Olona, il direttore generale di CAP Holding: «Unico nostro errore, la comunicazione sui lavori»

olona inquinamento depuratore canegrate

LEGNANO – «Le richieste ricevute in questi giorni hanno indicato l’opportunità di una estensione dell’informazione, di cui si terrà conto in futuro. È quanto afferma Michele Falcone, direttore generale di CAP Holding, la società che gestisce il depuratore di Canegrate finita al centro delle critiche di cittadini, comuni e associazioni per i lavori avviati lunedì scorso che hanno comportato il fermo dell’impianto e il conseguente afflusso nell’Olona degli scarichi fognari non trattati di 150.000 abitanti. Un disastro per alcuni evitabile, ma non per Falcone, che in una relazione tecnica che Malpensa24 è in grado di fornire ribatte punto per punto ai rilievi e ai suggerimenti avanzati, affrontandoli sempre su un piano squisitamente tecnico.

Falcone: «Intervento autorizzato, complicato da materiali sedimentati»

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«Il fermo programmato – esordisce la relazione – che aveva la durata prevista di 12 giorni ma che dovremmo riuscire a ridurre, è stato autorizzato dalle competenti autorità» e «deve ritenersi conforme al miglior livello tecnico possibile, anche e soprattutto in tema di riduzione dell’impatto ambientale. Analogamente rispettose delle richieste della legge sono state le comunicazioni preventive». Per i lavori di adeguamento del depuratore, del costo complessivo di 2.749.021,71 euro, «i diversi allegati all’autorizzazione metropolitana – precisa Falcone – già prevedevano la possibilità di utilizzare il punto di scarico come by-pass di emergenza dell’impianto, in caso di guasto o manutenzioni che rendessero assolutamente indispensabile tale procedura e a condizione che con congruo anticipo ne fosse data comunicazione, in particolare a Città metropolitana di Milano ed ARPA». Purtroppo criticità degli interventi emerse durante verifiche sul campo «hanno evidenziato una volumetria rilevante di materiale sedimentato, con conseguente impossibilità di tenuta delle paratoie e quindi dell’infattibilità di “esclusione” dei comparti di grigliatura come previsto in progetto».

«Dirottati a Parabiago i reflui di Cerro Maggiore»

Nel rispondere ad alcune domande che sono state poste all’azienda in questi giorni, il dg di CAP Holding sottolinea come i lavori «sono stati il frutto dell’analisi di varie opzioni progettuali, specialmente nella scelta delle tempistiche e degli impatti che abbiamo cercato per quanto possibile di limitare, consapevoli della necessità dell’intervento. La scelta progettuale in fase di esecuzione non ha, purtroppo, potuto considerare alcune alternative» suggerite, quali: la possibilità di convogliare i reflui generati dall’agglomerato di Canegrate verso altri depuratori quali Parabiago o Pero, «per limiti nella capacità di trattamento di impianti dimensionati per carichi generati già da altri agglomerati, per limiti idraulici delle condotte fognarie e per livelli altimetrici delle infrastrutture. Tuttavia tale possibilità è stata attuata per la quasi totalità dei reflui provenienti dal comune di Cerro Maggiore, temporaneamente convogliati verso il depuratore di Parabiago; la possibilità di lavorare su sezioni distinte delle fasi di grigliatura e dissabbiatura… poiché tali sezioni sono comuni alle successive sezioni di trattamento ed eventuali lavorazioni a mezzo di paratoie mobili non erano possibili in quanto la massiccia presenza di sabbie depositate sul fondo non permetteva la tenuta stagna delle lavorazioni, con rischi per la sicurezza delle lavorazioni; la possibilità di utilizzare ulteriori apporti da invasi realizzati con la finalità di proteggere il territorio in caso di piene a seguito di precipitazioni [come la diga di Gurone, nda]».

«Primi campioni evidenziano impatto positivo della diluizione nel fiume»

Infine, Falcone rimarca come «la diminuzione delle ore di luce nel mese di novembre non avrebbe permesso l’organizzazione delle attività su turni da 12 ore, causando un ulteriore prolungamento dei giorni di fermo necessari per l’esecuzione in sicurezza dei lavori». In ogni caso, «i primi campionamenti effettuati sul fiume Olona in data 24 e 25 settembre evidenziano il positivo impatto dell’effetto diluizione sul fiume nelle attuali condizioni climatiche».

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