Provincia, candidati in fuga

provincia candidati fuga

Mancano  un paio di settimane alla presentazione dei candidati presidenti e delle liste per le elezioni provinciali, riservate, come si sa, ai soli eletti nei consigli comunali. Dovrebbe essere l’ultima volta di un simile sistema, imposto dalla scellerata legge Delrio per il riordino (si fa per dire) degli enti di secondo livello: in parlamento è infatti depositato un disegno di legge per ridare la parola ai cittadini.
Poco più di quindici giorni, dicevamo, per la formazione delle squadre in corsa per Villa Recalcati, ma i partiti stanno ancora traccheggiando attorno alle primogeniture politiche, che di solito animano il periodo che precede le urne. Tutti, tranne la Lega, sono intenzionati a mimetizzarsi sotto sigle di ispirazione civica, a conferma che l’antipolitica dominante spaventa le segreterie.
Il nodo da sciogliere riguarda soprattutto i candidati. Per le alleanze ci hanno già pensato i vertici nazionali, perlomeno a centrodestra dove Carroccio, Forza Italia e Fratelli d’Italia dovrebbero  fare fronte unico, seppure in liste separate ma convergenti in un solo aspirante alla presidenza. Un diktat che, fino a prova contraria, frena le velleità dei berlusconiani locali, pronti a sgambettare, se possibile, i “cugini” leghisti. In effetti, il voto ponderale in qualche modo li aiuterebbe: la geografia politica del Varesotto è al momento molto frazionata, così che sia possibile scardinare gli schemi precostituiti. Gli ordini però sono ordini  e ad essi bisognerà ottemperare. Ufficialmente, perché sotto sotto non è detto che i consensi vadano tutti nella direzione indicata. Questo vale sia a destra sia a sinistra. Insomma, se non s’è capito, a farla da padrone potrebbero essere i franchi tiratori. I quali si annidano in ogni dove a discapito degli eleggendi.
A complicare lo scenario c’è poi la data del 31 ottobre, un mercoledì. Giorno lavorativo, buono per giustificare l’assenteismo. Vogliamo vederli i consiglieri dei piccoli Comuni, la cui incidenza sul risultato finale, per effetto del voto ponderato, è prossima allo zero, raggiungere con convinzione l’unico seggio di Villa Recalcati, a Varese. Certo, vogliamo proprio vederli.
Da questa premessa, sommata al fatto che il candidato alla presidenza deve essere un sindaco con davanti almeno un anno di mandato, è in atto la fuga dei possibili candidati. Tutti preoccupati di non passare la conta, a causa delle imboscate di cui si sente parlare. E a causa di quanto li attende una volta eletti: la gestione di un ente per ora privo di risorse, con decine di problemi aperti, senza alcuna garanzia di sostegni statali e regionali: soli contro il mondo con un carico di responsabilità notevole e, per giunta, da affrontare senza ricevere un euro di compenso. Sindaci già oberati dai problemi delle loro città e paesi, a cui dovranno aggiungere quelle provinciali. D’accordo, chi  ha pensato di riordinare le province in questo modo aveva davanti la prospettiva della loro soppressione; alla luce del famoso referendum costituzionale di Renzi, che doveva, tra le altre cose, cancellare gli enti intermedi, e a seguito della risposta negativa ricevuta dagli italiani, le Province sono immerse in un pasticcio gestionale, istituzionale e politico. Così che nessuno, a parte chi è a caccia di insensata visibilità, se ne vuole intestare la responsabilità. Anche se poi, alla fine, prevarrà il cosiddetto “spirito di servizio”, accettato dal malcapitato per ordine di partito più che per effettiva convinzione di essere utile alla comunità.

Provincia candidati fuga – MALPENSA24