Processo Cazzaniga: «Pensavo la stessero curando e invece è morta»

SARONNO – «Mi trovavo a due passi dal lettino vicino all’ingresso. Maria Rita Clerici era distesa a letto con la testa rivolta verso la parete di destra. Aveva gli occhi chiusi, non reagiva. Nella stanza c’erano Laura Taroni e il Cazzaniga. Laura era ai piedi del letto, due passi più avanti c’era il Cazzaniga che reggeva da solo con la mano destra la flebo. Nella sacca c’era del liquido trasparente. Mi ero rincuorata, perché avevo pensato che la stessero curando». E’ il racconto di Gabriella Guerra oggi pomeriggi, 6 luglio, in tribunale a Busto Arsizio.

Un’udienza durata ore

E’ l’unico passaggio nel quale l’imputato chiave dell’inchiesta, l’ex vice primario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga, viene tirato in ballo direttamente. Un racconto di svariate ore, durante le quali Gabriella Guerra, sorella di Massimo Guerra, l’ex marito della Taroni, ha riferito in Corte d’Assise davanti al giudice di Busto Arsizio, Renata Peragallo, a proposito delle tre morti in ambito familiare: Massimo Guerra, la mamma di Laura Taroni, Maria Rita Clerici e Luciano Guerra, papà di Gabriella e suocero dell’ex infermiera, ex amante del Cazzaniga. «Inizialmente avevo portato via con me i bambini – ha detto – poi fui contattata da Laura che mi chiese di portarli a casa perché la loro nonna stava morendo e avrebbe voluto fargliela salutare per l’ultima volta».

Il giallo della flebo

Poi c’è il giallo della flebo. Lo strumento che secondo la ricostruzione della Procura di Busto Arsizio di fatto mise fine alla vita della signora. «Nei giorni dopo Natale – ha riferito la Guerra – seppi che aveva l’influenza e mal di testa e che avrebbe dovuto farle fare una Tac. Il 3 gennaio Laura mi disse che la madre aveva una febbre che non le piaceva». La Clerici trascorse distesa a letto la giornata: «Laura mi disse che sua madre sarebbe stata curata meglio lì a casa che in ospedale tra tanti». Il 20 ottobre 2013, invece, morì Luciano Guerra: «Il primo ottobre – ha riferito – mio padre ebbe difficoltà a respirare e fu ricoverato in ospedale a Saronno. Ricordo che piano piano la situazione si stabilizzò, tanto che mia madre mi disse che avrebbero voluto mandarlo a casa. Ma io lo trovai sonnolente, non riusciva a tenere aperti gli occhi». Il 16 ottobre la situazione peggiorò con una crisi respiratoria che richiese l’intervento dei rianimatori. Il 20 ottobre il decesso.

Gli era scoppiato il cuore

Il 30 giugno del 2013 morì il fratello della teste, Massimo Guerra, marito della Taroni. Il primo problema lo accusò nel 2011, quando si accasciò nei paraggi del distributore del latte a Lomazzo: «Fece una settimana di terapie in ospedale dove era stato ricoverato – racconta la sorella – ma poi le analisi diedero esito negativo. I riscontri medici dicevano che stava bene. Ma non era così. Vedevo questa persona stanca, che non riusciva a tenere aperti gli occhi e che per recuperare la forma ci metteva 2 o 3 giorni». Ad aprile del 2012 fece tre accessi in ospedale a Saronno al termine dei quali gli fu riscontrato una forma grave di diabete. Ma in realtà non aveva nulla di tutto ciò. «Il giorno in cui morì – racconta Gabriella Guerra – dovevamo fare il mercatino, ma dopo aver allestito il banchetto gli dico di tornare a casa a riposarsi perché non stava bene. Gli dissi di consultarsi con altri medici. Verso l’una mi chiamò Laura e mi disse che Massimo stava male. Mio zio Nazzareno mi disse di stare calma. Ho capito che qualcosa non andava. Incontrai mia madre sulla scala e mi disse di andare a dare un bacio a Massimo che era ancora caldo. Era disteso sul divano. Laura mi disse che gli era scoppiato il cuore».

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