VISTO&RIVISTO Minari: una storia semplice, poetica e universale

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di Andrea Minchella

VISTO

MINARI, di Lee Isaac Chung (Stati Uniti 2020, 115 min. Sky Cinema).

Una storia semplice. Ma carica di immagini, simboli, sensazioni ed emozioni ancestrali. Il sogno americano declinato nell’immaginazione del regista Lee Isaac Chung che dirige un interessante e profondo viaggio nell’anima di chi desidera, di chi sogna, di chi, in fondo, sa cosa lascia ma non sa cosa trova.

“Minari”, prodotto dal sempre attento Brad Pitt, ci racconta della famiglia coreana Yi che lascia la California per approdare nel lontano e bucolico Arkansas. Qui il capo famiglia, un ingenuo e sognatore Jacob, vuole costruire una fattoria per produrre frutta e verdura coreana da vendere alle sempre più numerose comunità coreane degli Stati Uniti. Siamo negli anni ottanta e il sogno americano è ancora reale e possibile. E soprattutto è alla portata di qualsiasi cittadino, al di la della sua etnia, religione o posizione sociale.

Le uniche difficoltà che il giovane Jacob dovrà gestire sono quelle che la moglie Monica gli sottoporrà: lei, a differenza di lui, non crede che i sacrifici che Jacob vuole imporre all’intera famiglia possano portare ad un risultato sodisfacente. Monica, più pragmatica ed asciutta, crede che una vita “normale” in città sia l’unica possibilità che possano sfruttare. Solo la caparbietà di Jacob e l’arrivo improvviso della madre di Monica, Soon-ja, daranno un inaspettato impulso alla vita della famiglia Yi. Con l’arrivo della burbera ed eccentrica nonna, infatti, i due nipoti, David e Anne, ritroveranno e riscopriranno vecchie tradizioni coreane che con la vita negli Stati Uniti non avevano conosciuto o avevano prematuramente dimenticato. La vecchia Soon-ja cercherà di ricreare una solida e necessaria complicità tra Jacob e Monica sempre in lite tra loro per la dura vita che si vive nella piccola fattoria.

Lee Isaac Chung prende spunto dalla sua vita per scrivere e dirigere una storia evocativa, in cui una famiglia può compiere qualsiasi azione solo se unita e in armonia. Il motore della ricerca della felicità risiede quasi sempre nella capacità di sognare e di cercare sempre una dimensione migliore di quella in cui si vive. Solo guardando con occhi pieni di speranza è possibile compiere il “miracolo” di trasformarsi e di migliorarsi, senza dimenticare le proprie origini o le proprie tradizioni. Nato a Denver, il giovane regista inserisce nel suo film tutta la voglia di raccontare e testimoniare la sua natura e la sua origine che nessuno mai potrà cancellare, anche se lee Isaac è a tutti gli effetti un ragazzo statunitense.

La narrazione è equilibrata e a tratti carica di poesia e dolcezza. Il piccolo David, che diventa l’occhio e l’anima del regista, diventa il filo conduttore di quasi tutto il racconto: il suo cuore batte per tutta la durata della vicenda, scandendo e rendendo viva l’evoluzione articolata delle vicissitudini della famiglia Yi. Possiamo ascoltare il battito del cuore di David che avvolge in una sorta di liquido amniotico tutte le paure e i timori dell’idealista Jacob e della terrena Monica. Interessante notare che la verità, ovvero la capacità di non nascondere mai la vera natura di una cosa o di una vicenda, diventi cifra naturale e costante di tutta la pellicola.

Non c’è mai l’uso di una bugia per nascondere o coprire la reale condizione di salute del piccolo David, o per addolcire la sopraggiunta malattia della nonna ai piccoli nipoti. La verità diventa una chiave necessaria per un percorso di vita comune e duraturo. “Minari” è dunque una storia universale che ci racconta in maniera poetica della religiosità laica che risiede nella natura e nei suoi cicli. Avvicinarsi ad essa è sempre un’esperienza difficile e stancante ma i risultati hanno un valore assoluto in termini di serenità, soddisfazione e semplicità.

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RIVISTO

CAPTAIN FANTASTIC, di Matt Ross (Stati Uniti 2016, 118 min.).

Un affresco potente e provocatorio sulla sclerotizzata società moderna e sulla possibilità di opporsi ad essa. Viggo Mortensen, protagonista assoluto dell’intera politica, interpreta Ben, che decide di vivere, lui e la sua famiglia, lontano dalle grandi città ma nei boschi della costa nord occidentale nello stato di Washington.

I Cash vivono in uno scuolabus e cercano di stare lontani da ogni forma di civiltà, coltivando e occupandosi di piccolo artigianato e cercando di stabilire un continuo e vitale contatto con la natura che li circonda. Solo l’allontanamento improvviso della madre metterà ogni loro scelta in discussione.

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