Prostitute: più di 70 avvicinate nel 2019 dai volontari di Lule nel Legnanese

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LEGNANO – Sono un centinaio le donne e i transgender che si prostituiscono nel Legnanese. Un mercato sotterraneo che coinvolge migliaia di clienti e che l’associazione Lule onlus cerca di contrastare avvicinando le vittime di sfruttamento per accompagnarle in un percorso di affrancamento dalla violenza e di reinserimento sociale. Se n’è parlato oggi, martedì 28 gennaio, al centro sociale “Il Salice” di Legnano in occasione della presentazione dell’installazione teatrale “NoBody” che la compagnia teatrale FavolaFolle metterà in scena sabato 15 e domenica 16 febbraio nello stesso centro sociale in via dei Salici 9 a Legnano.

Mercato presente sia in strada che in luoghi chiusi. Tante le cinesi

L’associazione Lule (“fiore” in albanese) è nata nel 1996 ad Abbiategrasso da un gruppo di volontari proprio per aiutare le vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Nel corso del 2019, la onlus ha contattato 72 persone che si prostituivano nel Legnanese sia in strada, sia in luoghi al chiuso; un terzo ambito del fenomeno è rappresentato dai cosiddetti centri massaggi. Il dato riportato si riferisce al territorio dei comuni di Legnano, San Vittore Olona, Canegrate, Villa Cortese, Vanzaghello e Busto Garolfo. Per quanto riguarda le nazionalità, si contano 41 cinesi e 16 sudamericane; fra le altre nazionalità, Romania, Albania e Nigeria.

Gotti: «Un mondo parallelo della nostra società e cultura»

«Come volontari – spiega Marzia Gotti dell’associazione Lule – giriamo questo mondo parallelo che è l’altra faccia della medaglia di una società fatta di tante sfumature, di uomini che sono anche clienti, di mariti fratelli amici che vivono questo mondo come consumatori. Una realtà più o meno visibile ma presente, che non è un problema di ordine pubblico – sottolinea Gotti – come spesso si dice, ma di valori che caratterizzano società e culture, di violenza, di forti e deboli. Noi creiamo un ponte tra ragazze e transgender che incontriamo per strada e un mondo che è fatto anche di istituzioni e servizi, di ospedali e consulenze legali, di aiuto e di inclusione, senza la quale non ci può essere integrazione. È un mondo ai margini fisici e metaforici delle città e della società, con persone che si spostano sul territorio e che ci chiedono di esistere: non si sentono di appartenere a nessun mondo, si sentono pezzi di carne buttati sulla strada senza essere riconosciute come persone».

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