso, 28 X 57-91 min., Sky Atlantic).

Complesso. Articolato. Profondo. Intenso. A tratti incomprensibile. Questo progetto televisivo è tanto ambizioso quanto angosciante. Lo zampino di J.J. Abrams e della sua Bad Robot si vede, e come. L’intuizione e la scrittura del Nolan sceneggiatore, fratello di Christopher, è geniale e scandisce ogni episodio della serie come un necessario e catartico viaggio nelle tenebre più scure dell’animo umano. L’animo raccontato qui è complesso e pieno di zone d’ombra in cui si annidano i desideri e i sentimenti più inconsci e destabilizzanti. Solo dopo l’avvento della psicoanalisi Freudiana è stato possibile immaginare mondi ed epoche in cui dietro l’uomo si nascondevano pulsioni e istinti che avrebbero fatto rabbrividire anche l’individuo più efferato e violento. Questa visione, che il gigante della fantascienza Michael Crichton ebbe negli anni settanta, diventa la colonna portante di una vicenda ai limiti dell’umano che ci tranquillizza, non definitivamente, solo perché ci imponiamo di pensare che l’intera narrazione sia una faccenda “fantascientifica”.

La vicenda, ambientata circa nel 2050, si svolge principalmente in un parco divertimenti, il Westworld, a tema western, in cui facoltosi clienti possono vivere un’esperienza unica nel mondo “antico” fatto di saloon, cavalli, carabine e divertimenti sfrenati. Nel parco, gestito dalla potente Delos, i figuranti sono degli evolutissimi androidi i cui comportamenti vengono controllati e gestiti dal personale del parco che “veglia” dai sotterranei del parco dove si trova “La Mesa”, che si snoda tra sale di controllo, laboratori e magazzini pieni di “figuranti” da riparare o da riprogrammare.

La particolarità del parco, infatti, risiede proprio nella peculiarità con cui sono stati prodotti gli androidi: ogni androide possiede un cervello le cui funzioni e i cui ricordi sono molto simili a quelli del cervello umano. Questi androidi così complessi e quasi umani, poi, vengono inseriti nelle “storie” che si svolgono all’interno del parco e che creano i vari scenari in cui i clienti si inseriscono e agiscono come se stessero convivendo con degli umani reali. Lo scopo dell’esperienza risiede nella totale libertà del cliente di fare ciò che vuole ai residenti del parco. Il problema nasce quando alcuni residenti, forse mal programmati o forse no, cominciano a ricordare le “vite” precedenti, iniziando a sviluppare una sorta di coscienza che li farà sentire come delle vittime, sfruttate e violentate al solo scopo di divertimento degli ospiti del parco.

La narrazione segue la rivolta degli androidi nei confronti dei clienti e di chi il parco lo ha ideato e lo ha finanziato. Tra le figure “umane” incontriamo un angosciante e penetrante Ed Harris, che si cala perfettamente nel selvaggio West interpretando uno dei soci della struttura che da diversi anni ha deciso di abbandonare la vita nel mondo reale per dedicarsi totalmente alla vita di Westworld, e un folle visionario Anthony Hopkins che interpreta il direttore creativo che, come una sorta di “Dio” laico, inventa e ricrea le vite degli androidi e tutte le interconnessioni che ne derivano di conseguenza. Accanto a loro due si muove un cast all’altezza della complessità del prodotto.

Un viaggio apocalittico nella coscienza umana dove il limite tra reale e finzione, tra anima e corpo, è così indefinito da perdersi completamente nelle viscere della terra dove gli umani creano, a volte a loro somiglianza, manichini con un cervello e, misteriosamente, con un soffio vitale che si avvicina molto al concetto umano di anima. Terrificante ed affascinante allo stesso tempo.

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RIVISTO

IL MONDO DEI ROBOT, di Michael Crichton (Westworld, Stati Uniti 1973, 88 min.)0410360241.

Una visione devastante, angosciante ma terribilmente attuale. Crichton scrive e dirige un imperfetto film che racconta dell’ancestrale possibile rivolta delle macchine contro gli esseri umani. La imperfezione del film rende il progetto di Crichton un “cult” che negli anni è diventato un caposaldo della cinematografia fantascientifica mondiale.

Il padre di “Jurassic Park”, che arrivò più di vent’anni dopo, elaborò un interessante saggio “visivo” sulla pericolosità costante e indecifrabile del rapporto simbiotico e dipendente tra l’uomo e il computer. Un Yul Brinner con la faccia bionica, coperta dal suo volto in lattice, resterà per sempre uno dei volti più inquietanti e allucinante del cinema “fanta” di sempre.

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