Olimpiadi 2026 come l’Expo, occasione di crescita per la Lombardia. I numeri

MILANO – Una nuova possibilità, per Milano e la Lombardia, grazie alle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026: come fu per l’Expo del 2015, «è un treno da non perdere per rendere ancora più attrattivo il nostro territorio nel lungo termine. Non si tratta solo di posti di lavoro, turisti e gettito fiscale, ma di capitale umano, persone che avranno voglia di investire e produrre qui da noi». A sostenerlo è Marco Percoco, direttore di GREEN (Centre for Geography, Resources, Environment, Energy and Networks) all’Università Bocconi di Milano, il centro che si è occupato di redigere lo studio sull’impatto economico in Lombardia dei giochi olimpici. Ovvero non solo quanto le Olimpiadi del 2026 costeranno al territorio, ma soprattutto quanto se ne ricaverà.

milano cortina olimpiadi percocoDenaro e lavoro con i Giochi

Che Milano-Cortina sia una grande possibilità di promozione del territorio a livello internazionale è innegabile. Ma accanto all’evento in sé, denaro e lavoro sono le due variabili da sottolineare. Dal Cio arriveranno circa 844 milioni di euro per la realizzazione e la ristrutturazione degli impianti. Il costo totale stimato per la realizzazione dei giochi è di poco meno di due miliardi. Quanto rientrerà nelle tasche dei lombardi lo ha messo nero su bianco Percoco, sestese d’adozione e direttore del centro di ricerca della Bocconi che si è occupato della fattibilità economica per la Lombardia, così come i colleghi della Ca’ Foscari hanno fatto per il Veneto. Quattro i fattori al centro dell’analisi del GREEN: Pil, valore aggiunto, posti di lavoro ed entrate fiscali: «Contiamo di ricevere quasi la stessa cifra che verrà spesa. E nello specifico, si tratta di circa 3 miliardi di Pil, quasi 2 miliardi di valore aggiunto, 35mila posti di lavoro (principalmente legati alla costruzione degli impianti, e quindi non necessariamente stabili) e 320 milioni di gettito fiscale».

Come l’Expo del 2015

Le Olimpiadi sono un evento prettamente sportivo, è vero. Ma possono avere delle ricadute a lungo termine «così come è stato per l’Expo – spiega ancora Percoco -. Conosco persone che sono ritornate a Milano dopo averla visitata nel 2015, e l’hanno trovata stravolta. Ovviamente in meglio. Grazie a Expo sono rinati quartieri – penso a Porta Garibaldi – e nella gente è nata una nuova voglia di stare fuori, di vivere la città. Se prendiamo ancora quello stesso treno con le Olimpiadi possiamo creare una nuova stagione di sviluppo per il nostro territorio». Sviluppo che, potenzialmente, non è circoscritto soltanto alla città di Milano: «Anche tutto ķil Varesotto potrebbe essere coinvolto: parliamo di distanze minime fra Milano e città come Gallarate, Busto, Sesto Calende, che, banalmente, dei mezzi di trasporto perfettamente efficienti potrebbero annullare. E allora sì che potremo parlare di territori, di città, davvero ricchi: non dal punto di vista economico, almeno non soltanto, ma perché attrattive per la loro qualità della vita. Servizi alla persona, scuole, parchi e luoghi di ritrovo all’aperto, che a loro volta portano le persone, i talenti, sul territorio. Milano sta andando in quella direzione ma può correre di più. E la Lombardia tutta può e deve investire, per questo, sulle Olimpiadi».

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