Busto sfida i disturbi dell’alimentazione: mostra, numero Sos e centro d’ascolto

BUSTO ARSIZIO – «Per tre anni ho visto una persona diversa da mia figlia. C’era un mostro dentro di lei». Ennio Borin è il padre di Giulia, una ragazza di 16 anni di Busto Arsizio che è uscita dall’incubo dell’anoressia, dopo un anno e mezzo nel centro specializzato di villa Miralago a Cuasso al Monte. «Adesso posso dire di stare molto meglio anche se ho ancora un percorso da fare. Ma ce la sto facendo» rivela Giulia, “fresca” di promozione nell’istituto alberghiero che ha ripreso a frequentare dopo due anni senza andare a scuola.

La testimonianza

Giulia Borin, con la sua toccante esperienza, è la “testimonial” scelta dall’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni per presentare la prima serie di iniziative che l’amministrazione comunale di Busto Arsizio ha messo in campo per affrontare il problema dei Disturbi del Comportamento Alimentare, «un fenomeno in crescita esponenziale, con un aumento vertiginoso del numero dei soggetti che affrontano questi disturbi e un abbassamento dell’età media, frutto della presenza dilagante dei social e del mondo virtuale nelle vite dei ragazzi».

La mostra fotografica

L’occasione per lanciare la sfida è la mostra fotografica #iononesisto, promossa e sostenuta dalla Fondazione Ananke di villa Miralago, allestita nel cortile di palazzo Gilardoni con il supporto del Lions Club Busto Arsizio Host. Un progetto voluto da Cinzia Fumagalli, madre di un’ex paziente e presidente dell’associazione dei familiari Ananke Family, e realizzato insieme al fotografo Marco Rilli. «Dopo l’uscita dalla malattia di mia figlia – racconta Fumagalli – ho voluto dare un senso a quello che è accaduto. Con una mostra fotografica perché i ragazzi hanno bisogno di non essere invisibili».

Genitori soli

«Questa è una malattia della psiche che spaventa. E che vergogna – rivela Cinzia Fumagalli – i genitori sono disperati perché non riconoscono più i figli e perché si ammala tutta la famiglia, e spesso preferiscono mettere la testa sotto la sabbia. Quando la si deve affrontare non si sa a chi rivolgersi e ci si trova di fronte a liste d’attesa lunghissime non solo nel pubblico ma anche nel privato». È a partire da questa «solitudine» dei genitori – come la definisce Paola Reguzzoni – che l’amministrazione ha deciso di scendere in campo. «Siamo orgogliosi di essere un passo avanti su questi temi» sottolinea l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, presente con il consigliere comunale Alessandro Albani.

Il numero SOS

Al di là della sensibilizzazione, partiranno anche iniziative concrete di aiuto. Già attivo, a cura del Lions Busto Host, il punto d’ascolto per i disturbi del comportamento alimentare (DCA), creato in collaborazione con il Centro di Studio e Psicoterapia della Persona: un numero Sos (345.6450909) raggiungibile tutti i giorni tra le 12.30 e le 14.30 e tramite messaggio Whatsapp. «Abbiamo deciso di fare qualcosa in assenza di reali risposte alle famiglie che si trovano disperatamente di fronte a questo genere di problema» spiega Alberto Rivolta, presidente del Lions Busto Host.

Il centro d’ascolto

«Faremo corsi di formazione coinvolgendo anche i pediatri – annuncia Paola Reguzzoni – e a settembre apriremo un centro d’ascolto gestito da Ananke Family che avrà sede in via Roma, nei nuovi spazi che affitteremo per ampliare i locali a disposizione dei servizi sociali. Un primo passo, spero ne seguiranno tanti altri». Del resto i professionisti di Fondazione Ananke invitano a «non sottovalutare il problema», come fa notare la psicologa-psicoterapeuta Nikla Bene: «Il binge eating e il rifiuto del cibo da bambini possono celare un disturbo non diagnosticato. Ma io non li chiamerei nemmeno disturbi del comportamento alimentare, perché il cibo c’entra solo nella misura in cui diventa lo strumento per comunicare qualcosa che altrimenti non riuscirei ad esprimere». E il nutrizionista Mattia Resteghini ammonisce: «Improvvisare soluzioni è sbagliato».

busto arsizio disturbi comportamento alimentare – MALPENSA24