Partiti di plastica, elettori in fuga. Serve una svolta

elezioni partiti legge

di Luigi Patrini

Le recenti elezioni amministrative hanno dimostrato ancora una volta quanto sia debole, inconsistente e poco autorevole una politica in cui i partiti siano di plastica. Così la politica, priva di una classe dirigente seria e credibile, si degrada sempre di più.

Certo le eccezioni non mancano, ma è inevitabile constatare che la maggior parte degli attori politici, se fosse costretta ad uscire dall’ambito politico e dai suoi privilegi, sarebbe priva di un mestiere. Un tempo non era così: se Aldo Moro o Amintore Fanfani avessero lasciato la politica – ha notato un attento osservatore – avrebbero comunque avuto un mestiere per guadagnarsi da vivere. Sarebbe così anche per Draghi, ma non certo per tutti i suoi ministri e, men che meno, per i tanti personaggi sconosciuti che siedono in Parlamento e che, davanti alle telecamere, ci ripetono quotidianamente frasette generiche, senza spessore e prive di credibilità.

A me capita istintivamente di non apprezzare molto chi fa la politica per mestiere, perché finisce per legarsi al potere per convenienza, non per offrire un nobile servizio ai suoi concittadini. Così si rende impossibile un serio e fisiologico ricambio della classe politica e, soprattutto, si incrementa ulteriormente la disaffezione del popolo elettore: nei primi decenni della Repubblica le percentuali dei votanti erano sempre molto elevate; oggi le vediamo calare continuamente, sia nei grandi Comuni che in quelli piccoli e medi. Evidentemente cresce la sfiducia verso la politica e chi la pratica. Per vincere basta il 51% dei consensi, ma se ha votato solo metà degli elettori, che autorevolezza può avere chi ha avuto solo il 25% reale dei voti?

Occorre affrontare rapidamente due nodi fondamentali, che sono lo snodo decisivo per una democrazia vera: la legge elettorale e una legge sui partiti.

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Luigi Patrini

I partiti sono strumenti fondamentali di mediazione tra le Istituzioni e la società civile (fatta da persone e associazioni a cui esse danno vita). Occorre una legge che regoli il loro finanziamento pubblico con garanzie ferree che assicurino la corretta gestione dei fondi e, soprattutto, il carattere democratico della vita interna ai partiti. Sarebbe opportuno che la legge fissasse regole per l’adesione ai partiti e per il loro statuto democratico; sarebbe utile, ad esempio, dare linee guida di massima per regolare l’elezione interna della classe dirigente, per le procedure di formazione delle liste elettorali, per allontanare persone che abbiano violato la legge, per assicurare una vita interna democratica: anche i partiti avrebbero così un vero “ordinamento interno a base democratica”, come la Costituzione richiede, ad esempio, al Sindacato (art.39).

Nei partiti si dovrebbe discutere e imparare a confrontarsi in modo costruttivo, abituandosi a sentire il parere di persone più competenti, ad affrontare i problemi concreti delle comunità locali, regionali e nazionale; si capirebbero punti di vista diversi dal proprio e si formerebbero persone più inclini al dialogo e alla collaborazione, costruendo, a poco a poco, classi politiche più competenti, più costruttive e più capaci di avere attenzione al vero bene comune delle comunità. La vita politica ne sarebbe avvantaggiata, perché sarebbe meno “gridata” e più concreta, più capace di quel “compromesso” (cum+pro+mitto = mando avanti insieme) che consiste nella capacità di rinunciare a qualcosa per avere più forza, unendo le proprie forze a quelle di altri, per conseguire un più alto obiettivo comune.

Oggi il compromesso è spesso coincidente con l’inciucio cioè con il perseguimento di obiettivi che interessano a qualche gruppo minoritario con danno di altri gruppi e di altri legittimi interessi: l’inciucio, infatti, è sempre nella logica dell’evasione fiscale: se evado il fisco ne ho vantaggio io, ma gli altri devono pagare di più; questo è davvero immorale e la politica che dimentica l’interesse e l’impegno per il vero “bene comune” è sempre perversa e dannosa, nei tempi medio lunghi, anche per chi la pratica. Il dramma ecologico che l’umanità sta attraversando ne è specchio e conferma: lo sfruttamento della natura avvantaggia certamente qualcuno, ma mette in difficoltà gli stessi figli e nipoti di quanti ne sono stati avvantaggiati: i figli e i nipoti, non i loro discendenti che vivranno fra mille anni!

Anche una riforma della legge elettorale sarebbe quanto mai opportuna: le attuali leggi, cambiate troppo frequentemente, sono di dubbia costituzionalità: ci privano della reale possibilità di esprimere le preferenze per chi riteniamo migliore e chi è eletto nelle istituzioni non può in alcun modo sentirsi espressione reale degli elettori. E’ necessario introdurre la possibilità di più preferenze: devono essere almeno due, perché si possa votare chi si ritiene “il più valido” e chi si conosce di persona. A parte il fatto che oggi si riducono solo a due le opzioni sessuali, con grave “sconforto” per il povero on. Zan, cosa interessa che l’eletto sia uomo o donna? A me interessa votare – uomo o donna che sia – la persona che reputo più adatta per la sua esperienza e la sua storia, e dare un voto anche a un giovane che conosco, di cui ho sentito parlare bene, che ha voglia di impegnarsi seriamente.

Riforma della legge elettorale, rilancio del partito politico: ecco due questioni utili per il bene comune! Purtroppo restano un sogno, perché l’attuale classe politica non ha alcun interesse ad un cambiamento vero. Forse è sempre stato così, ma reputo vergognoso per il nostro Paese che i media parlino “tranquillamente” dei membri del Parlamento, l’organo supremo della democrazia, come di gente che traccheggia e spera di non essere mandata a casa prima di aver conseguito il diritto alla pensione.

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