Olgiate, didattica distanza non per tutti. «Mio figlio a casa senza lezioni»

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OLGIATE OLONA – Didattica… a distanza per tutti, lontanissima per gli alunni con disabilità. I quali, tra i giovani in età scolare, sono quelli che pagano un dazio più pesante degli altri. Le lezioni via video e i mezzi tecnologici non sono sufficienti per colmare il gap di competenze intellettive o manuali. E ciò che per la maggior parte diventa didattica smart, per chi ha difficoltà si trasforma in una vera e propria barriera architettonica. Virtuale, ma ancora più insormontabile dei dislivelli fisici: di là i compagni a lezione da casa, di qua la solitudine di un alunno con difficoltà.

Didattica a distanza per tanti. Per qualcuno lontanissima

Chi racconta l’esperienza del primo, ma soprattutto di questo secondo lockdown, di un figlio con difficoltà è Andrea Gambini, cittadino olgiatese, il quale prima di tutto tiene a sottolineare: «Non voglio fare del mio caso una questione personale. Voglio invece rendere pubblica questa situazione che accomuna tanti papà e tante mamme, ma soprattutto tanti ragazzi, che nel primo lockdown hanno subito di fatto un isolamento che si sta ripetendo in sostanza anche ora».

Come avviene quindi la didattica a distanza per un alunno con difficoltà? «Se prendiamo come esempio il caso che mi riguarda, mio figlio ha sedici ore la settimana in presenza in aula con l’insegnante di sostegno. Il resto a casa. Con la possibilità di collegarsi, poiché gli strumenti non sono il problema, ma senza che si possa in realtà fare poiché occorre avere una dimestichezza e un’attenzione che Giacomo ha in misura ridotta». Ma c’è chi è messo peggio: «A Olgiate le ore di sostegno sono 16 poiché c’è la compartecipazione sia della scuola sia del Comune. Ma ci sono scuole che possono garantire un numero inferiore con l’insegnante dedicato all’alunno. Insomma un grande problema per le famiglie».

Non c’è soluzione, possibile?

Problema che però potrebbe avere una soluzione, ovvero i professori di seconda e terza media in queste settimane di didattica a distanza sono in aula di fatto in solitaria, quindi garantire la lezione in presenza agli alunni con disabilità, che il più delle volte si riducono a un’unità per classe, non creerebbe alcun problema sotto il profilo della garanzia della sicurezza sanitaria. Tanto che le ore di sostegno vengono svolte tutte in presenza. «Ma – continua Gambini – a quanto pare non è così. Sembrerebbe che i docenti facciano lezione non in aula. Il che significa anche ad esempio non sfruttare a pieno la tecnologia come le lim che renderebbero ancora più smart la lezione per chi segue da casa e darebbe la possibilità a mio figlio e a tutti gli altri che sono in condizioni simili di usufruire di una didattica più alla loro portata».

Un problema che fatica ad emergere

Quello degli alunni disabili e delle loro difficoltà nel seguire la didattica a distanza è un problema sommerso sotto la massa di dati quotidiani dei contagi, dalla pioggia ininterrotta di notizia sugli scenari Covid che mutano di ora in ora e dall’ansia diffusa a tutta i livelli. Tanto che fatica ad emergere al punto che non ci sono né dati né indicazioni ad hoc a livello di Ufficio scolastico territoriale.

E la conferma anche dal dirigente dell’Ust Francesco Carcano, il quale spiega che «L’avvio della d.a.d. in questa seconda ondata Covid è stata tecnicamente indolore. Non si può invece negare l’impatto dovuto al fatto che è cosa ben diversa poter seguire in aula la lezione». Mentre per quanto riguarda appunto gli alunni in difficoltà spiega che «ogni bambino ha le proprie caratteristiche e rappresenta un caso unico. Il Dpcm su questo punto è molto chiaro poiché dà indicazione di organizzare didattica in presenza, quindi le attività di inclusione continuano per questi alunni». Ma forse, se le attività di inclusione sono da intendersi le ore di sostegno, non bastano. Infatti Carcano conclude: «In considerazione delle disponibilità dei docenti per via delle quarantene, su questo tema è il singolo dirigente scolastico che predispone la didattica poiché conosce al meglio la situazione degli alunni della scuola».

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