Omicidio Morazzone, Salvini: “Chi ha scarcerato il padre assassino dirà qualcosa?”

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MORAZZONE – Dopo l’efferato omicidio del piccolo Daniele, uccisa dal padre Davide Paitoni, 40 anni, con un fendente alla gola nella casa di Morazzone dove il 40enne era ristretto ai domiciliari per il tentato omicidio di un collega di lavoro a fine novembre ad Azzate non si placcano le polemiche. Due gli interrogativi che partiti dai cittadini sono arrivati sino ai vertici della politica nazionale: perché Paitoni era ai domiciliari e non in carcere? E perché visti i fatti violenti di cui si era reso protagonista gli era consentito di vedere il figlio senza nessuna vigilanza?

L’intervento di Salvini

Sul punto interviene oggi il segretario nazionale della Lega Matteo Salvini. «Aveva tentato di uccidere un collega a novembre, ma per il giudice questo non è stato sufficiente per metterlo in carcere. E così ha ucciso il figlio di 7 anni e tentato di uccidere l’ex moglie. Chissà se domani leggeremo un’intervista di questo bravo giudice su qualche giornale?», ha infatti dichiarato il leader della Lega ad Askanews.

Interessato il Governo

Ieri, domenica 2 gennaio, era stato l’onorevole del Carroccio già sindaco di Morazzone Matteo Bianchi a parlare mancato funzionamento di  «più di una questione, in primis la custodia cautelare ma anche il rapporto della tutela sul minore, oltre che le interlocuzioni con i comuni. Non si parlano i vari poteri e le istituzioni tra loro ma se lo avesse saputo il sindaco, che è sentinella, lo avrebbero attenzionato». Bianchi aveva anche annunciato che oggi, lunedì 3 gennaio, avrebbe portato la questione alla Camera e all’attenzione del Governo ai massimi livelli rivolgendosi direttamente al ministro della Giustizia Marta Cartabia.

Più tutele per i minori

Registriamo anche l’intervento di Azzurro donna della provincia di Varese che esprime sgomento per la tragedia per voce della sua referente Rosa Tagliani. La quale si dice concorde l’iniziativa parlamentare di Matteo Bianchi. «Esprimo sgomento per la morte del piccolo Daniele. E pongo la domanda che nasce spontanea: “Come si è potuto affidare un minore ad un genitore sottoposto a detenzione domiciliare? La tutela del minore è stata violata fino a provocare la morte. Concordo con Matteo Bianchi che promuove una interrogazione parlamentare. Occorrono più tutela per i minori, più attenzione agli affidi e, non da ultimo, le visite in ambienti protetti. Non possiamo ridare la vita al piccolo Daniele, ma impegnarci con forza perché non avvenga mai più».

 

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