In via Parona a Busto riaffiorano anche i resti di una piazzetta. Tutto verrà coperto

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BUSTO ARSIZIO – Scavi di via Parona: ci sono alcune certezze e una novità. La certezza è che i resti venuti alla luce ieri, martedì 24 luglio, sono proprio i pezzi delle mura che cingevano l’antico borgo e la cui datazione non è certa, ma è molto antica. Più antica di altri pezzi di mura, riaffiorati qualche ora dopo e che secondo la sovraintendenza sono databili attorno al 1500.

I reperti storici scoperti per caso l’altro giorno durante gli scavi per la posa del teleriscaldamento continuano a regalare sorprese. Innanzitutto si tratta di pezzi di mura costruiti in due epoche differenti. Alcuni dei tratti venuti alla luce appartengono proprio all’originaria recinzione muraria costruita a protezione del nucleo storico di Busto. Altri, invece, che si intersecano con i più antichi, sono stati eretti in un’epoca (si fa per dire) più recente, ovvero attorno al 1500. E secondo gli approfondimenti della Sovraintendenza e le comparazioni fatte su documenti storici, tra cui il Catasto Teresiano, avevano la funzione di delimitare delle piazzette, realizzate proprio attorno alle mura più antiche.

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A spiegare cosa è venuto alla luce dagli scavi a due passi da Villa Tovaglieri è Daniela Locatelli, funzionario archeologo della Sovraintendenza e responsabile della provincia di Varese: «Possiamo parlare di reperti la cui edificazione risale a due periodi differenti. Sono, infatti, riaffiorate le mura antiche, la cui datazione ancora non è certa e tratti di mura che sono più recenti, come testimoniano i documenti e il rinvenimento di alcuni frammenti di ceramica».

Tra ieri e oggi, un archeologo ha lavorato in loco sulla scoperta e ha effettuato tutti i rilievi del caso, recuperando alcuni frammenti di materiale e documentando il tutto con fotografie. Questo perché una volta completata l’archiviazione e la registrazione della scoperta, il tutto tornerà dove è rimasto per secoli, ovvero sotto terra. «E’ la soluzione idonea per scoperte di questo tipo – spiega la referente della Sovraintendenza – stiamo parlando di reperti perfettamente conservati, ma anche molto compromessi dall’edificazione che è stata condotta negli anni. Ricoprirli poi permettere di mantenere inalterato il microclima in cui sono rimasti per secoli ed evitare di mettere quelle strutture antiche sotto stress. In ogni caso abbiamo fatto tutti gli studi e recuperato tutti i reperti e i dati necessari qualora, in futuro, si debbano effettuare ulteriori indagini».

La scoperta storica non ha neppure intaccato il lavoro di posa dei tubi del teleriscaldamento, che sono stati posati e fatti passare nel punto in cui le mura hanno presentato un’interruzione.

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