Narcoguerra in Messico

COLPITE ANCHE LE PIU' FAMOSE LOCALITA' TURISTICHE

di Alessandro Belviso

Il Messico vive l’ennesima fase di scontri locali tra l’esercito nazionale e gli affiliati dei cartelli della droga, una vera e propria guerra che perdura dal lontano 2006. E da quest’estate anche il turismo è a rischio: lo scorso 21 giugno è stata assassinata una coppia di canadesi in un appartamento nella città di Playa del Carmen, situata nel sud-est del paese, che ha ospitato nel 2021 oltre 13 milioni di viaggiatori. Già a fine dicembre ci sono state sparatorie sulla spiaggia di Cancun che hanno portato all’uccisione di 2 spacciatori. Sembra essere cambiata la tattica dei narcotrafficanti, che adesso puntano a spaventare i visitatori per provocare il governo, mandando in crisi il turismo, uno dei settori più redditizi dell’economia della nazione: oltre il 7% del PIL messicano deriva infatti da queste attività e l’anno scorso il paese è balzato al secondo posto tra le mete più gettonate al mondo, meta ora a rischio a causa della criminalità. Nell’ottobre 2021 la morte di un’influencer indiana e di una turista tedesca in una sparatoria aveva infatti già attirato l’attenzione giornalistica internazionale.

“Nove omicidi su dieci sono legati alla vendita di droga a livello locale. Questo enorme mercato ha scatenato una guerra per il controllo del territorio tra diverse cellule locali delle grandi organizzazioni criminali, tra cui il cartello di Jalisco e quello di Sinaloa”. Il tasso di uccisioni nella regione è di 46 morti per centomila abitanti rispetto alla media nazionale di 27. I presidi della polizia (aiutati dall’esercito)  sono aumentati e non è raro trovare tra gli ombrelloni qualche uniforme con un mitra in mano. Ma l’emergenza persiste anche nel resto della nazione, soprattutto a nord. L’anno scorso si sono registrati 33.308 omicidi totali ma a stupire è l’intensità degli stessi. I narcos sono capaci di azioni di guerriglia vera e propria. Il contrabbando al confine con gi Usa permette loro di scambiare droghe (soprattutto sintetiche) con armi di grosso calibro. E poi ci sono i rapimenti e le estorsioni, sempre più redditizi. Lo scorso 14 marzo il governo degli Stati Uniti ha dovuto chiudere il consolato della città di Nuevo Laredo (al confine con gli USA) dopo essere stato bersaglio di armi da fuoco. Le imboscate e le esecuzioni ai danni dei poliziotti non sono una novità e le autorità devono rispondere con metodi altrettanto brutali, in una guerra strisciante che sfianca il paese. Dal 2006, anno in cui l’ex presidente Calderon ha inviato 6500 soldati nello stato centrale di Michoacan per fermare le violenze, sono stati impiegati più di 45mila uomini che hanno portato all’arresto di molti esponenti del narcotraffico. Ma ad oggi, la spirale di violenza non si è arrestata. Anzi, sta iniziando a coinvolgere anche ignari turisti.