La sfida di Draghi, la politica e le mezze calzette

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di Luigi Patrini

Mario Draghi ci sfida tutti: sfida in primo luogo tutti i professionisti e le “mezze calzette” della Politica e sfida anche noi cittadini. Le sue armi, le armi con le quali ci sfida tutti, sono due: il Buon Senso e la Decisione. Scrivo con la maiuscola il nome di queste “armi”, perché non voglio essere frainteso. Il buon senso al quale mi riferisco è, fondamentalmente, non quello che ci fa adottare misure moderate, che scontentino ma non troppo, ma il buon senso che caratterizza chi sa affrontare la realtà per quello che è davvero e non per quello che i “suoi progetti” vorrebbero che fosse.

Draghi ha questa capacità di vedere oggettivamente la gravità della situazione che deve gestire perché è un uomo libero, che non ha la preoccupazione assillante del consenso e delle prossime elezioni; non avendo questo problema ed essendo dotato di buona educazione, sa interloquire con tutti, ascolta tutti, ma fa quello che gli sembra giusto; quello che sembra giusto a lui, non alla “media ponderata” dei suoi collaboratori e dei suoi interlocutori. Per questo ascolta chi deve ascoltare e poi decide, come ben dimostra di essere capace di fare.

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Luigi Patrini

Da quando è alla guida del Governo ha ampiamente dimostrato di saper decidere, non come chi è “decisionista”, che decide perché vuol dimostrare che è lui a comandare, come hanno fatto in tanti in questi anni, dando prova di quanto sia inconsistente il decisionismo parolaio di chi crede di aver risolto un problema perché il Governo che dirige ha emanato un decreto, che poi finirà nel dimenticatoio delle norme disattese perché chi l’ha emanato credeva che bastasse fare una legge per risolvere un problema: quanti esempi si potrebbero citare! Draghi decide come uno che sa assumersi la responsabilità delle scelte: può farlo perché la sua autorevolezza non dipende dal consenso che ha ricevuto il suo partito (che non ha), ma dal consenso che ha saputo guadagnarsi da parte dell’opinione pubblica nazionale e dei Governi esteri e, soprattutto, perché sa che tutti sanno che, via lui, al nostro Paese non resta che il tracollo. Draghi sa bene che il non-decidere porta prima all’asfissia e poi, inesorabilmente, alla morte di ogni sistema politico. Anche il più democratico.

Proprio per questo credo che Draghi, oltre che i partiti e i politici di mestiere, sfidi anche l’intero popolo italiano: amiamo la democrazia? Bene! Allora dobbiamo sapere che il sistema democratico è il più forte e, al tempo stesso, il più fragile di tutti i sistemi politici: il più forte, perché è il più amato dai cittadini, che vedono così rispettata la loro libertà, ma anche il più fragile perché tutti e ciascuno devono agire con consapevolezza e responsabilità, avendo di mira il bene comune più che il proprio interesse, con la certezza che il bene comune è il vero fondamento della possibilità che ciascuno possa realmente conseguire il suo vero ed autentico bene personale, privato e particolare.

Le vicende legate agli ultimi anni di storia del nostro Paese e il periodo della pandemia confermano che è quanto mai urgente che i cittadini si riapproprino dei partiti e pretendano di avere una classe dirigente seria, preparata e competente, formata da persone capaci di dialogare e di confrontarsi, di cercare insieme quel che è meglio per il Paese e capaci di unire i loro sforzi per realizzarlo.

Se ciascuno avesse la capacità di impegnarsi seriamente in questa direzione, la politica diventerebbe davvero quello che il grande Sant’Ambrogio auspicava, quando la definiva come arte di realizzare l’amicizia in città. Ahinoi! Vediamo bene quanto la politica sia distante dall’essere questa forza mite che regge il sistema istituzionale e sia invece diventata sempre più il luogo dell’insulto, dello scontro permanente, della menzogna e della propaganda!

Un’utopia, modificare la situazione? Un sogno? Probabilmente sì, ma, se tutti lo desiderano, realizzarlo non sarebbe impossibile. Perché non provarci, a partire dal rinnovo dei Comuni? Pretendiamo che ci siano le preferenze e rifiutiamoci di scegliere un uomo e una donna (a proposito: perché l’on. Zan non propone che si esprima una preferenza anche per la articolatissima galassia LGBTQIA+?), ma pretendiamo di esprimere almeno tre preferenze per i candidati che riteniamo più rappresentativi, a prescindere dal sesso che dichiarano.

Per le Comunali, ma anche per le Regionali e le Politiche! Basta quote rosa, quote azzurre e quote arcobaleno! Vogliamo che ci rappresentino i migliori! L’attuale Repubblica (Seconda, Terza o Quarta che sia) è di gran lunga peggiore di quella che ricordiamo come la Prima!

Chiedo ai Politici di professione – se mai qualcuno di loro mi leggesse – di ri-cominciare a parlare della Legge Elettorale. Quella attuale è una delle cause più significative del progressivo inesorabile tramonto della nostra democrazia!

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