Nasce la nuova Lega di Salvini premier. Maroni: «Io rimango al Nord»

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VARESE – Roberto Maroni, ci sarà, sabato 21 dicembre, al congresso della Lega programmato in un hotel di Milano?
“Sono stato convocato in qualità di padre fondatore della Lega per l’indipendenza della Padania, così come prevede lo statuto. In verità si erano dimenticati di chiamare coloro i quali, nel ’96 a Venezia, proclamarono l’indipendenza della Padania e, di diritto, sono membri dei congressi federali. Poi qualcuno ha fatto presente la situazione e… Cosa vuole, i giovani leghisti hanno perso un po’ di memoria”.

Disappunto evidente, il suo. Ci sbagliamo?
“Penso di andare al congresso anche se non è prevista la discussione politica, com’è logico debba accadere in un congresso. All’ordine del giorno c’è soltanto la riforma dello statuto. Si figuri che eventuali emendamenti, per essere presentati dovranno avere la firma di un minimo di 150 delegati. E, comunque, in caso di approvazione dello statuto non si procederà al voto degli emendamenti. Mi sembra una procedura quanto meno singolare”.

C’è chi accusa: è la democrazia illiberale dei nuovi sovranisti.
“Non la metto così. Per quanto mi riguarda ho partecipato a tutti i congressi della Lega, anche quando ero in dissenso. Nel ’95 mi arrivò addosso un mazzo di fiori con vaso annesso, con la colonna sonora degli insulti di qualche migliaio di militanti. Umberto Bossi mi fece parlare lo stesso: c’era rispetto anche per chi non si dichiarava allineato”.

Invece, adesso?
“Mah, adesso la Lega di Bossi manterrà formalmente la stessa configurazione. La norma chiave è inserita alla fine del nuovo statuto: se il segretario federale si dimette, il consiglio federale nomina un segretario/commissario con pieni poteri, con facoltà di convocare il congresso entro 120 giorni o quando lo stesso consiglio federale deciderà. Cioè, quando? Certo, poi Umberto Bossi rimarrà presidente a vita, ma la situazione non depone per un sereno futuro politico. Di fatto, il nuovo partito, quello di Salvini premier, sarà l’unico legittimato ad operare sul versante politico. Due partiti, uno che corre l’altro nel congelatore”.

Alla vecchia Lega rimarranno soltanto le rogne, come i famosi 49 milioni di euro da rimborsare.
“E non sarà la grana più grossa: si tratterà infatti di trovare i soldi per pagare le rate. Il commissario dovrà invece gestire l’esistente, i sindaci eletti, i gruppi consiliari e tutto il resto. Faccio un esempio: a Varese, i consiglieri comunali resteranno della Lega Nord o diventeranno di Salvini premier? Attraverso quale procedura politico/amministrativa?”

La Lega Nord in verità non morirà, come sostiene Giuseppe Leoni sulla Repubblica. Però…
“Però siamo all’estrema unzione. I militanti, tranne quelli che sono già di là (nel nuovo partito nazionale, ndr) a prescindere, magari per opportunità personale, qualche problema se lo pongono. Il rischio è che a Salvini premier possa aderire chiunque. Conoscendo come si muove la politica al Sud, qualche preoccupazione c’è. Via i soci militanti resteranno i sostenitori, cioè chiunque lo desideri. Ma poi la questione vera è ancora un’altra”.

Maroni, quale?
“Che le istanze del Nord vengano diluite con quelle del Sud”.

La domanda sorge spontanea: lei aderirà alla nuova formazione politica di Matteo Salvini?
“Come tutti sanno ho deciso di fare altro nella vita. Premesso questo, ho la tessera di militante della Lega datata 1987, il mio partito è quello lì. Il nuovo partito? Vedrò. Se il Nord scomparirà del tutto, non credo ci siano le condizioni. Sono convinto che la questione settentrionale sia sempre d’attualità. Credo che si possa fare politica in tanti modi. Il ministro Boccia mi ha voluto nella commissione dell’autonomia. Voglio semplicemente sottolinearlo”.

E dunque?
“Mio figlio mi ha appena fatto leggere un articolo del Corriere della Sera. Il titolo diceva che il divario tra Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020. Il punto è che l’articolo è stato scritto nel 1972. E le questioni sono ancora le stesse. Vero, Salvini ha portato il suo partito sopra il 30 per cento, complimenti. Si può anche pensare che il successo sia dovuto al fatto che è cambiato molto, che si è appunto lasciato sullo sfondo il Nord. Attenzione, però, oggi in politica i successi sono a volte effimeri”.

C’è chi parla di scissione. Maroni, lei da che parte sta?
“Le scissioni nella Lega non hanno mai portato bene agli scissionisti. Poi, non lo so, può anche darsi che succeda. Le elezioni, anticipate oppure no, i movimenti politici in corso e tutto quanto si agita in questi tempi, possono favorire qualunque cosa. Io però non vi aderirò. Rimango nella mia Lega, anche se commissariata. Certo, bisognerà capire se si tratta di un vero commissario o di un liquidatore. Se chiude il partito, mio, di Bossi e di chi stava con noi, deciderò. Ma parlare di scissione mi sembra davvero prematuro. Cosa vuole che le dica, io comunque vada resto al Nord”.

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