RaiPiù: Varese ci mette del suo

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di Massimo Lodi

Turbarsi per lo spoils system imposto dalla destra di governo sa di rancida ipocrisia. La sinistra di governo ha sempre fatto lo stesso. Il centro di governo, la leggendaria Dc, è stato maestro d’un tal modo d’incipriarsi col potere. Gli epigoni multicolor gli si sono accodati, sull’onda di un’armonia interpartitica che dura da quand’esiste la Rai. Ovvio: le forze politiche non dovrebbero spartirsi la tv di Stato, e figuriamoci l’informazione della tv di Stato. Meno ovvio: che si fa in concreto? Si aboliscono (1) le forze politiche o si spera (2) in un ragionevole utilizzo delle facoltà/del bottino loro concessi dalla legislazione vigente e dal favore popolare?

L’ipotesi 2 fa aggio sulla 1, causa realismo. La vulgata degli ultimi decenni racconta che lottizzare non ha impedito buoni programmi, equilibrato parterre di news, capaci giornalisti alle scrivanie di comando. Tanto che la Rai ha guadagnato stima al di là dei confini nazionali, dove si acquistano i suoi programmi, si chiamano i suoi conduttori, si orecchiano i suoi cronisti. Degna d’un premio Pulitzer di gruppo la “copertura”, come si dice in gergo, della guerra in Ucraina: da un anno e tre mesi si succedono servizi d’eccellenza, inviati coraggiosi, disvelamenti che nel resto del mondo ignorano. Comprese le patrie gloriose del reportage scoopista, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Dunque c’è del buono nell’Italia del piccolo schermo, della radiofonia, di quant’è oggi rintracciabile sui nuova media e social. Se accade nonostante la politica, forse è perché -impancatisi in virtù dell’appartenenza a un’area ideo/culturale- i gratificati dalle nomine capiscono che il miglior servizio al ruolo è far uso di competenza. La professionalità vince sul resto, se naturalmente la professionalità c’è. In alcuni casi non c’è, in molti c’è. Come in ogni ambito lavorativo: qual numero di raccomandati incapaci nidifica nel settore privato al fianco di raccomandati capaci? Peraltro, i primi e i secondi, risultano in subordine a quelli che sono raccomandati dalle loro qualità e basta.

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Massimo Lodi

Perciò la canea sullo spoils system va intesa per quel che invero rappresenta: l’eco d’una persistente e demagogica rissa tra capibastone, cui risultano talvolta/di frequente estranei gli attori dell’informazione. Messi su quel set da un’occhiuta regia, ma poi in grado di caratterizzare la scena, quando lo vogliono. Fino a meritarsi la riconferma da una stagione alla successiva del meteo politico.

Il nostro milieu provinciale ne offre testimonianza: se Alessandro Casarin rimane per l’ennesima volta alla direzione della Tgr -timonando le diciannove testate regionali- e Roberto Pacchetti séguita ad esserne il vice, significa che il pedigree della coppia s’impone sulla concorrenza, certo agguerrita e tesa a condizionare le potenti segreterie romane. La mitica barzelletta del passato narrava: alla Rai vige la regola di prendere un democristiano, un comunista, un socialista e uno bravo. E via di seguito, in replica, di elezione in elezione. Beh, il caso (solo il caso o la tradizione giornalistica locale, spesso premiante dell’umile gavettismo?) vuole che uno bravo, da queste parti, non sia sporadico. RaiPiù? Ma sì, Varese ci mette del suo. Senza piaggeria, con affetto.

Ps Lucia Annunziata lascia la tv pubblica perché non condivide le modalità dell’intervento del governo sulla Rai. Chissà se la pensava così quando idem-pratiche l’insediarono alla direzione del Tg3 e perfino alla presidenza aziendale. Voci narrano che si candiderebbe alle europee ’24 col Pd. Auguriamocene l’infondatezza. Un giornalista non deve mai entrare in politica, come un magistrato. E neppure tornarvi fuori, riprendendo il vecchio mestiere. La sua credibilità scende a zero. Perché è in sospetto d’aver costruito una carriera professionale grazie ai partiti, e successivamente d’avere un’autonomia politica da essi limitata. O no?

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