La politica è a un bivio. Se sbaglia strada sprofonda il Paese

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di Luigi Patrini

Credo che la politica italiana si trovi oggi davanti ad un bivio, decisivo per il futuro del nostro Paese e per il vero bene comune, ma decisivo anche e, forse, soprattutto per la politica stessa, che dovrà avviarsi verso una scelta di serietà e servizio (come dovrebbe essere), oppure continuare sulla strada della autoreferenzialità e della menzogna. Questa seconda scelta le potrà essere fatale, perché la porterà al suicidio, ma sarà fatale anche per il Paese, nel quale la democrazia sarà sempre più solo un regime virtuale, perché anche la scelta di un quotidiano o di un programma televisivo, pubblico o privato che sia, omologheranno il “pensiero” (ma …si chiamerà ancora così?) dei singoli cittadini al pensiero unico del Potere dominante e saremo “drogati” da dibattiti, talk show, pubblicità e …campionati di calcio sapientemente distribuiti durante tutte le sere della settimana.

Sarà l’avverarsi della profezia del Nobel per la letteratura Czesław Miłosz, il grande poeta polacco che, quasi mezzo secolo fa, riconobbe amaramente che “Si è riusciti a far capire all’uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata”. In quegli stessi anni Aleksandr Solzenicyn scriveva ai popoli dell’Occidente europeo: “Noi che proveniamo dall’URSS guardiamo all’Occidente odierno (…) come se guardassimo dal vostro futuro, o guardassimo al nostro passato di settant’anni fa che incredibilmente si ripete”. Il noto dissidente sovietico giustificava il suo giudizio con due affermazioni radicali; la prima: quella secondo cui caratteristica principale del XX secolo è il fatto che “La gente ha dimenticato Dio, tutto quel che avviene ne è la conseguenza”; la seconda: «Tutte le tirannie prima del comunismo esigevano solo “quel che è di Cesare”, mentre il comunismo esige che gli venga dato anche “quel che è di Dio”».

Questa lunga premessa per dire che oggi la nostra politica deve decidere su un piccolo particolare (per la verità, però, molto importante per il Paese!) che la costringerà a fare una scelta decisiva per capire le intenzioni reali degli attuali protagonisti della scena politica: la “pietra d’inciampo” sarà il destino di Mario Draghi.

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Luigi Patrini

Draghi è stato osannato da tanti in Italia; molti all’estero ce lo hanno invidiato per la sua indubbia autorevolezza: ha servito il Paese in modo eccellente. Certo neppure lui è perfetto: può aver fatto errori, ma nel complesso, soprattutto se messo a confronto con una classe politica abbastanza screditata, inconcludente e ripiegata su sé stessa, il giudizio su quanto ha fatto è ampiamente positivo. Mattarella, scelto dal PD di Renzi, sarà ricordato come un grande Presidente: “non era considerato un predestinato ma ha una lunga storia democratica ed (egli) ha aperto un periodo di stabilità”, come ha riconosciuto un noto giornalista; chi sarà scelto come suo successore rischia di essere “impallinato” (Prodi si ricorda bene come il PD lo scelse è lo impallinò con il voto segreto), perché i partiti si stanno sciogliendo come i ghiacciai e chi li guida non è in grado di controllare (con il convincimento “razionale”) i suoi Parlamentari, tanto più in un momento in cui metà di loro sa con certezza che alle prossime elezioni resterà senza “lavoro”.

Se Draghi si candidasse sarebbe certo la personalità più autorevole, ma rischierebbe di essere bocciato, con almeno tre conseguenze negative, una peggiore dell’altra: 1^) resteremmo senza un Governo credibile, 2^) a succedere a Mattarella sarebbe scelta una personalità di ripiego e screditata dall’essere di “seconda scelta”, 3^) la credibilità internazionale dell’Italia andrebbe sotto il livello delle scarpe.

Se Draghi non si candidasse e non si trovasse un’alternativa per il Quirinale che sia degna del livello di Mattarella e sostenga lealmente un nuovo Governo guidato ancora da Draghi, quest’ultimo si dimetterebbe e certamente nessuno riuscirebbe a sostituirlo alla guida di una maggioranza composita, eterogenea e potenzialmente conflittuale come quella che solo il prestigio di Draghi ha potuto tenere insieme per evitare il baratro verso il quale Conte stava portando il Paese: il prestigio dell’Italia, davanti all’Europa e al mondo intero, andrebbe a finire ancora sotto le nostre scarpe.

C’è dunque da augurarsi davvero che il dialogo tra tutte le forze politiche – di maggioranza e di opposizione – possa svilupparsi in modo serio, e c’è da sperare che i Parlamentari, di tutti i partiti, siano capaci di dare più peso ai bisogni e agli interessi dell’Italia che a quelli propri, delle consorterie e dei partiti di plastica nelle cui liste sono stati eletti.

Non sarebbe male che tanti politici, invece che continuare a twittare o mandare messaggini sui social (“Per un pugno di like!”, come forse direbbero Sergio Leone e Clint Eastwood), si sedessero tranquillamente intorno ad un tavolo – pur stando alle dovute distanze richieste dalle norme anti-covid – e si confrontassero seriamente sulla realtà e sui problemi reali del Popolo italiano.

Sarebbe forse questo il miglior regalo di Natale che la politica potrebbe fare all’Italia!

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