Piano Marshall post-Covid in Lombardia: come aggirare equità e ambiente

In Regione Lombardia in generale, ed in Provincia di Varese in particolare, molte sono le opere programmate nel cosiddetto Piano Marshall per le Infrastrutture, deliberato dalla giunta regionale Fontana, finanziato (per la nostra provincia ben 30 milioni di Euro), programmato e pianificato. E’ dovuta all’emergenza Covid-19 l’aumentata capacità di spesa, sostenuta con fondi derivanti dalla vituperata Unione Europea, disprezzata da sovranisti e nazionalisti. Pecunia non olet, sostenevano duemila anni fa e ancora il detto è preso alla lettera dai nostri governanti lombardi. Il denaro non puzza, specialmente se domiciliato in qualche banca della vicina confederazione elvetica, come quello del presidente varesino Fontana, con più di cinque milioni traslocati al riparo delle tasse nazionali, regionali, comunali.
Appena la morsa del virus ha abbandonato il campo della gestione del bene pubblico, la salute in primis, sono ritornati gli Attila nostrani a guida  leghista. Si è riaperta la caccia ai lavori inutili, alle asfaltature della più florida campagna del mondo: rotonde, superstrade, autostrade, varianti e ogni altra opera proautomobilistica di distruzione del suolo e della salute collettiva. Certamente uno dei temi più cari agli ambientalisti, le infrastrutture sono opere di solito ad elevatissimo impatto ambientale. Con le infrastrutture, purtroppo, si radono al suolo boschi, si cambia radicalmente l’aspetto del territorio, si perdono i riferimenti, non solo quelli paesaggistici. Ovviamente non mancano le rotatorie: la più importante quella del museo motoristico Volandia, a Case Nuove di Somma Lombardo; non sazia della rotonda, con mezzo milione di euro vuole occupare il vicino bosco, in parte abbattendolo per duecento metri di nuova assurda inutile strada. Tutto questo in assenza di valutazioni ambientali, quali la VIA e la VAS. Tutto sotto il segno dell’urgenza, della ricrescita economica, della mancanza di alternative. Tutte balle
spaziali.
A questo si somma la mancanza di programmazione nella cura e nel recupero delle passate e trascurate forme di vita sociale, culturale, lavorativa e storica. Brillano l’assenza di coordinamento e quella di prospettive: queste mancano perché i soldi vengono elargiti alle amministrazioni amiche, per generare clientele utili alle prossime elezioni comunali. Questo ritornello abituale della “bassa” politica ci vede in grande disaccordo con i partiti tradizionali. Noi Verdi del sud della provincia supporteremo tutti i candidati nei consigli comunali ed i sindaci con i quali stabiliremo una visione comune e il rispetto di alcuni paletti inderogabili, quali la fine del consumo di suolo, la partecipazione popolare alle opere pubbliche, l’avvio di un sistema economico sostenibile e lungimirante, la riduzione dei consumi di energie fossili e quella delle emissioni climalteranti, cultura del territorio e recupero di aree e di fabbricati dismessi, rinaturalizzazione dei siti abbandonati e bonifiche di quelli inquinati. Bicicletta e condivisione delle automobili; energie rinnovabili e meno impattanti; ferrovie e rete di trasporto pubblico locale; istruzione ed educazione delle nuove generazioni; approccio sistemico per la prevenzione delle malattie e riorganizzazione della sanità su base territoriale; agricoltura di qualità e tutela della biodiversità.

Verdi Ecologisti Busto Arsizio

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