Politica su di giri, ma il pericolo è l’astensionismo

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All’ultimo miglio della campagna elettorale anche l’umbratile Giancarlo Giorgetti diventa ciarliero e si concede ai giornalisti per dire, precisare, smentire. A Busto Arsizio fa capolino Giorgia Meloni per sostenere il candidato sindaco Emanuele Antonelli in odore di successo con la casacca di Fratelli d’Italia. Giorgia piace alla gente, ma raccontano abbia indispettito i “Fratelli” di Varese e Gallarate, messi giocoforza sullo sfondo: quelle sono piazze leghiste, dei candidati di Matteo Salvini, vietato disturbare.

Ad ogni buon conto, c’è fermento. E col fermento c’è nervosismo un po’ dappertutto in provincia, nelle città che vanno al voto. Girano sondaggi sottrotraccia (le norme vietano di renderli noti alla vigilia delle urne), indagini con esiti contraddittori, che lasciano il tempo che trovano e inducono alla perplessità. Chi vince, chi perde, a seconda delle prospettive. Questo aumenta la tensione tra i candidati sindaco dei maggiori schieramenti. E tra i possibili consiglieri comunali, che nella settimana conclusiva sprintano, anzi, sgomitano e fanno sgambetti a caccia di preferenze. Siamo alla resa dei conti, tra partiti e dentro i partiti. Qualcuno, anzi, più d’uno gioca scorretto per assicurarsi i consensi. Lo si sapeva, è sempre stato così: non ci sono più parenti né amici quando arriva il momento di tirare le somme alle urne.

Se ne sentono di tutti i colori e, a prestare attenzione a certi atteggiamenti, c’è da rimanere basiti. Se non sconfortati al cospetto di una politichetta che sembra roba da avanspettacolo. Ve ne raccontiamo una, così per dire: a Busto Arsizio c’è un aspirante consigliere della Lega che promuove la Lombardia e si autopromuove con un post su Facebook. “La Lombardia riparte”, sorrisone ammiccante in primo piano sull’immagine di Palazzo Vecchio di Firenze. Confuso con il Castello Sforzesco, evidentemente. Un errore dovuto alla smania di apparire, di farsi conoscere. Il rischio è che diventino pubblici più gli aspetti negativi che le qualità amministrative di chi anela a uno strapuntino in Comune. Morale: il senso del ridicolo, questo sconosciuto.

Detto ciò, la partita è politica. Pesantemente politica a Varese, Busto Arsizio e Gallarate. Ovvio, si commenterà. La posta è però molto alta, a partire dalla riconferma dei tre principali sindaci uscenti, uno di centrosinistra (Davide Galimberti), due di centrodestra (Andrea Cassani, Emanuele Antonelli). Di più, nel centrodestra c’è il derby tra Lega e Fratelli d’Italia, che vale la leadership dello schieramento. La lotta è locale, ma parte da lontano. Salvini rincorre la Meloni, il primo sta al Governo ma vorrebbe essere all’opposizione, accanto alla sua alleata. La quale è data elettoralmente in crescita esponenziale per via della sua intransigenza verso un governo che sembra marciare a mille all’ora, nonostante tutto. Nonostante Salvini, ci verrebbe da dire. Mario Draghi sa il fatto suo, non è una novità. Gli industriali riuniti in assemblea gli riservano addirittura una standing ovation. Confindustria non è schierata a sinistra, non solo per definizione. Come la mettono la Meloni e il suo amico/avversario Salvini che non sono proprio dello stesso parere dell’associazione imprenditoriale e criticano Draghi?

L’argomento ci porta fuori strada, torniamo a noi. Il 3 e il 4 ottobre oramai incombono. Preferenze da conquistare, elettori da convincere. Prima di tutto che vadano ai seggi. La paura dell’astensionismo è strisciante in senso trasversale. L’obiettivo è evitare i ballottaggi per non incorrere in un secondo turno che, di solito, vede percentuali ancora più basse di votanti. Vero che questi ultimi giorni saranno caricati di motivazioni politiche tali da spingere la gente ai seggi. Tutti si danno un gran daffare: organizzano, dichiarano, propongono, straparlano, intervengono sulle buche nelle strade e sui massimi sistemi dell’universo. E’ una specie di bulimia politica come non ci fosse un domani. Ma forse non basta. La politica, al di là delle presenze più o meno giubilanti all’arrivo dei leader nazionali, ha stufato ampi settori della popolazione. Al punto che ci sono ancora tante persone che domandano sorprese: perché, si vota? Non farti cadere le braccia, cantava Edoardo Bennato. Bisogna avere tanta fiducia per dargli retta.

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