VISTO&RIVISTO La sconfinata giovinezza di Pupi Avati

minchella avati pozzetto sandrelli

di Andrea Minchella

VISTO

LEI MI PARLA ANCORA, di Pupi Avati (Italia 2021, 100 min, Sky Cinema).

Così attuale. Così antico. Pupi Avati prende il bel romanzo autobiografico di Giuseppe Sgarbi “Lei Mi Parla Ancora-Memorie edite e inedite di un farmacista” e lo cala perfettamente nel contesto storico che il mondo sta vivendo, in cui un virus sta mettendo a dura prova i rapporti tra gli uomini. Girato durante la pandemia, questo piccolo ma intenso film ci racconta dell’amore più profondo e potente che lega per “una vita” due brave persone, due inconsapevoli protagonisti di una storia tanto iconografica quanto evocativa. Nino e Rina diventano una cosa sola, e per 65 anni percorrono insieme la strada, spesso dura ma anche dolce, della vita.

Avati gira un film che vede due registri stilistici che ben si fondano tra loro. Quando ci racconta dell’anziano Giuseppe, un asciutto ma convincente Renato Pozzetto, e dei suoi ricordi insieme alla sua amata Caterina, una commovente Stefania Sandrelli, usa una grammatica classica e consona alla maestosità dei luoghi e dell’intensità delle emozioni. Quando il regista filma il giovane romanziere, uno spontaneo e straordinario Fabrizio Gifuni, incaricato dalla poetica e sofferente Elisabetta, una ritrovata Chiara Caselli, di aiutare l’anziano padre, usa una tecnica moderna, slegata dai canoni classici, come se stesse girando con un telefono cellulare. La narrazione, dunque, si alterna tra la vicenda di Nino e dei suoi nitidi e romantici ricordi, e le vicende confuse e disturbanti dei protagonisti che ruotano attorno all’anziano che non vuole in nessun modo arrendersi all’abbandono da parte dell’amata Rina.

I ricordi, onirici e poetici, sono interpretati dai due protagonisti giovani e belli: Lino Musella e Isabella Ragonese riescono perfettamente, grazie alla regia intimista e minuziosa di Pupi Avati, a commuovere e divertire lo spettatore che si fa completamente trasportare dentro il ritratto di un’Italia che non c’è più, ma di cui spesso si sente fortemente la mancanza. Questo film, che dimostra la freschezza e la modernità di un regista che è sulla scena da più di 50 anni, è una carezza alle nostre anime, ed è anche un attuale resoconto della difficile situazione che stiamo vivendo. Quanti si possono riconoscere nel dolore raccontato da Nino, in quel dolore, cioè, scaturito dall’impossibilità di salutare per l’ultima volta i nostri cari portati via da una malattia tanto assurda quanto crudele. L’impossibilità di elaborare il lutto diventa energia esplosiva che dà vita, in questa pellicola, ad una voglia dirompente di raccontare e raccontarsi per fissare in maniera indelebile i momenti della nostra vita che possano diventare esempio e carezza per tutti quelli che ci hanno voluto bene.

Pupi Avati, grazie anche ad un gruppo di attori pronti a cimentarsi con un racconto molto intimista e commovente, confeziona un’opera necessaria e moderna che diventa universale perché diventa ritratto unico di ciò che davvero conta nella vita di ognuno di noi. Avati ci dona una carezza in un momento così difficile e schizofrenico in cui, ogni giorno, vengono messi a dura prova le nostre certezze e i nostri affetti più cari.

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RIVISTO

UNA GITA SCOLASTICA, di Pupi Avati (Italia 1983, 90min.).

Già in attività da 15 anni, Pupi Avati con “Una Gita Scolastica” ci regala il suo manifesto artistico che contiene gran parte del repertorio tematico e stilistico che il regista bolognese userà nella sua lunga ed eterogenea cinematografia. Qui Avati mette in scena un intenso ed intimista ritratto di un’Italia antica, che spesso diventa ispirazione per le generazioni contemporanee sempre in cerca di tratti stilistici e valori assoluti che sembrano essere evaporati con l’arrivo della tecnologia e della modernità.

In questa vicenda Laura, la protagonista, ormai ottantaquattrenne, davanti ad una vecchia foto della sua classe di Liceo del 1914 rivive, tra sogno e realtà sbiadita, quella che fu per lei la prima vera ed importante esperienza di vita: la gita scolastica che la sua classe fece poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Quella gita diventa tappa fondamentale per diventare grandi, per crescere ed abbandonare definitivamente l’età del gioco e dei sogni. Pupi Avati, grazie ad attori preparati e penetranti, Carlo Delle Piane e Nik Novecento primi fra tutti, ci regala un bellissimo e particolareggiato ritratto di una società così antica ma così vicina ai nostri più profondi ricordi.

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