Quel giorno in cui tutta Gallarate volle rendere omaggio a Gorbaciov

Un ritaglio del quotidiano La Prealpina del 2 dicembre 1989

GALLARATE – Per parlare di Mikhail (Misha) Gorbaciov passiamo da Jhon Fitzgeral Kennedy, che qualche bustocco di lignaggio politico locale raccontò di averlo avuto ospite a Busto Arsizio. “Per mangiare una pizza”. Una balla, forse a fin di bene, presa per buona anche da alcuni media; una balla per contrastare il fatto che Gorbaciov, invece, nella dirimpettaia e rivale Gallarate c’è stato per davvero. Una visita di passaggio, neanche una toccata e fuga, piuttosto un breve incontro, quasi un lampo, per salutare la folla assiepata lungo le vie Ferrario e Buonarroti, per arrivare all’autostrada Milano- Varese, da dove, l’allora leader dell’Unione sovietica in via di dissoluzione, scomparso a 91 anni martedì 30 agosto, avrebbe dovuto raggiungere il capoluogo lombardo per una serie di incontri di Stato.

Primo dicembre 1989. Si trattò di una deviazione obbligata, per una ragione, diciamo così, tecnica: la superstrada 336 era in fase di riqualificazione in funzione dei finanziamenti di Italia ’90, i mondiali di calcio. Bisognava trovare un percorso alternativo per l’illustre personaggio in visita alla nostra regione, atterrato a Malpensa per l’impraticabilità di Linate. La notizia del suo passaggio si diffuse fin dalle prime ore della mattina, lui, Gorbaciov, era oramai un personaggio a suo modo leggendario: neanche un mese prima, a novembre, era crollato il muro di Berlino, perestrojka e glasnot erano le parole d’ordine,

Quell’uomo aveva già un posto nella storia, Gallarate volle rendergli omaggio. E che omaggio. Migliaia di persone, fin da Cardano al Campo, a fare ala al lungo corteo di Zil, le mitiche auto blindate dell’Urss, e delle forze dell’ordine italiane. Una carovana costretta a muoversi lentamente a causa della calca. Arrivato in via Ferrario, esattamente davanti al numero civico 16, il corteo si fermò. Ci fu un sussulto collettivo: che cosa stava accadendo? Ecco il presidente sovietico e sua moglie Raissa, che l’accompagnava, scendere da una delle austere e ridondandi Zil, salutare con la mano e avvicinarsi ai presenti che li avevano letteralmente sommersi. Guardie del corpo fibrillate. Strette di mano, cordiali spasiba, sorrisi, applausi. Un minuto, forse due, che adesso tornano alla mente alla notizia della morte del premio Nobel per la pace.

Episodio, quello gallaratese, che qualche vetero comunista oggi rivendica come orchestrato dal Pci di allora. Un’altra balla, a quale titolo si può comprendere: per farsi belli. In verità, con quel fuori programma, Mikhail Gorbaciov volle semplicemente ringraziare tutta quella gente, farsi interprete di un sentimento per una situazione probabilmente inaspettata. Ci sono le foto dell’evento, le scattò Vittorio Pizzolato, attuale presidente della Pro Loco di Gallarate, dal balcone di casa sua. Pizzolato consegnò il rullino a chi scrive, allora redattore della Prealpina, clandestinamente piazzato in una delle auto della polizia italiana (altri tempi, altra considerazione dei giornalisti, altre maniche lasche). Fu uno scoop? Ma neanche, soltanto un fatto da passare alla piccola storia di Gallarate, briciole di contorno alla più grande storia del Paese. Per ricordare un uomo che, come titolano oggi alcuni giornali, ha cambiato il mondo.

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