Pochi medici, il pronto soccorso di Gallarate potrebbe chiudere

pronto soccorso gallarate

GALLARATE – Pronto soccorso del Sant’Antonio Abate verso la chiusura? La domanda è tutt’altro che peregrina all’indomani dell’incontro ai Molini Marzoli di Busto Arsizio tra il governatore della Lombardia Attilio Fontana, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e una folta rappresentanza di medici degli ospedali di Busto e Gallarate gestiti dall’Asst della Valle Olona. Situazione nota: la carenza degli organici costituisce un grave problema per l’affidabilità delle cure; le prestazioni vengono garantite soltanto per l’abnegazione degli operatori sanitari che, responsabilmente, cercano di tappare le falle.

Situazione drammatica

Molti reparti sono però in sofferenza, al punto che nei prossimi due mesi, luglio e agosto, potrebbero essere sospese alcune attività. Di sicuro saranno ridotti al minimo i posti letto di Medicina. A patire le conseguenze più serie sono però i due pronto soccorso e le pediatrie. Se Simonetta Cherubini, primario pediatra, avverte che «dal primo di luglio potrebbe abbassare la saracinesca della sua unità operativa, a meno che non arrivino rinforzi», per Filippo Crivelli, primario di anatomia patologica, la questione dei pronto soccorso è altrettanto seria. E forse di più. Soltanto 14 medici in servizio a fronte di decine di migliaia di interventi all’anno, molto più di Varese. Dove, peraltro, sono in organico quasi il doppio dei medici. E allora, se non è possibile assumere, se i bandi vanno deserti, se non è sostenibile la turnazione nei reparti di emergenza urgenza con sanitari presi in prestito da altre unità, c’è da domandarsi se sia logico mantenere in vita due pronto soccorso a una manciata di chilometri di distanza l’uno dall’altro. A Gallarate potrebbe bastare un servizio di primo intervento.

Scelta impopolarepronto soccorso gallarate

Crivelli parla senza reticenze. Va subito al nocciolo del discorso, ponendo il quesito a Fontana e Gallera e, soprattutto, al direttore generale dell’Asst Giuseppe Brazzoli, chiamato a decidere in proposito. Certo, una simile scelta (chiudere Gallarate) è impopolare, scatenerebbe subito veri o presunti comitati, alimenterebbe di nuovo la storica rivalità di campanile, risulterebbe scomoda soprattutto per i pazienti più anziani, ma a fronte di un contesto pericoloso per gli stessi utenti qual è la soluzione migliore? Il dibattito prende subito altre strade, va a parare nell’opportunità di avere accorpato in un’unica Asst i due ospedali senza che fosse ancora stato realizzato il previsto e discusso ospedale unico. Tocca la sostanza della razionalizzazione dei reparti, così da evitare doppioni e sprechi di risorse.

Sant’Antonio Abate depotenziato

Razionalizzazione riuscita? Probabilmente no, a causa di una serie infinita di variabili che hanno finito per provocare quanto meno il depotenziamento del Sant’Antonio Abate. Realtà sotto gli occhi di tutti. E ora viene avanti la necessità di chiudere addirittura il pronto soccorso. «Tanto Busto Arsizio è a un tiro di schioppo». Vero, ma si vanificherebbe un pezzo di storia dell’ospedale cittadino, sacrificandola alle esigenze gestionali di strutture che, così come sono, finiscono per non essere più economicamente sostenibili.

In attesa dell’ospedale unico

Risposte definitive non ce ne sono. In proposito la Regione non ne ha date. Prima che l’ospedale “in condominio” venga pronto, se mai verrà pronto, passeranno anni, cinque? sei? o di più? Nel frattempo servono scelte coraggiose per evitare tracolli. Filippo Crivelli, che evidentemente ai Molini Marzoli parlava a nome dei suoi colleghi primari, ha lanciato il sasso nello stagno. Anzi, più che un sasso, un macigno. Le onde si sono già propagate, eccome.

Pronto soccorso gallarate – MALPENSA24