Monvalle, crack Intersol: assolti dopo un processo durato 12 anni e mezzo

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MONVALLE – «Mi addolora soltanto il fatto che mio padre non sia qui a vedere l’epilogo di questa vicenda. Ma da lassù sono convinto sappia. E gioisca». Non c’è alcuna retorica nella parole di Alberto Vedani al termine di una giornata, quella di ieri giovedì 18 novembre, che lo ha visto assolto, insieme al fratello, dall’accusa di bancarotta. Il pm della procura varesina aveva chiesto una condanna a 4 anni e 3 mesi per entrambi. Il tribunale della Città Giardino ha pronunciato la sentenza di assoluzione.

Un’eccellenza varesina

«Ringrazio l’appassionata e competente difesa dell’avvocato Corrado Viazzo – dice ancora Vedani – Intelligente in aula quanto umanissimo nella vita di ogni giorno». Quella della Intersol Spa di Monvalle è una straordinaria storia di impresa. Un’eccellenza nella sua concreta produttività uccisa dalla finanza senza etica. «Siamo arrivati ad avere 130 dipendenti – spiega Vedani – Ancora oggi sono grato, siamo grati, dell’opportunità di aver potuto lavorare con professionalità eccezionali. Mi è capitato di incontrare i nostri ex collaboratori; ancora oggi ricordano mio padre e di quanti risultati abbiamo ottenuto tutti insieme nel mondo. Sono rimasti soltanto i ricordi, ma sono stupendi come le persone alle quali ci legano».

La crisi americana

Per capire tutta la dolorosa quanto straordinaria storia di quest’azienda, così simile, purtroppo, a quella di tante altre eccellenze del territorio, va ricordato cosa fosse la Intersol. Una società top di gamma nella produzione di occhiali da sole. Per capirci: Persol, Luxottica, Tom Ford, erano tutti clienti loro. Dalla piccola Monvalle al mondo. Da Hong Kong a Los Angeles: tutti i modelli di punta degli occhiali da sole stra-griffati nel mondo arrivavano dalla provincia di Varese. La ricerca della perfezione aveva portato qui persino il mercato Usa. «Arriva il 2008 – continua Vedani – Il crollo delle banche americane. Noi avevamo molto mercato negli Stati Uniti. I clienti, in difficoltà, iniziano a dilazionare i pagamenti. Le banche italiane ci chiedono di rientrare dall’oggi al domani delle linee di credito». La paura degli istituti di credito italiani ha messo in ginocchio decine di imprenditori di successo. La situazione precipita, ma la famiglia Vedani ha un’idea etica di impresa: «Sino all’anno prima del fallimento mio padre ha versato circa 800 mila euro di beni propri per cercare di salvare l’azienda – spiega Alberto – Era il lavoro di una vita e pesava la responsabilità dei dipendenti. Siamo sempre stati una famiglia; negli anni abbiamo persino garantito con le banche per i nostri collaboratori davanti all’accensione di un mutuo».

Mi addolora che mio padre non sia qui

Nel 2009 il dado è tratto: arriva il fallimento. Inizia la causa civile che poco dopo «vede il giudice darci ragione. Addirittura condanna il fallimento al pagamento di tutte le spese legali». Tra il 2010 e il 2011 la procura di Varese esercita l’azione penale per bancarotta. Prima il padre a processo, morto di Covid due anni fa, poi i due figli considerati amministratori di fatto della società negli ultimi quattro anni. «Il punto è che furono dati per mendaci crediti rilevanti in realtà reali – spiega Vedani – C’erano anche i piani di rientro presentati dai clienti. Avevamo soltanto chiesto di dilazionare il pagamento in quanto in difficoltà. Ma i crediti erano reali: nessuno ha mai messo a bilancio crediti fittizi». Accade che Vedani e l’avvocato Viazzo debbano volare tra Hong Kong e Los Angeles per verbalizzare le testimonianze dei clienti che sì, hanno dichiarato che i crediti erano reali. Non c’era stato nessun magheggio nei bilanci. Nessuna bancarotta fraudolenta, nessun voler fallire con i soldi. Ma anzi i fondi di famiglia erano stati investiti in azienda nel tentativo di salvare quello che, di fatto, è una vita di lavoro. Ieri a fronte di una richiesta di condanna a 4 anni e 3 mesi il tribunale di Varese ha assolto. La fine di un incubo durato 12 anni e mezzo: dal fallimento ad oggi. «Mi addolora soltanto il fatto che mio padre oggi non possa vedere l’epilogo di questa dolorosissima vicenda». Lontano anche l’Appello: il lungo tempo trascorso dall’inizio dell’inchiesta ha fatto sì, nel frattempo, che i reati contestati andassero in prescrizione.

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