Mohammad, Abdul, Halima e Sara: storie dei drammi in Afghanistan

bruno action aid

Mohammad, con sua moglie e i loro 9 figli, è arrivato da Khodiymat, un paese della provincia di Faryab. Lui è malato, la famiglia per la maggior parte del tempo mangia solo pane e tè perché tutto il resto è troppo costoso. A Herat invece vivono, è un quasi eufemismo, Abdul e Halima, marito e moglie di 80 e 75 anni che, a causa di problemi di salute non possono lavorare e permettersi di mantenere la figlia e i due nipoti con cui vivono. Sara, 57 anni, a Firozkoh risiede con il figlio, la nuora e quattro nipoti: resistono alla fame come possono. Mohammad, Abdul, Halima e Sara: volti e storie dei drammi dell’Afghanistan che testimoniano l’indicibile.

Nel martoriato Paese dell’Asia meridionale, nelle aree rurali e nelle città le famiglie sfollate in ripari di fortuna dalla scorsa estate affrontano un durissimo inverno, tra temperature in rapido calo e forti tempeste di neve negli altipiani, con la fame che aumenta e gli sforzi per trovare il carburante che riscaldi case e rifugi. Qui, come altrove, opera ActionAid, organizzazione internazionale indipendente presente in oltre 45 nazioni e che insieme alle comunità più povere agisce contro la povertà e l’ingiustizia.

L’ente con il suo staff di operatori umanitari sta raggiungendo circa 10.000 famiglie in quattro province dell’Afghanistan, tra cui Herat, Kabul, Ghor e Balkh, per assicurare ai più vulnerabili aiuti d’emergenza per affrontare il freddo crescente. Sono state avviate distribuzioni di denaro per permettere alle famiglie a rischio di comprare cibo e beni primari per la sopravvivenza come carburante e stufe per il riscaldamento, vestiti pesanti e scarpe, coperte. Le donne stanno ricevendo, inoltre, kit per l’igiene personale con articoli essenziali come sapone e assorbenti igienici. Viene fornito anche supporto psicosociale alle persone traumatizzate e colpite dal conflitto, dalla grave siccità e dalla fame ai massimi storici.

Sudipta Kumar, direttore nazionale ActionAid in Afghanistan, è recentemente tornato a Kabul – è stato spiegato ai giornalisti – dopo aver visitato Herat per supervisionare una distribuzione di aiuti in denaro. “A Herat e in tutto l’Afghanistan, molte stanno affrontando una situazione disperata con l’arrivo dell’inverno – spiega – . Le persone sfollate dagli scontri armati e dalla siccità nelle campagne arrivano in città senza niente, cercano delle vie d’uscita dalla disperazione ma non c’è lavoro, non ci sono mezzi per comprare il cibo, pagare l’affitto e il carburante per riscaldare le case neanche per i residenti”. Le temperature gelide e le tempeste di neve stanno intensificando una crisi umanitaria già devastante, con 22 milioni di persone – più della metà della popolazione – che soffrono la fame e malnutrizione grave. Una crisi destinata a peggiorare con il passare dei mesi invernali.

“Una delle donne che ho incontrato tremava dal freddo mentre mi raccontava che la sua famiglia sta sopravvivendo con Kushk naan cioè il pane e chai il tè. Stiamo dando supporto ad alcune delle famiglie più a rischio, ma ce ne sono molte altre che hanno urgente bisogno di aiuto. Non si può aspettare oltre”, conclude Supdita Kumar. Le donne e le bambine sono le più a rischio di violenza, sfruttamento e povertà estrema perché il recente conflitto, la crisi climatica e la crescente povertà stanno costringendo le famiglie a fuggire verso i centri urbani in cerca di lavoro e sicurezza, esponendole a nuove minacce come i matrimoni precoci e forzati. Le banche rimangono chiuse e la disoccupazione è in aumento. Gli alti livelli di inflazione hanno visto il prezzo di articoli essenziali come il petrolio e il riso salire alle stelle. Anche coloro che ancora hanno un lavoro non possono permettersi di sfamare le loro famiglie.

Dall’inizio della crisi umanitaria di agosto, ActionAid ha attivato unità di emergenza per gli sfollati e le comunità di Mazar E Sharif, Herat e Kabul, portando aiuti a 35.000 persone con interventi salvavita portando derrate alimentari, acqua potabile, servizi igienici e kit d’emergenza per l’igiene personale per donne e ragazze.

Le storie e i volti veri della fame

A Mazar, ActionAid ha incontrato Mohammad che, con sua moglie e i loro 9 figli, è arrivato da Khodiymat, un paese della provincia di Faryab. Mohammad soffre di una disabilità che gli impedisce di fare lavori fisici pesanti e, essendo i suoi figli ancora minorenni, l’unico modo per sopravvivere è l’assistenza dei parenti e delle organizzazioni umanitarie. La famiglia per la maggior parte del tempo mangia solo pane e tè perché tutto il resto è troppo costoso. Grazie ad un sostegno di 6000 Afn, la valuta locale, oggi Mohammad può comprare generi alimentari come farina, olio, riso e fagioli. “E anche se l’inverno è già alle porte ed è necessario anche il riscaldamento – dice Mohammad – la priorità ora è avere da mangiare”.

A Herat invece vivono Abdul e Halima, marito e moglie di 80 e 75 anni che, a causa di problemi di salute non possono lavorare e permettersi di mantenere la figlia e i due nipoti con cui vivono. Con un sostegno economico sono riusciti a far fronte a parte delle spese ospedaliere, e a comprare farina per fare il pane.

“Compriamo solo pane” ci ha spiegato Sara, 57 anni, è stata incontrata a Firozkoh, dove si è spostata nei mesi scorsi con il figlio, la nuora e quattro nipoti. Quest’anno la sua famiglia ha perso il 90% del raccolto di grano a causa della siccità ed è stata costretta a vendere il bestiame per sopravvivere. Sara e la sua famiglia hanno quindi lasciato il proprio villaggio nella provincia di Ghor e sono arrivati nella città di Firozkoh, in cerca di lavoro e aiuto. “Siamo fuggiti per evitare la morte, ma anche qui siamo senza lavoro e durante questo freddo inverno abbiamo bisogno di vestiti caldi, coperte e carburante per proteggerci dal freddo” ha detto.

Il lavoro di ActionAid in Afghanistan

ActionAid è impegnata dal 2002 a fianco delle comunità afgane per difendere i diritti umani e l’empowerment  (la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale) delle donne, l’educazione di bambine e bambini, per promuovere la partecipazione civica, sostenere i mezzi di sostentamento degli agricoltori per fermare l’insicurezza alimentare e la malnutrizione. In quasi 20 anni di interventi sono state raggiunte 3 milioni di persone. Finora i bambini afgani sostenuti a distanza da donatori italiani sono stati 3.049. E sono 190 mila, di cui 92 mila donne e 98 mila uomini, le persone coinvolte dai progetti sostenuti direttamente da ActionAid Italia. Altro obiettivo è rafforzare i diritti delle donne e per combattere le violenze di genere. Ad esempio, solo nel 2018 grazie alle attività realizzate sul campo 3.075 donne membri dei circoli Reflect hanno partecipato a corsi di alfabetizzazione della durata di 9 mesi dopo cui hanno ricevuto il certificato ufficiale dal Ministero dell’istruzione.

Sono azioni concrete, ma ora il freddo e la fame sono ancora più concreti. Il tempo è poco per evitare una strage.

Angela Bruno

bruno action aid – MALPENSA24