Nuove intelligenze artificiali, un webinar di Univa analizza Cina, Usa e Europa

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VARESE – Di fronte alle sfide lanciate dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale Cina, Stati Uniti ed Europa hanno risposto con strategie differenti: le loro linee guida sono state analizzate in un webinar organizzato ieri, mercoledì 25 novembre, dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese in collaborazione con Confindustria Lombardia e Digital Innovation Hub Lombardia. “Artificial Intelligence: challenges and opportunities” si inserisce tra le iniziative dedicate dall’associazione a innovazione e tecnologie, che negli anni scorsi hanno incluso diverse missioni nel mondo per conoscere le più importanti realtà del settore.

Le corazzate Bat e Gafa

«La Cina mette in campo la corazzata Bat, acronimo per i colossi Baidu, Alibaba e Tencent, ma gli Stati Uniti le contrappongono Gafa, formata da Google, Apple, Facebook e Amazon; entrambe si confrontano nei mercati del Vecchio Continente», ha ricordato nell’introduzione Marco De Batista, coordinatore Aree Economiche di Univa e moderatore dell’incontro insieme a Marco Astuti, coordinatore scientifico di TechMission. «L’Europa non ha schierato una corazzata, ma si affida alla “nuvola” di dati e servizi del cloud, con centri di elaborazione dati sul suo territorio; in questa partita il sistema di Confindustria ha aderito al progetto Gaia-X». A definire ulteriormente una geopolitica dell’intelligenza artificiale sono intervenuti per Cina, Stati Uniti ed Europa rispettivamente Denis Bastieri, special advisor per Guangdong, Luigi Congedo, principal del fondo BootstrapLabs, e Massimo Craglia, ricercatore del Ccr di Ispra.

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Il Paese della Grande Muraglia

L’ufficio di Bastieri, docente di Fisica all’Università di Padova, si trova nella cosiddetta Greater Bay Area, «la più popolosa conurbazione al mondo, da sempre all’avanguardia nella tecnologia». E i numeri della Cina, sia quanto a clienti che a beta tester, la rendono un laboratorio per l’innovazione, senza dimenticare che «è il Paese della Grande Muraglia, un progetto che andava oltre le aspettative di vita dei singoli individui che l’avevano iniziato». Come hanno dimostrato i successi riportati nella lotta al Covid dal kit per la diagnosi rapida, uno dei campi nei quali la nuova intelligenza artificiale si è distinta di più è stato quello dell’health care; nella visione dell’Estremo Oriente è benvenuta, e considerata un modo per semplificare la vita. «Dovrebbe essere “universa universis”, cioè tutto per tutti: una tale risorsa non può essere limitata geograficamente. Un punto di riferimento in tal senso è la piattaforma PaddlePaddle di Baidu».

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Una guerra di talenti

«Le intelligenze artificiali sono il nuovo modo di costruire il software e tra dieci anni non se ne parlerà più, così com’è successo con il cloud: diventeranno degli standard». Come ha spiegato Congedo dalla Silicon Valley, si è passati «dall’automatizzazione dei sistemi a sistemi in grado di prendere autonomamente decisioni», essendo impossibile per l’uomo riuscire a studiare e comprendere le correlazioni tra innumerevoli dati calcolati. E all’orizzonte, in quest’ambito, più che una guerra tra Cina e Stati Uniti, si profila «una guerra di talenti, perché ce ne sono pochi»: le grosse aziende assumono infatti i professori. Un altro nodo da sciogliere è l’elevato costo richiesto in termini di energia per elaborare tutte le informazioni: per produrla sta nascendo una nuova e complessa rete decentralizzata. Tuttavia la prospettiva finale non è di una lotta tra uomo e macchina, ma di «una loro partnership all’insegna del motto “do more with less”».

«Impossibile regolare tutto il firmamento»

«Di fronte a colossi come Cina e Stati Uniti, per l’Europa è necessario dotarsi di un apposito quadro normativo, oltre che potenziarsi per avere alternative dignitose», è stata l’indicazione di Craglia. «I dati ora elaborati dalle intelligenze artificiali sono per l’80% personali e per il 20% industriali. Si prevede che in futuro le percentuali si invertiranno: occorre creare una propria sovranità a riguardo». Tenendo conto che «è impossibile cercare di regolare tutto il firmamento: la via da seguire è individuare le aree di applicazione distinguendo quelle con un rischio oggettivamente superiore, come nel caso della sanità rispetto alla logistica». A lanciare la sfida sono anche le disuguaglianze nella preparazione delle risorse umane che, quanto a scienza e tecnologia, vedono messo male il Sud del continente: «Se viene fatta formazione bisogna anche creare le condizioni perché il lavoratore resti a casa sua, evitando fughe di cervelli. Il futuro non è scritto, sta a noi farlo; altrimenti saranno altri a farlo per noi».

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